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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca Avellino

Camorra e showbiz, Niko Pandetta torna sul palco: era convinto che "La mafia non esiste"

Il trapper è il nipote del boss catanese Salvatore Cappello, sottoposto al regime speciale di detenzione 41 bis dal 1993. Vogliamo davvero dare spazio a chi canta: "Per colpa di questi pentiti sei chiuso là dentro al 41 bis"?

È assolutamente inconcepibile quanto è avvenuto nel corso dell’appuntamento musicale che ha avuto luogo a Serino, in provincia di Avellino, il 1 giugno 2022. Sul palco della rassegna, infatti, è giunto anche il trapper neomelodico Niko Pandetta. Per chi non lo sapesse, il cantante è il nipote del boss catanese Salvatore Cappello, sottoposto al regime speciale di detenzione 41 bis dal 1993. Cappello è stato uno dei massimi esponenti della guerra di mafia a Catania tra gli Anni 80 e 90. Il trapper aveva dedicato nel 2016 una canzone allo zio dal titolo “Dedicata a te”. Alcuni versi sono inequivocabili ed è veramente assurdo che, quest’ultimi, possano essere ripetuti su un palco, a cospetto di una platea di giovani: “Zio Turi io ti ringrazio ancora per tutto quello che fai per me, sei stato tu la scuola di vita che mi ha insegnato a vivere con onore, per colpa di questi pentiti sei chiuso là dentro al 41 bis”.

Niko Pandetta, inoltre, è sempre colui che ha affermato "La mafia non esiste", in una recente intervista. Concetto che poi ha parzialmente riveduto e corretto. Neanche a dirlo, non può essere questa l’immagine che possiamo dare della Campania. Invitare “un artista” che dedica una canzone a un esponente di spicco della criminalità organizzata, di certo, non può essere ignorato (e accettato).

Chi mostra accondiscendenza nei confronti della camorra non ha nulla a che vedere con la musica

Una esibizione di questo tipo getta enormi ombre su tutto un territorio. Dubbi atroci che, ovviamente, potrebbero essere facilmente dissipati se Niko Pandetta prendesse “pubblicamente” posizioni serie contro il Sistema, condannando la malavita e scegliendo, finalmente, di mettersi dalla parte degli onesti. Onesti che, senza ombra di dubbio, rappresentano ancora la maggioranza. Purtroppo, ancora una volta, dobbiamo registrare l’indissolubile rapporto tra il mondo dei cantanti neomelodici e quello della criminalità organizzata. Per i cantanti, infatti – nella maggior parte dei casi – avvicinarsi al Sistema rappresenta una vera e propria prova di sopravvivenza, per guadagnarsi da vivere. Per i boss è un piacere poter associare la loro immagine a quella di un cantante apprezzato dal pubblico.  Il rapporto tra musica e camorra, dunque, è ancora più forte e più diretto che mai.  Un atteggiamento vergognoso di chi non si pente di ricevere per le proprie esibizioni il denaro sporco della criminalità organizzata. Dobbiamo renderci conto, ormai, che l’unione tra cantanti neomelodici e Sistema sta assumendo contorni sempre più inquietanti. E gli artisti che scelgono questa strada  - o mostrano accondiscendenza nei confronti della malavita - non hanno nulla a che vedere con il mondo della musica.

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