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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Violenze sugli animali

"Mai più cani alla catena": animalisti pronti alla battaglia

Per un mese un cittadino di Ravenna ha portato avanti uno sciopero della fame, poi seguito da decine di persone 'a staffetta'. Ora si mobilita l'Enpa. Obiettivo: "Leggi regionali contro questa pratica barbara"

"Ora basta! Mai più cani alla catena nel nostro Paese. Le Regioni devono vietare questa pratica". Così, in una nota, l'Ente nazionale protezione animali si schiera al fianco di Davide Battistini, l'attivista di Ravenna in sciopero della fame dall'inizio dell'anno per chiedere l'introduzione del divieto di tenere i cani alla catena.

L'Enpa rilancia così la protesta del coraggioso animalista e chiede a tutte le Regioni, a partire dall'Emilia-Romagna, di porre fine a una pratica che, oltre a creare disagio e sofferenza agli animali, rappresenta il simbolo della schiavitù.

"Non ha alcun senso discutere sulla misura ideale della catena - spiega l'Enpa nella nota - che sia lunga uno o nove metri non ha alcuna rilevanza poichè essa compromette la libertà di movimento degli animali con grave danno per la loro salute". Chiaro il motivo: un cane legato alla catena può avere difficoltà a trovare riparo dal freddo in inverno e dalla canicola in estate.

Inoltre "non ha alcun senso neanche la 'limitazione temporale', ovvero come paventato, il divieto di tenere i cani a catena per oltre otto ore: chi controllerà?".

"Chi ha visto un cane legato - prosegue la Protezione Animali - ha notato il suo stato di stress psico-fisico che lo porta a zampettare nervosamente avanti e indietro, e a tendere la catena fino a farsi mancare il respiro. Tutto questo non è più tollerabile. Così come non è più tollerabile che a un altro essere vivente venga applicato uno strumento di costrizione che dalla notte dei tempi rappresenta l'icona stessa della schiavitù, del dominio su altri esseri viventi", conclude l'Enpa nella nota.

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