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Venerdì, 19 Aprile 2024
Animali

I cani torturati che diventano pellicce

Animal Equality rende pubblica un'inchiesta realizzata in Cina: qui i cani-procione sono sottoposti a terribili sofferenze e allevati per la loro pelliccia, che viene poi esportata in tutto il mondo

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Un'inchiesta inquietante e piena di immagini non adatte a un pubblico sensibile. Questo il lavoro che Animal Equality ha fatto in questi mesi in un allevamento di cani-procioni in Cina. Nella regione dello Shandong sono state filmate le tremende condizioni di vita di questi animali: gabbie piccolissime e assenza di cure veterinarie, malattie fisiche dolorose, fino ad arrivare al cannibalismo, conseguenza dello stress e del sovraffollamento delle gabbie. 

Terribili anche le immagini che riprendono il metodo con cui gli allevatori ottengono le pellicce dai cani: collegano la batteria di un’automobile alla bocca e all’ano degli animali, in modo da stordirli con scariche elettriche e poi, ancora capaci di sentire dolore, vengono scuoiati vivi. Così il pelo si mantiene più intatto e le pelli possono essere vendute a un prezzo più alto. 

ATTENZIONE! IMMAGINI NON ADATTE A UN PUBBLICO SENSIBILE: CLICCA PER GUARDARE IL VIDEO

I cani sono riunchiusi in gabbie poco più grosse dei loro corpi e non escono mai, ricoprendosi di cumuli di feci. Alcuni di loro muoiono prima di venire scuoiati, sviluppando patologie gravi che provocano terribili sofferenze. Così vengono dati in pasto agli altri cani oppure, se la loro pelle non è più utilizzabile, sono invece venduti all’industria della carne locale e nazionale.

In Cina in realtà non esistono leggi a tutela degli animali e per abbattere i costi le aziende rivendono la pelliccia in Italia e altri Paesi. In questo modo finiscono nei nostri negozi e in tutto il mercato internazionale. 

ATTENZIONE! IMMAGINI NON ADATTE A UN PUBBLICO SENSIBILE: CLICCA PER GUARDARE LE FOTO

COME RICONOSCERE LE AZIENDE CHE COMPRANO LE PELLICCE - Sono molte le aziende che commercializzano anche in Italia capi di abbigliamento realizzati con pelliccia di cane procione. Ma Animal Equality spiega anche come riconoscerle:

Leggendo le etichette è difficile risalire a questa specie appartenente alla famiglia dei canidi: nella maggior parte dei casi viene infatti identificata come “asiatic raccoon”, “murmasky” o semplicemente “raccoon”


Inoltre l'associazione ha lanciato in Italia una campagna invita le persone a sottoscrivere l’impegno a non indossare più capi di abbigliamento che contengano parti in pelliccia. E' anche già on-line una petizione che è possibile firmare

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