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Venerdì, 29 Marzo 2024
Eutanasia, il tabù italiano / Genova

Potevano aiutare Davide a morire: Cappato e Welby assolti anche al processo d'appello

Si è chiuso a Genova il processo d'appello per il caso di Davide Trentini, il malato di Sla che nell'aprile 2017 andò a morire in una clinica Svizzera con il suicidio assistito. Furono gli stessi Cappato e Welby ad autodenunciarsi per l'assistenza e l'aiuto offerto al 53enne che aveva liberamente deciso di porre fine alle sue sofferenze

Il giudice della Corte d'Assise d'Appello di Genova ha confermato l'assoluzione, decisa in primo grado, per Marco Cappato e Mina Welby, rispettivamente tesoriere e copresidente dell'Associazione Luca Coscioni. I due erano accusati di aiuto al suicidio offerto al 53enne Davide Trentini, malato di sclerosi multipla, deceduto in una clinica in Svizzera il 13 aprile 2017.

"C'è in gioco la libertà delle persone di poter scegliere, alla fine della propria vita se in condizioni di sofferenza insopportabile di malattia, di terminare la propria sofferenza. Il parlamento italiano non si assume la responsabilità di una decisione e quindi l'unica aula dove si discute è quella del tribunale" aveva detto Marco Cappato entrando in tribunale.

"Non si può attendere quattro anni e nove udienze - continua - Noi chiediamo che ci siano delle regole certe di legalizzazione dell'eutanasia per le persone che adesso vivono questa urgenza. Il tribunale a Genova può stabilire un precedente importante sul diritto anche per le persone che non sono attaccate a una macchina".

Tra luglio e settembre è prevista una raccolta firme per il referedum sull'eutanasia. Da qualche tempo c'è anche un numero bianco (0699313409) che le persone possono chiamare per essere aiutate dai nostri volontari ad affermare i propri diritti.

Cappato e Welby assolti

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Davide Trentini con Mina Welby, che lo ha accompagnato nella clinica svizzera, dove il 53enne toscano malato di sclerosi si è fatto ricoverare per ottenere l'eutanasia, in una foto pubblicata sul profilo Facebook dell'Associazione Luca Coscioni, 13 aprile 2017

Era stata la stessa procura generale a chiedere la conferma dell'assoluzione già decisa in primo grado, ribadendo che esistevano i requisiti affinché Marco Cappato e Mina Welby fossero assolti perché il malato Davide Trentini era affetto da patologia irreversibile che produceva gravi sofferenze, capace di autodeterminarsi, e con trattamenti di sostegno vitali che non sono solo quelli di essere attaccati a un macchinario ma anche quelli farmacologici.

Nel 2013 l'Associazione Luca Coscioni raccolse 70 mila firme per la proposta di legge di iniziativa popolare "EutanasiaLegale" per sostenere la richiesta dei diritti di migliaia di persone che chiedono solo il diritto di morire con dignità. Ci sono state le disobbedienze civili di Mina Welby e di Marco Cappato, le sentenze monito della Corte costituzionale. Eppure, ancora, dal Parlamento nessuna risposta.

Proprio per sconfiggere questo immobilismo qualche giorno fa è stato depositato in Corte di Cassazione un quesito referendario per rendere l'eutanasia legale nel nostro Paese. A luglio comincerà la raccolta delle 500 mila firme necessarie per la presentazione del referendum.

Che differenza c'è fra eutanasia e aiuto al suicidio 

C'è quindi una norma per chi volesse scegliere se fare o no certe cure. E se una persona, ad un certo punto, volesse essere aiutata a morire e basta? La prima cosa da capire è che si deve fare una distinzione sostanziale tra due casi: l’eutanasia e il suicidio assistito. Anche perché, di recente, in Italia c’è stata un’apertura sulla seconda, mentre la prima resta illegale.

Con il termine eutanasia ci si riferisce a tutti quegli interventi medici che prevedono la somministrazione diretta di un farmaco letale al paziente che ne fa richiesta e soddisfa determinati requisiti. In Italia questo non si può fare.

Si è invece aperto uno spiraglio per il suicidio assistito con la sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale (sentenza Cappato), per cui è possibile chiedere l’aiuto indiretto a morire da parte di un paziente nei confronti di un medico. Ma ci sono delle condizioni e sono quattro:

  • la persona che ne fa richiesta deve essere pienamente capace di intendere e volere,
  • deve avere una patologia irreversibile,
  • deve patire gravi sofferenze fisiche o psichiche,
  • deve sopravvivere grazie a trattamenti di sostegno vitale.

Le proposte di legge sull'eutanasia ferme in Parlamento

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