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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Diffamazione, niente carcere per i giornalisti

Via libera dell'Aula della Camera al testo che riforma il reato di diffamazione a mezzo stampa, cancellando il carcere per i giornalisti e i direttori di testate. Ecco i punti chiave della legge

ROMA - Mai più carcere per i giornalisti in caso di diffamazione, ma solo pene pecuniarie. In compenso, obbligo di rettifica senza commento a favore dell'offeso.

Ecco, in sintesi, le principali novità della proposta di legge sulla diffamazione approvata oggi dalla Camera, in una scheda elaborata dall'ufficio stampa della presidenza della commissione Giustizia di Montecitorio.

STOP CARCERE. Niente più carcere per chi diffama a mezzo stampa, ma esclusivamente una multa in caso di attribuzione di un fatto determinato che va dai 5mila ai 10mila euro. Se il fatto attribuito è consapevolmente falso, la multa sale da 20mila a 60mila euro. Alla condanna è associata la pena della pubblicazione della sentenza. In caso di recidiva, vi sarà anche l'interdizione da uno a sei mesi dalla professione. La rettifica sarà valutata dal giudice come causa di non punibilità.

RETTIFICA SENZA COMMENTO. Le rettifiche delle persone offese devono essere pubblicate senza commento e risposta menzionando espressamente il titolo, la data e l'autore dell articolo diffamatorio. Il direttore dovrà informare della richiesta l'autore del servizio. In caso di violazione dell'obbligo scatta una sanzione amministrativa da 8mila a 16mila euro.

TESTATE ONLINE. Nella legge sulla stampa rientrano ora anche le testate giornalistiche online e radiofoniche.

RISARCIMENTO DANNO. Nella diffamazione a mezzo stampa il danno sarà quantificato sulla base della diffusione della testata, della gravità dell'offesa e dell'effetto riparatorio della rettifica. L'azione civile dovrà essere esercitata entro due anni dalla pubblicazione.

RESPONSABILITA' DIRETTORE. Fuori dei casi di concorso con l'autore del servizio, il direttore o il suo vice rispondono non più 'a titolo di colpa' ma solo se vi è un nesso di causalità tra omesso controllo e diffamazione, la pena è in ogni caso ridotta di un terzo. E' comunque esclusa per il direttore al quale sia addebitabile l'omessa vigilanza l'interdizione dalla professione di giornalista. Le funzioni di vigilanza possono essere delegate, ma in forma scritta, a un giornalista professionista idoneo a svolgere tali funzioni.

QUERELE INFONDATE. In caso di querela temeraria, il querelante può essere condannato al pagamento di una somma da mille a 10mila euro in favore delle casse delle ammende.

SEGRETO PROFESSIONALE. Non solo il giornalista professionista ma ora anche il pubblicista potrà opporre al giudice il segreto sulle proprie fonti.

INGIURIA/DIFFAMAZIONE. Anche per l'ingiuria e la diffamazione tra privati viene eliminato il carcere ma aumenta la multa (fino a 5mila euro per l'ingiuria e 10mila per la diffamazione) che si applica anche alle offese arrecate in via telematica. La pena pecuniaria è aggravata se vi è attribuzione di un fatto determinato. Risulta abrogata l'ipotesi aggravata dell'offesa a un corpo politico, amministrativo o giudiziario.

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