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Venerdì, 29 Marzo 2024
Il caso

La rissa tra detenuti e la telefonata: "Suo marito si è impiccato", disposta l'autopsia

La storia di Fabio Gloria, 47 anni, già coinvolto in alcune inchieste antimafia e in carcere a Terni. Alla moglie ha raccontato di uno scontro con altri reclusi. Ore dopo la tragica notizia: "Si è ucciso". I parenti non ci credono

Intorno alle 15 di sabato 28 gennaio avrebbe fatto una videochiamata alla moglie dal carcere di Terni e, secondo il racconto dei suoi famigliari, avrebbe avuto un occhio nero e avrebbe raccontato di aver avuto uno scontro con altri detenuti. Poi, verso le 23, la telefonata che informava la donna che suo marito si era tolto la vita impiccandosi. I parenti di Fabio Gloria, palermitano di 47 anni, già coinvolto nell'operazione "Apocalisse" e condannato recentemente a 12 anni nel processo nato dalle inchieste "Bivio" e "Bivio 2" contro i clan palermutani di Tommaso Natale e San Lorenzo, non credono tuttavia che possa essersi ucciso. L'autopsia, che si svolgerà nelle prossime ore, potrà probabilmente chiarire l'accaduto. La famiglia di Gloria si è affidata all'avvocato Rosamaria Salemi per essere tutelata e chiede giustizia.

Secondo quanto riferito a PalermoToday, Gloria avrebbe spiegato alla moglie di essersi scontrato con quattro detenuti napoletani e che la discussione sarebbe degenerata, culminando poi in una rissa. Ecco perché - così avrebbe riferito la vittima - avrebbe avuto un occhio nero, ma avrebbe avuto anche un fasciacollo, che non avrebbe voluto togliere durante la chiamata, e avrebbe perso anche sangue da un orecchio. Poi sarebbe stato messo in isolamento.

Gloria era recluso da alcuni anni a Terni e non era alla sua prima esperienza in carcere. I suoi parenti non ritengono plausibile la tesi del suicidio perché l'uomo sarebbe stato troppo attaccato alla famiglia per compiere un gesto del genere. "Non è mai stato intenzionato a un suicidio e anche lui si meravigliava dei tanti morti in questo carcere - dice un famigliare del detenuto a PalermoToday - era stato picchiato pesantemente nella rissa e avrebbe avuto bisogno di una visita".

E aggiunge: "Ci chiediamo come sia potuto succedere, soprattutto in alta sorveglianza, dove ci sono telecamere! Com'è possibile? Perché proprio oggi voleva contattare l’avvocato per chiedere il trasferimento e diceva che in quel carcere c’era qualcosa che non andava? Adesso vogliamo la verità perché la versione del suicidio non ci convince, siamo sicuri che le cose non sono andate così".

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