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Venerdì, 19 Aprile 2024
Il caso / Sassari

Carles Puigdemont è libero dopo l'arresto

L'ex presidente catalano e leader indipendentista (oggi europarlamentare) Carles Puigdemont è stato arrestato appena sbarcato all'aeroporto di Alghero ed è stato trasferito in carcere a Sassari, poi rimesso in libertà. Su Puigdemont gravava un mandato di cattura internazionale. Come si è arrivati fin qui e cosa succede adesso

Dovevano essere giorni di incontri, feste e convegni sul folklore internazionale che unisce Alghero e la Catalogna. L'ex presidente catalano e leader indipendentista (oggi europarlamentare) Carles Puigdemont è stato arrestato appena sbarcato all'aeroporto di Alghero ed è stato trasferito in carcere a Sassari, poi è tornato in libertà. Su Puigdemont gravava un mandato di cattura internazionale. La notizia del fermo è stata confermata dal suo avvocato, Gonzalo Boye.

Per la Corte d'Appello di Sassari, l'arresto di Carles Puigdemont non è illegale. Accogliendo anche la richiesta della procuratrice generale, il giudice ha stabilito che non c'è motivo di applicare a carico dell'ex presidente della Catalogna alcuna misura cautelare. Il 4 ottobre è fissata l'udienza di estradizione: Puigdemont può lasciare la Sardegna ma dovrà rientrare per l'udienza. L'ex presidente della Catalogna è libero di muoversi, sul suo conto non grava alcuna misura cautelare e dunque può circolare senza limitazioni. Se il 4 ottobre, data dell'udienza sull'estradizione, Carles Puigdemont non si presenterà davanti alla Corte di appello di Sassari e sarà accertato che non si trova nel nostro Paese, il caso dovrà concludersi per l'Italia con una pronuncia di non luogo a procedere.

Arrestato in Italia Carles Puigdemont

Il 30 luglio scorso era stato respinto in sede giurisdizionale europea un ricorso di Puigdemont contro la sospensione dell'immunità parlamentare. Il leader indipendentista catalano è stato fermato da agenti della polizia di frontiera ad Alghero, dove si trovava per partecipare a un dibattito.  Poi è stato portato nella casa circondariale di Bancali, alle porte di Sassari. Oggi stesso dovrebbe essere messo a disposizione della magistratura, chiamata a decidere se rilasciarlo o acconsentire alla sua estradizione in Spagna, dove è in corso un procedimento giudiziario per la dichiarazione di indipendenza della Catalogna nel 2017.

Secondo i legali di Puigdemont la detenzione è senza fondamento legale, perché si basa su un'ordine di cattura (14 ottobre 2019) attualmente sospeso e in quanto eurodeputato gode della libertà di movimento e d'esercizio della propria funzione .

"Il presidente Puigdemont è stato arrestato al suo arrivo in Sardegna, dove si era recato come eurodeputato. Questa detenzione si basa sull'ordinanza europea del 14 ottobre 2019, che, per imperativo legale, secondo lo statuto della Corte di Giustizia Ue, è sospesa", sottolinea su Twitter il legale del leader catalano, Boye, che ricorda come "nella risoluzione del 30 luglio si afferma che nessun Paese dovrebbe eseguire un ordine di queste caratteristiche. Nella stessa delibera, il Vice Presidente del Tribunale dell'Unione Europea ha indicato che, ove necessario, sia richiesta una nuova misura cautelare".

L'effettiva validità del fermo e la possibile estradizione - su cui dovranno pronunciarsi i magistrati del Tribunale di Sassari - dipende infatti dall'intepretazione della sentenza della Corte europea sulla revoca dell'immunità parlamentare europea di cui godono Puigdemont e altri deputati indipendentisti.

Il leader catalano era arrivato ad Alghero per prendere parte, insieme alla presidente del Parlamento Catalano Laura Borràs, alla cerimonia inaugurale dell'Aplec International Adifolk, festival della cultura popolare catalana in programma da ieri e per alcuni giorni. Doveva essere una grande festa del folklore internazionale che unisce Alghero e la Catalogna. Oltre 850 i partecipanti previsti nei tre giorni di festa tra danze, musica, colori e tradizioni: un’ampia varietà di tutte le aree della cultura popolare catalana. Il clima forse non sarà festoso come auspicato dagli organizzatori.

"Trovo fuori da ogni logica arrestare un parlamentare europeo in carica. Questo è un grosso problema e penso serva una immediata scarcerazione" commenta su Twitter il senatore del Pd Roberto Rampi.

Chi è Carles Puigdemont

Le cronache lo dipingono come un duro. 'L'uomo che fa tremare l'Europa', l'aveva ribattezzato la stampa francese. Lui però minimizza. "E' capitato per caso - raccontava qualche tempo fa al 'New York Times' - sono entrato in politica dalla porta di servizio". Classe 1962, secessionista duro e puro, Carles Puigdemont era l'ex sindaco di Girona che ha sfidato il re, tenuto il mondo con il fiato sospeso e provato a realizzare il sogno che coltiva sin da bambino: quello di vedere la Catalogna trasformata in Stato indipendente.

La parabola ascendente di Puigdemont porta impressi un luogo e una data: Amer, 29 dicembre 1962. E' qui che nasce e cresce l'uomo forte della Catalogna. Un paesino alle porte di Girona, di circa duemila anime. Figlio di pasticceri, nel corso degli anni Puigdemont dà prova della sua determinazione. Appare insospettabile agli occhi di chi non lo conosce, ma sa bene quando deve cambiare pelle. E lo fa in fretta, passando da perfetto sconosciuto a carismatico leader. Gli studi in filologia catalana poco brillanti, (non ha mai portato a termine gli studi) non gli impediscono la scalata ai piani alti della politica. Dopo aver mosso i primi passi nel mondo del giornalismo, giovanissimo diventa capo redattore del quotidiano 'Punt Diari'.

A dettare il ritmo alla sua brillante carriera da giornalista è stata sempre e solo l'immagine della Catalogna da trasmettere all'estero e l'uso costante delle nuove tecnologie. Dopo un passato da membro fondatore della sezione di Girona della 'Gioventù nazionalista di Catalogna', Puigdemont entra nel parlamento catalano.

Appassionato di lingue straniere, Puigdemont parla correntemente il francese e l'inglese. Nel 1994 scrive degli articoli per la stampa internazionale che verranno poi raccolti in un volume dal titolo emblematico 'Cata...què?'. E' questo il periodo in cui realizza che fuori dai confini iberici sono pochi a conoscere e interessarsi alla questione della Catalogna. Capisce che deve fare qualcosa. Così, quattro anni più tardi fonda l'Agence catalane d'information, un'agenzia di stampa dedicata interamente alla regione catalana, prima di fondare il primo quotidiano catalano in lingua inglese, 'Catalonia Today'. I suoi amici lo descrivono come una persona tenace, che tiene sempre fede alle sue promesse e intenzioni. "Se non riesce risolvere a un problema - racconta un suo ex collega - non va a dormire fino a quando non ha trovato una soluzione". Facile capire la tenacia con la quale da anni porta avanti la lotta indipendentista del suo popolo.

Poi, nel 2007 si candida alle elezioni locali a Girona con 'Convergenza e Unione', ma non vince e resta quindi all'opposizione. La rivincita arriva comunque con le successive elezioni locali, nel 2011, quando riesce a rompere l'egemonia del Partito dei Socialisti di Catalogna e a farsi eleggere sindaco. A Madrid in pochi credono nell'avanzata di Puigdemont. Anche quando l'ex presidente della Generalitat, il radicale Artur Mas, dopo il flop delle elezioni regionali del 2015 'abdica' in suo favore. Nessuno si aspetta il suo successo, neanche i fedelissimi di Barcellona. Ma nel giro di qualche mese eclissa completamente il suo mentore e compagno di partito Mas.

Puigdemont salì alla ribalta mondiale nell'autunno del 2017. Il 30 ottobre 2017 Puigdemont era espatriato a Bruxelles per sottrarsi all'arresto dopo che la Procura di Madrid aveva accusato di ribellione l'intero esecutivo catalano in seguito al referendum del primo ottobre del 2017 sull’indipendenza di Barcellona. L'ex presidente si era rifiutato di tornare in patria per testimoniare e le autorità spagnole avevano emesso a suo carico un mandato d'arresto europeo che un mese dopo il Tribunale supremo aveva ritirato, consentendo così a Puigdemont di viaggiare per internazionalizzare la sua causa, senza però autorizzarne il rientro in Spagna. Le accuse di cui deve rispondere sono ribellione, sedizione e appropriazione indebita e prevedono pene detentive dai 15 ai 30 anni di carcere. 

A marzo del 2018 le autorità spagnole hanno emanato un nuovo mandato di arresto europeo nei confronti di Puigdemont, fermato in Germania mentre tenta di tornare in Belgio dalla Finlandia. Berlino lo rilascia, ma gli proibisce di lasciare il Paese. A luglio un tribunale locale in Germania si rifiuta di estradare l'ex leader con l'accusa di ribellione e ritira le misure che gravavano su di lui. Puigdemont torna in Belgio.

Il 26 maggio 2019 è stato eletto parlamentare europeo ma non ha potuto recarsi a Madrid per ricevere l’investitura ufficiale, pena l’arresto. La Spagna non considera infatti il leader catalano un europarlamentare, quindi non ne riconosce l'immunità che invece gli è stata riconosciuta dall’assemblea di Strasburgo il 2 giugno del 2020.

A marzo del 2021 il Parlamento europeo ha votato a favore della revoca dell'immunità di Puigdemont ed il 30 luglio del 2021 il Tribunale dell'Unione europea ha respinto la richiesta di sospensione della revoca dell'immunità parlamentare all'ex presidente della Catalogna e ai suoi ex ministri Toni Comín e Clara Ponsatí. "Non vi è motivo di ritenere che le autorità giudiziarie belghe o le autorità di un altro Stato membro possano eseguire i mandati d'arresto europei emessi nei confronti dei deputati e consegnarli alle autorità spagnole", sentenzia il Tribunale dell'Ue.

L'indulto ai leader catalani

Il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez aveva annunciato in estate che proporrà in Consiglio dei ministri l'indulto ai nove leader catalani in carcere "con spirito di concordia". Il leader socialista ha scelto un liceo di Barcellona per il suo annuncio, sottolineando che la sua è una scelta fatta col "cuore", riferiscono i media spagnoli. "Se c'è un momento per unirsi è questo. Siamo dove siamo. Dobbiamo avviare un cammino per recuperare la convivenza. Con questo atto faremo uscire dal carcere nove persone", ma la convivenza riguarda "milioni di persone", ha proseguito Sanchez, secondo il quale l'attuale situazione è frutto "di calcoli sbagliati di tutti". Per il premier invece di andare avanti in maniera indefinita con recriminazioni reciproche meglio dedicare tutte le energia verso la concordia e farlo "col cuore".

Ma l'indulto non riguarderà proprio tutti, perché di fatto il provvedimento si applica ai nove indipendentisti catalani condannati a pene carcerarie in seguito al processo per il tentativo di secessione del 2017, come Oriol Junqueras, ma non a quanti sono fuggiti all'estero come l'ex capo del governo catalano Carles Puigdemont, il quale di fatto è latitante. Con Puigdemont a Bruxelles si trovano altri indipendentisti che sono sfuggiti al processo e al carcere come Toni Comín e Clara Ponsatí, che sono stati eletti eurodeputati e poi l'ex ministro della Cultura Lluís Puig (perseguito per peculato), mentre la numero due della Sinistra repubblicana di catalogna, Marta Rovira, fuggita in Svizzera, accusata di sedizione. Altra latitante è Anna Gabriel, che però è accusata di disobbedienza, reato che non prevede pene detentive. A loro l'indulto non si applica, e quindi se tornassero in Spagna rischierebbero il processo e l'arresto in ogni caso.

L'indulto ai nove indipendentisti non basta ai catalani, i latitanti rischiano lo stesso il carcere 

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