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Sabato, 20 Aprile 2024
CRONACA

Carne bovina infetta e venduta come pregiata: sequestri in tutta Italia

Operazione dei Nas in ventuno province italiane: 65 indagati tra allevatori, autotrasportatori e veterinari. L'operazione dei carabinieri è scattata all'alba partendo da Perugia, ma riguarda gran parte del territorio nazionale, da Verona a Potenza

ROMA - I bovini erano infetti, e quindi pericolosi per la salute, ma avevano il marchio di qualità. In poche parole, le carni venivano contraffatte e dichiarate falsamente di razza pregiata. Il "traffico" è stato scoperto oggi dai carabinieri del Comando per la tutela della salute, che hanno eseguito 78 decreti di perquisizione e sequestro in tutta Italia nell'ambito di un'indagine, denominata 'Lio' e condotta dal Nas di Perugia, relativa all'illecita commercializzazione di bovini infetti.

Sono in corso sequestri di allevamenti di bovini vivi per un valore stimato di circa due milioni di euro. L'operazione riguarda non solo il capoluogo umbro, ma anche altre 21 province: Arezzo, Avellino, Bari, Foggia, L'Aquila, Latina, Lodi, Matera, Padova, Perugia, Pesaro Urbino, Pistoia, Potenza, Ravenna, Rieti, Roma, Siena, Terni, Torino, Verona e Viterbo.

COME FUNZIONAVA IL TRAFFICO ILLECITO - La prima fase dell'indagine ha portato alla scoperta di un traffico illecito di bovini colpiti da malattie infettive (alcune trasmissibili all'uomo). Gli animali, nati in aziende dell'Italia meridionale e insulare, venivano avviati alla macellazione grazie all'intermediazione di due aziende, una perugina e una aretina, nonché di allevatori e medici veterinari che riuscivano a far eludere i controlli sanitari facendo apparire sani i bovini. Al termine di questa prima fase (inizio 2013) sono state sequestrate quattro aziende agricole e 500 bovini vivi che sono stati abbattuti e distrutti, per un valore commerciale di due milioni e mezzo di euro.

DOCUMENTI FALSI - Nella seconda fase delle indagini, i militari hanno ricostruito minuziosamente la vasta organizzazione criminale in cui erano a vario titolo coinvolti 56 allevatori, tre autotrasportatori e sei medici veterinari delle Asl del centro-sud (Perugia, Arezzo, L'Aquila, Foggia, Potenza e Matera) dediti alla falsificazione di passaporti e marche auricolari che permetteva di introdurre sul mercato bovini di razza ed età diverse da quelle certificate dai documenti.

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