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Sabato, 20 Aprile 2024
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Redazione

Baraccopoli vacanziero-tecnologica del terzo millennio

Da oggi i teorizzatori dell’abitazione autosufficiente scollegata dalle reti idriche, fognarie ed energetiche saranno entusiasti e potranno convincere un sacco di buontemponi a trasferirsi in una casetta off-grid, naturalmente bioecologica e sostenibile. E’ stata infatti approvata la conversione in legge del Decreto Casa che tra l’altro prevede la possibilità d’installare case mobili ovunque senza permesso di costruire.

Dopo un secolo e mezzo di urbanistica è sufficientemente chiaro a cosa servono le reti urbane e tuttavia, mentre c’è una consistente parte della popolazione urbana mondiale che vive senza accesso ad acqua, fognature, ed energia, si sta diffondendo nel ricco Occidente un movimento di persone che sostiene la possibilità di abitare senza allacciamento alle reti. Le casette mobili e prefabbricate si possono collocare ovunque: nell’ambiente urbano (aree residuali non urbanizzabili perché di dimensioni inadeguate, aree abbandonate, ecc.), oppure in quello naturale più o meno attrezzato (campeggi o aree libere). Sono efficienti da un punto di vista termico, dotate di impianto fotovoltaico per la produzione di elettricità, predisposte per la raccolta dell’acqua piovana e l’uso di fonti energetiche alternative. L’unica cosa sulla quale, di solito, chi le propaganda glissa, è la gestione dei reflui a cui normalmente pensa la fognatura.

Il principale aspetto su cui punta il movimento delle casette mobili è l’indipendenza di chi le abita: indipendenza dal piano urbanistico e dai regolamenti edilizi, in buona sostanza, visto che sull’approvvigionamento di cibo la dipendenza dalle reti di produzione e consumo è una realtà anche per chi teorizza l’autosufficienza alimentare. Indipendenza quindi da quell’idea democratica di accesso alle risorse grazie agli apparecchi tecnologici individuali, che consentono di catturarle prima che siano incanalate nelle reti.

Se la casetta mobile off-grid è tanto di moda - e se addirittura ora la si può piazzare liberamente ovunque - il risultato non potrà che essere una specie di strisciante baraccopoli del terzo millennio in versione tecnologica ed efficiente, ovvero l’occupazione informale dello spazio come aggiramento dei pur evidenti limiti della pianificazione. Per altro - particolare sul quale tacciono i teorici dell’autosufficienza - abitare in una casa mobile, senza una residenza collegata alla propria identità, potrebbe produrre qualche difficoltà dell’esercizio dei diritti di cittadinanza.  A meno che non si tratti di una seconda casa naturalmente, e allora dietro la moda della baracca sostenibile si vedrebbe spuntare il business del villaggio-vacanza fai da te.


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