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Venerdì, 19 Aprile 2024
CASO CUCCHI

Caso Cucchi, tutti i processi e le inchieste del "nuovo inizio"

La vicenda giudiziaria sulla morte del geometra romano è lunga e complessa e ora con la sentenza della Cassazione tutto viene rimesso in discussione. Ecco perché dopo sei anni il caso è ancora aperto

Stefano Cucchi è morto il 22 ottobre 2009 a Roma mentre era sotto custodia cautelare. Aveva trent'anni ed era lontano da casa da diversi giorni, da quando il 15 ottobre lo avevano fermato, perquisito e portato in caserma. Finirà all'ospedale Pertini di Roma, nelle mani di medici e infermieri morirà. Quella sua morte "nelle mani dello Stato" ha dato vita a una vicenda giudiziaria lunga e complessa, che ha visto in prima linea la sorella Ilaria e diverse realtà e associazioni per chiedere "verità e giustizia". Dopo sei anni sul caso c'è ancora da fare luce. 

LA MORTE - La notte del 15 ottobre 2009 Stefano Cucchi viene arrestato dai carabinieri perché in possesso di sostanze stupefacenti. Mentre era in caserma si sente male e viene chiamata l'ambulanza: lui rifiuta di essere curato. Il giorno dopo viene portato in udienza presso il tribunale di Roma, per la convalida del suo arresto. Le sue condizioni peggiorano e finisce così nel reparto dei detenuti dell'ospedale Pertini. Muore una settimana dopo, il 22 ottobre 2009. 

IL PRIMO PROCESSO - Nel registro degli indagati vengono iscritte dodici persone: sei medici, tre infermieri e tre agenti della penitenziaria. Le accuse sono abbandono di incapace, abuso d'ufficio, favoreggiamento, falsità ideologica, lesioni e abuso di autorità. L'accusa ha una tesi chiara: Stefano è stato "pestato" nelle celle del tribunale, in ospedale le sue richieste sono state ignorate. Poi, la morte. 

Questo processo è lungo e impegnativo, fatto di decine di consulenze, una maxi-perizia e le dichiarazioni di quasi 150 testimoni. I giudici arrivano a una conclusione diversa rispetto a quella dei pm: Cucchi non è stato "pestato" ma è morto in ospedale per malnutrizione e per un'attività dei medici segnata da trascuratezza e sciatteria. Vengono assolti agenti della penitenziaria, infermieri e ritenuti colpevoli di omicidio i medici.

Ilaria Cucchi al tribunale di Roma | Foto da Infophoto

Mentre il processo procede la famiglia di Stefano ottiene un maxi-risarcimento dal Pertini. Poi le lunghe sette udienze, in particolare quella in cui il procuratore generale Mario Remus afferma che "Cucchi il pestaggio lo subì" e chiede il ribaltamento della sentenza di primo grado, aggiungendo alla condanna dei medici anche quella degli infermieri e degli agenti. Il 31 ottobre 2014 la Corte d'assise d'appello di Roma assolve tutti gli imputati "perché il fatto non sussiste" e le prove (nonostante tutto) non bastano. 

IL PROCESSO BIS - All'uscita dalla lettura della sentenza la sorella di Stefano e l'avvocato Fabio Anselmo annunciano che faranno ricorso. Ilaria è determinatissima: "Per fermarmi mi devono uccidere: l'assoluzione per insufficienza di prove non è il fallimento mio o del mio avvocato, ma il fallimento della procura di Roma". 

Ora la Cassazione ha parzialmente cancellato la sentenza che assolveva tutti gli imputati: per la Suprema corte le motivazioni dell'assoluzione per 5 medici del Pertini non sono convincenti e dovranno essere sottoposti a una processo d'appello-bis per omicidio colposo, mentre è stata confermata ed è diventata definitiva l'assoluzione per gli agenti penitenziari e gli infermieri coinvolti nella vicenda. 

"E' stato un evento giudiziario perfettamente in linea con le nostre aspettative - afferma Fabio Anselmo, legale della famiglia Cucchi - Abbiamo ritirato il ricorso contro le condanne agli agenti di polizia penitenziaria, perché gli ultimi accadimenti hanno dimostrato che le testimonianze di personaggi chiave erano false e ciò ha condizionato pesantemente tutti gli elementi del processo".

L'INCHIESTA-BIS DELLA PROCURA DI ROMA - Intanto è in corso una seconda inchiesta in cui la procura di Roma ipotizza che "nella notte tra il 15 ed il 16 ottobre 2009 Stefano Cucchi fu sottoposto a un violentissimo pestaggio da parte dei carabinieri appartenenti al comando stazione di Roma Appia". Sono gli cinque gli indagati, tre di loro per lesioni aggravate. Già richiesto l'incidente probatorio per avere dal gip una nuova perizia medico legale sulle lesioni patite da Cucchi dopo l'arresto. 

Tutti piccoli tasselli che se messi insieme costituiscono il sentiero verso la verità sulla morte di Stefano: l'incidente probatorio chiesto dalla procura di Roma conferma l'ipotesi del pestaggio al momento dell'arresto. La svolta nelle indagini ha mostrato anche gli errori dei medici legali di parte pubblica nel sostenere che il giovane fosse caduto, che le lesioni fossero di lieve entità: "Quello che abbiamo sempre sostenuto e che ora si sta dimostrando vero - conclude Anselmo - è che c'è un nesso di causalità tra il pestaggio e la morte".

REATO DI TORTURA - Lesioni aggravate che portano lentamente alla morte, avvenuta dopo un "violentissimo pestaggio". Per questo l'impegno della famiglia Cucchi è sempre stato per l'introduzione del reato di tortura nel nostro codice penale: "Stefano è stato torturato" ha spiegato l'indagine di "Medici per i diritti umani" in cui viene dimostrato il famoso nesso di causalità.

In prima linea in questa battaglia c'è sempre stata Ilaria Cucchi che sogna una legge con il nome del fratello: "Il verdetto della Cassazione è 'un nuovo inizio'. I medici sono responsabili della morte di mio fratello e se lo avessero curato non ci sarebbe alcun motivo di parlare di lui e della sua vicenda. Mi auguro che adesso, dopo il verdetto della Cassazione, gli agenti della polizia penitenziaria parlino di quello che è successo e dicano tutto quello che sanno. Resta il fatto che mio fratello è stato torturato: introdurre in Italia una legge contro la tortura e chiamarla 'Cucchi' sarebbe un sogno e dimostrerebbe che alla fine tutto questo dolore ha avuto un senso". 

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