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Martedì, 16 Aprile 2024
Violenza sessuale / Foggia

Ragazzina di 13 anni stuprata nel box auto: reggiseno appeso al muro come un trofeo

In manette a Cerignola sono finiti due 19enni e un 20enne, tutti accusati di violenza sessuale e cessione di stupefacente aggravata. C'è un quarto indagato

La sera del 23 ottobre 2022, secondo quanto avrebbe riferito agli inquirenti la 13enne vittima dello stupro di gruppo di Cerignola, terminata la violenza sessuale, mentre si rivestiva, le sarebbe stato impedito di riprendersi un top reggiseno. L'indumento intimo della ragazzina verrà ritrovato due giorni dopo dalla polizia nello stesso postomacchina alla periferia di Cerignola, dove 48 ore prima, tre ragazzi di 19 e 20 anni, avevano abusato della minorenne. Era appeso al muro come una sorta di trofeo (sopra una scritta “mafia”).

Agli arresti domiciliari sono finiti L.D. T.D. e P.P., con l'accusa di violenza sessuale e cessione di stupefacente aggravata. A portare la ragazzina nel covo del branco sarebbe stato T.D., conosciuto sui social. Un quarto soggetto è indagato per false informazioni rilasciate al pm.

La violenza sessuale nel box

Poco dopo le 21 di quella sera, vittima e carnefici entrano in un box alla periferia della città ofantina. La 13enne, stordita dall'effetto dell'hashish di una canna che le avevano girato, accusa giramenti di testa e per questo si accomoda sul divano.  Stando al suo racconto, è in questo istante che i tre ventenni 'l'afferrano' e la costringono a subire una serie di violenze sessuali, minacciandola che se avesse opposto resistenza, l'avrebbero ammanettata. Insulti e sputi fanno da contorno ai soprusi. I tre non si sarebbero fermati nemmeno di fronte alle richieste della ragazza di non essere toccata. Al termine della violenza sessuale di gruppo, uno degli amici del branco sopraggiunto sul luogo dei gravi accadimenti insieme ad altri ragazzi, all'esterno del box avrebbe detto alla ragazzina di stare tranquilla, aggiungendo che non era la prima volta che accadeva un fatto simile.

Accompagnata in centro città da due dei tre indagati, a bordo della stessa autovettura con la quale avevano raggiunto un'ora prima il box, al rientro a casa la vittima avrebbe raccontato l'accaduto a un'amica. Era assente come una bambola o un manichino: questa la versione della minorenne agli inquirenti, secondo la quale sarebbe stato impossibile divincolarsi dalle grinfie dei presunti stupratori, non solo per la superiorità fisica e numerica dei tre, ma oltretutto per il timore di essere picchiata.

Il messaggio di uno degli arrestati

Eppure il giorno successivo all’accaduto, uno degli indagati l’avrebbe contattata cercando di convincerla del contrario: “Ti ho chiesto vuoi scendere? Sei andata e hai detto sì...poi quelli lo sai come sono...giustamente sono maschi, li conosci i maschi, non è che...pure tu hai provocato, dicamo...insomma hanno fatto quello che dovevano fare...tu poi ho visto che ti stavi...perché se tu dicevi di no...insomma non sai...dicevi andiamocene...gridavi un po’...andiamocene che siete impazziti...oppure aprivi la porta e te ne uscivi...”

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