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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Il caso

Amedeo Matacena, chi è il latitante "aiutato da Scajola"

Condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, erede di una famiglia di armatori, ex deputato di Forza Italia: chi è l'uomo che secondo gli inquirenti sarebbe stato aiutato da Scajola nella latitanza

ROMA - Amedeo Matacena è l'uomo che secondo la procura di Reggio Calabria avrebbe ricevuto l'aiuto di Claudio Scajola. E per cui l'ex ministro di centrodestra è stato arrestato stamattina dalla Direzione investigativa antimafia di Reggio Calabria. Per la procura di Reggio Calabria, Scajola lo avrebbe aiutato a pianificare la fuga in Libano, sulle orme del senatore forzista Marcello Dell'Utri.

Matacena era stato arrestato dall'Interpol lo scorso agosto a Dubai dopo una condanna definitiva per concorso esterno in associazione a delinquere. Ma data l'assenza del reato di associazione mafiosa negli Emirati Arabi, non è stata concessa l'estradizione e l'ex parlamentare dopo due mesi è tornato latitante. Nato a Catania nel 1963 e deputato per due volte con Forza Italia, Matacena è figlio dell'omonimo armatore celebre per avere dato inizio al traghettamento nello Stretto di Messina. Ha due figli, uno avuto con la presentatrice Rai Alessandra Canale e il secondo con l'attuale moglie Chiara Rizzo, finita agli arresti insieme al marito e alla suocera Raffaella De Carolis e accusata di aver avuto contatti con Scajola per coprire la latitanza dell'ex parlamentare.

A luglio del 2012 è stato condannato a 5 anni e 4 mesi per concorso esterno in associazione mafiosa, per i suoi rapporti con le 'ndrine di Reggio Calabria e in particolare con il clan Rosmini. La sentenza è divenuta definitiva il 6 giugno del 2013. I guai giudiziari dell'ex deputato di Forza Italia sono cominciati con la maxi inchiesta "Olimpia", l'indagine antimafia con cui negli anni '90 la procura di Reggio Calabria ricostruì i rapporti tra 'ndrangheta e politica sviluppati nel capoluogo calabrese fin dai primi anni '80. Nel 2010, dopo la condanna in primo grado, Matacena è stato assolto dalla Corte d'assise d'appello di Reggio Calabria. Ma la sentenza è stata annullata dalla Corte di Cassazione che ha accolto un ricorso della Procura generale, e il 18 luglio 2012 Matacena è stato nuovamente condannato in appello. Nelle motivazioni della decisione, i giudici della Cassazione hanno sostenuto che "evidentemente non si può stringere un 'accordo' con una struttura mafiosa, se non avendo piena consapevolezza della sua esistenza e del suo modus operandi. Tanto basta per ritenere che Matacena ben sapesse di aver favorito la cosca dei Rosmini (e tanto lo sapeva da aver preteso la esenzione dal 'pizzo')". Non solo, nelle motivazioni si sostiene anche che "è lo stesso vertice della cosca che afferma che Matacena non può essere sottoposto a estorsione, che in passato lo stesso ha 'sempre favorito' l'associazione, che, anche nel presente, Matacena è disponibile".

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