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Venerdì, 29 Marzo 2024
La condanna / Bologna

Chiara Gualzetti uccisa a coltellate: il killer "freddo e distaccato" e l'incubo del "demone Samael"

La ragazza aveva 16 anni. Cosa emerge dalle 150 pagine di perizia psichiatrica depositate prima del verdetto di condanna

Il gup del tribunale per i minorenni di Bologna ha condannato a sedici anni e quattro mesi di carcere il ragazzo imputato per l'omicidio di Chiara Gualzetti. La giovane è stata uccisa il 27 giugno 2021 e il suo corpo ritrovato ai margini di un bosco vicino all'abbazia di Monteveglio (Bologna), non lontano da casa. Era stata accoltellata e picchiata da un amico quasi coetaneo, che le aveva dato appuntamento per fare una passeggiata. Nell'interrogatorio, il giovane aveva detto di aver agito dietro la spinta di un demone. Le accuse sono di omicidio aggravato dalla premeditazione, dai futili motivi e dalla minore età della vittima. Il pm aveva chiesto una condanna a sedici anni e sei mesi.

Dalla perizia psichiatrica presentata prima del verdetto del tribunale sul giovane killer di Chiara Gualzetti, emerge il profilo di un ragazzo freddo e distaccato, privo di sensi di colpa ed empatia. Sottoposto a varie perizie psichiatriche, il verdetto sul 17enne infine è stato che siamo di fronte ad una persona in grado di intendere e di volere. Nessun agire psicotico, nonostante anche nell'ultima perizia depositata prima del verdetto di condanna dell'altro giorno - lunga 150 pagine - riemerge la figura di Samael, demone dal quale il giovane ha più volte ribadito di essere governato. Sarebbe stata proprio questa "forza malvagia" - sostiene - a spingerlo al delitto, contro la sua volontà. L'agghiacciante dettaglio emerge chiaramente dalle pagine depositate, dove in un passaggio si legge: "Chiara non aveva mai fatto niente di male per meritarsi una cosa del genere. Mai. Non avevo neanche un motivo per farle del male. Non è possibile che sia successo, è un incubo. Sto ancora dormendo, vorrei svegliarmi. Ma purtroppo è la realtà. Mi sento in colpa per non essere riuscito a resistere a questa forza".

Il sedicenne, quando venne fermato e interrogato, ammise i fatti dicendo che aveva agito sulla spinta di un'entità superiore, un demone. Ma una prima consulenza disposta nel corso delle indagini e un'ulteriore perizia psichiatrica hanno concluso che quando uccise era lucido. Il giorno prima dell'omicidio diede appuntamento a Chiara per vedersi: passò a prenderla a casa e andarono insieme al parco dell'abbazia di Monteveglio, poco distante dall'abitazione della studentessa. In un video venne documentata la loro ultima passeggiata, quella mattina d'estate. Nell'area verde il ragazzo, come ricostruirono le indagini, la colpì e la ferì a morte con un coltello, che aveva nello zaino, poi la prese a calci e pugni.

Nessun agire psicotico, dunque, alla base del delitto, secondo i giudici. A questo si è giunti e anche per tale motivazione la condanna è arrivata a sommare 16 anni e 4 mesi di reclusione. Vale a dire pressoché il massimo della pena, trattandosi di un rito abbreviato su minore. Sentenza che tuttavia ha scosso e indignato l'opinione pubblica, che si chiede se questa possa essere definita giustizia: "Questa è la legge. Ma è anche giustizia? Lui a una trentina di anni uscirà di galera, lei 4 metri sotto terra". "È una vergogna, la vita di una ragazza vale così poco?". Sono alcuni dei commenti alla sentenza, che si sommano ai discorsi sulla funzione riabilitativa del carcere.

Atteggiamento distante da quello dei genitori di Chiara, Giusy e Vincenzo Gualzetti, che si sono battuti per una sentenza esemplare, affinché la morte della loro unica figlia non sia stata "inutile". Una sentenza che possa fungere "da monito e da esempio per tutti quei ragazzini che commettono reati e credono che in quanto minorenni non sono punibili". Soprattutto in questo periodo di dilagante violenza minorile. La sentenza è stata accolta tuttavia con soddisfazione dai familiari di Chiara, seppur tenue: "Esemplare per quello che poteva essere. Chiara però non c'è più, si sarebbe voluto di più ma dobbiamo capire che questo per la legge era il massimo e ritenerci comunque soddisfatti". Queste le parole a caldo dei genitori dopo il pronunciamento del tribunale.

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Intanto, la procura per i minorenni di Bologna ha aperto un fascicolo per chiarire quanto denunciato dal padre di Chiara Gualzetti. L'uomo ha spiegato di aver ricevuto immagini e post pubblicati sui social che contengono parole oltraggiose nei confronti della figlia, con foto scattate direttamente dal carcere minorile di Bologna. In una di queste foto è ritratto, mentre fa il simbolo della vittoria, anche il giovane accusato di aver ucciso la figlia.

La procura per i minorenni di Bologna ha quindi aperto un fascicolo, al momento senza ipotesi di reato, per approfondire quanto successo. Sono in corso le indagini con accertamenti su tutti i dispositivi. Secondo i primi accertamenti, ci sarebbe stato un uso improprio dei tablet che vengono messi a disposizione dei giovani detenuti per le videochiamate con i parenti (che sostituiscono i colloqui dall'inizio della pandemia) e per lezioni ed esami universitari.

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