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Venerdì, 19 Aprile 2024
Il caso

Santa 'ndrangheta: quando un inchino al boss non è una notizia

Perché l'inchino della madonna davanti alla casa del boss stupisce molto ma non in Calabria? Sono decenni che qui Chiesa e criminalità si conoscono, si tollerano e spesso si accordano. Ma qualcosa sta cambiando

Se a un uomo anziano di un paese calabrese si chiedesse da quando la madonna in processione si inchina davanti alla casa del boss di Oppido Mamertina, probabilmente direbbe "da sempre".

Basta prendere in mano la prefazione di "Acqua Santissima – La Chiesa e la ‘ndrangheta: storia di potere, silenzi e assoluzioni" di Nicola Grattieri e Antonio Nicaso, per comprendere che in queste zone l'inchino della madonna non è una notizia:

A partire dall’Ottocento e per decenni gli uomini della ‘ndrangheta hanno beneficiato del silenzio e dell’indifferenza (spesso interessati) della Chiesa

In effetti il sindaco di Oppido, Domenica Giannetta, dopo che è scoppiato il caso, ha detto di non avere notato nulla di strano: quello è il giro che la Madonna delle Grazie compie ogni anno. E' stato Andrea Marino, maresciallo dei carabinieri, ad abbandonare sdegnato la processione e a segnare un punto di rottura.

RITI RELIGIOSI E 'NDRANGHETA - Ma rapporti tra Chiesa e 'ndragheta in queste zone ci sono sempre stati: un modo per radicarsi maggiormente nel territorio e controllarlo da vicino, anche in quelli che sono i suoi riti e le sue tradizioni.

Un esempio? Oppido è a 50 chilometri dal santuario della madonna della Montagna di Polsi, dove il super boss Domenico Oppedisano circa un anno a ridisegnava l'organigramma della sua associazione a delinquere: "Facciamo le cariche per la Madonna" si sentiva in una delle intercettazioni di una maxi-operazione.

Il santuario è un luogo difficile da raggiungere, ma ciò non scoraggia le migliaia di fedeli che da San Luca e da altri paesini dei dintorni ogni estate si mettono in cammino a piedi per rendere omaggio alla Madonna. E' qui che sembra sia stata decisa l'uccisione di Francesco Fortugno, ex vicepresidente del consiglio regionale. Proprio radicandosi nei riti e nelle vite della gente che la 'ndragheta ha assunto un controllo generalizzato nella sua regione d'origine.  

Non è la prima volta che le processioni religiose fanno tappa davanti alle case dei boss. Basta ricordare l'episodio del 2010 di Sant'Onofrio (Vibo Valentia), dove la processione pasquale venne anticipata da paura, tensioni e polemiche e dagli spari alla casa del priore e dai sospetti di condizionamento mafioso delle funzioni religiose. Il tutto fu rimandato alla settimana successiva e da allora, per garantire trasparenza ed evitare il gioco al massacro tra famiglie "influenti", venne interrotta la tradizione dell'asta tra congregazioni e si procedette al sorteggio tra confratelli e fedeli. Quest'anno, quella che in Paese è chiamata l'Affruntata, è stata proprio annullata.

LA SCOMUNICA DEL PAPA - Quello che c'è di diverso questa volta è che pochi giorni fa Papa Francesco ha lanciato dalla piana di Sibari una durissima scomunica nei confronti di tutte le associazioni a delinquere, scavando un confine tra la Chiesa di Roma e quella di Reggio Calabria, che s'inchina ai boss locali. Così l'antimafia locale, fatta dalla società civile, si è sentita rafforzata tanto che l'arcivescovo di Reggio Calabria, Giuseppe Fiorini Morosini, ha lanciato una proposta choc:  abolire i padrini di battesimi e cresime per evitare infiltrazioni criminali nella Chiesa.

UNA STRADA IN SALITA - Ma la scomunica del Papa non basterà per allontanare definitivamente la mafia e quando il procuratore di Reggio Calabria spiega nel suo libro che per decenni gli uomini della 'ndrangheta hanno beneficiato del silenzio e dell'indifferenza degli uomini di Chiesa, si comprende che la strada per l'estradizione definitiva delle mafie sembra ancora in salita.

Nonostante l'iniziale stupore per il clamore dell'accaduto, il sindaco di Oppido Giannetta si è detto pronto a impegnarsi perché cose come queste non accadano di nuovo:

La Madonna e il culto religioso sono per noi amministratori e per la popolazione motivo di orgoglio che trova il suo principio più alto nella fede e nell'amore per Dio, non nella 'Ndrangheta. Siamo fiduciosi incondizionatamente nell'operato delle Forze dell'ordine e dell'autorità giudiziaria, nella massima collaborazione e solidarietà


Intanto la Chiesa ha ribadito la sua posizione attraverso le parole di monsignor Francesco Milito, intervistato da Radio Vaticana: "Il fatto è grave ma prenderemo provvedimenti molto seri ed energici".

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