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Sabato, 20 Aprile 2024
Il caso

Ciro Grillo, la Procura chiude di nuovo le indagini sullo stupro di gruppo

Riformulato un capo d’accusa, quello relativo alle foto oscene con la seconda ragazza scattate mentre dormiva. La violenza sessuale di gruppo nei confronti della studentessa milanese resta contestata a tutti e quattro

Il procuratore di Tempio Pausania ha depositato un nuovo avviso di conclusione delle indagini per il presunto stupro di gruppo contestato a Ciro Grillo, figlio del garante del M5s, e ai suoi tre amici Edoardo Capitta, Vincenzo Lauria e Francesco Corsiglia, che sarebbe avvenuto tra il 16 e 17 luglio nella casa di Grillo in Costa Smeralda su una studentessa 19enne di Milano.

Lo scorso novembre la Procura aveva chiuso le indagini, depositando un avviso ai legali dei quattro indagati e a quelli delle parti offese. Poi ci furono i nuovi interrogatori dei quattro giovani, ascoltati su loro stessa richiesta. Dopo aver sentito le versioni dei quattro, il procuratore capo Gregorio Capasso e la pm Laura Bassani, che coordinano l’inchiesta, hanno riformulato uno dei due vecchi capi di imputazione e notificato di nuovo le conclusioni alle parti. 

Modificato un capo di imputazione

I pm hanno specificato meglio il secondo capo di imputazione ovvero quello relativo alle foto oscene con la seconda ragazza scattate mentre dormiva. L’attenzione dei magistrati è puntata su alcune fotografie (tre in particolare) scattate quella notte e che sono state allegate agli atti. L’episodio viene contestato solo a tre dei quattro ragazzi: Ciro Grillo, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria. Corsiglia non è coinvolto in questo capo d’accusa.

Fino ad oggi la Procura aveva qualche dubbio sulle responsabilità delle singole condotte dei sei giovani. Due settimane fa si sono svolti gli interrogatori per i quattro ragazzi, durante i quali ognuno di loro ha chiarito quanto richiesto dal pm. La violenza sessuale di gruppo nei confronti della studentessa milanese è contestata a tutti e quattro i ragazzi, compreso Corsiglia. I ragazzi hanno sempre affermato che si è trattato di “rapporti consenzienti”. I loro legali potranno chiedere un nuovo interrogatorio e i magistrati avranno poi 20 giorni di tempo per chiedere il rinvio a giudizio o l’archiviazione. 

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