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Sabato, 20 Aprile 2024
CULTURA / Viterbo

"Civita di Bagnoregio non deve morire": l'appello della politica e della cultura

Da Napolitano a Bertolucci, da Zingaretti a Franceschini, parte oggi la mobilitazione per preservare il borgo della Tuscia noto come "la città che muore", vittima dell'erosione progressiva della collina su cui sorge

Civita di Bagnoregio, la “città che muore”. Così la definiva lo scrittore Bonaventura Tecchi, che nell'antico borgo della Tuscia nacque e su cui molto scrisse. “Tra qualche mese o qualche giorno, forse una di queste notte piovose d’inverno, l’unico esile legame cadrà”, profetizzava Tecchi già diversi decenni fa.

L'APPELLO - Ma il mondo della cultura non si rassegna alla perdita di Civita di Bagnoregio e dopo le ultime frane che hanno colpito il borgo, da più parti si è levato l’allarme, a partire dal sindaco di Civita di Bagnoregio, Francesco Bigiotti. Ecco allora “un progetto ambizioso”, un "appello per salvare Civita di Bagnoregio e la Valle dei Calanchi" che la circonda e sottrarle dall’assalto delle calamità, degli agenti atmosferici e dall’incuria che rischiano di mettere a repentaglio la storia millenaria e la bellezza di questi luoghi. L'appello, promosso dal presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti con il Progetto ABC Arte Bellezza Cultura, mira a richiamare l’attenzione internazionale delle istituzioni alla tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico, rifacendosi a gran voce all’articolo 9 della Costituzione Italiana. Primo firmatario è proprio Zingaretti, seguito da Giorgio Napolitano, Francesco Bigiotti, Bernardo Bertolucci, Achille Bonito Oliva, Massimo Cacciari, Andrea Camilleri, Paolo Crepet ed Ennio Morricone.

Civita di Bagnoregio, "la città che muore"

CIVITA CHE MUORE - Fondata dagli Etruschi 2500 anni fa, Civita ha dovuto lottare da sempre contro un destino che la vuole soccombente alle forze della natura. I problemi di erosione della collina su cui sorge e della vallata circostante, la Valle dei Calanchi, erano noti già a Etruschi e romani e da secoli si lavora per cercare di impedire la sua distruzione. Il progressivo sgretolarsi delle sue pareti fatte di tufo e argilla, complici il "lavorìo sordo dei fossi al fondo delle valli, lo slittamento profondo e segreto delle crete, l’insistenza delle piogge", come ricordava Tecchi, ha costretto la cittadina a svuotarsi.  Oggi è abitata da una decina di persone e la si può raggiungere solo percorrendo un lungo e stretto ponte pedonale in cemento armato, realizzato a metà degli anni Sessanta. Come Venezia, anche Civita rischia di diventare presto o tardi un ricordo. "Tutto quel che è rimasto – un ciuffo di case e di mura in rovina, nere sul tufo, erette come sul vuoto – respira ormai l’atmosfera della fine", scriveva Tecchi in "Antica Civita": "l'unica strada, esile e bianca come un nastro, che congiunge al mondo di qua, alla terra ferma e sicura, il ciuffo nero di case, l’isolotto alto di tufo, sospeso in mezzo al mare delle crete e degli abissali ‘cavoni’".

UNA SCOMMESSA SULLA BELLEZZA - Civita di Bagnoregio "è uno dei posti più belli al mondo", ha detto il governatore del Lazio durante la conferenza stampa di presentazione dei contenuti dell’appello. Un borgo "assolutamente unico al mondo per tantissimi motivi e purtroppo rischia di essere dimenticato" ma oggi, ha proseguito Zingaretti, "con un ampissimo gruppo di intellettuali, abbiamo lanciato una grande sfida: quella di rimettere al centro dell'attenzione la salvaguardia di Civita di Bagnoregio e lavorare per chiedere il riconoscimento come sito Unesco per Civita e la Valle dei Calanchi". Il presidente ha ribadito la necessità di dover "fare di tutto per salvarla, valorizzarla", ricordando che "il ministro Franceschini è con noi" e quindi questa "è una giornata importante per Civita", ma non solo: "è anche un altro segnale del modello di sviluppo che abbiamo in mente: quello di scommettere sulla bellezza, il gusto, il paesaggio, il panorama e questa ricchezza inestimabile che c'è nel Lazio e spesso è trascurata. Questa iniziativa è globale, simbolica ma anche molto molto concreta”.

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