I due rapinatori uccisi dal gioielliere: tutti i colpi sono stati sparati fuori dal negozio
Cosa è emerso finora dalle indagini condotte dai carabinieri di Alba e Cuneo e coordinate dalla procura di Asti
I colpi di pistola sparati dal gioielliere Mario Roggero la sera del 28 aprile scorso in via Garibaldi in frazione Gallo d'Alba a Grinzane Cavour, che hanno ucciso i due rapinatori Andrea Spinelli di Bra e Giuseppe Mazzarino di Torino, sono stati esplosi tutti fuori dal negozio. Lo precisano la procura di Asti e i carabinieri della compagnia di Alba, che stanno eseguendo le indagini sull'accaduto. Mario Roggero, al momento, è indagato per omicidio colposo con eccesso di legittima difesa.
"In particolare - si legge in una nota della procura -, allorché i rapinatori si davano alla fuga sulla pubblica via, il gioielliere con l'arma colpiva in successione il rapinatore rimasto ferito alla gamba destra (che sta meglio ed è in carcere, ndr) nonché Andrea Spinelli al fianco destro e Giuseppe Mazzarino alle spalle, ciascuno attinto al cuore da un proiettile che ne cagionava la morte". Gli accertamenti proseguono con la collaborazione dei carabinieri e dei consulenti medico-legale e balistico e "alla conclusione, una volta ricostruito il fatto in modo completo - conclude la nota - si provvederà alla sua conforme qualificazione giuridica ed alle conseguenti determinazioni".
La rapina in gioielleria con due morti a Grinzane Cavour
"Non provo niente. Mi spiace sia successo un fatto così, è molto brutto, ma o io o loro". Mario Roggero, 66enne sposato e con quattro figlie, aveva parlato così della tentata rapina avvenuta a Grinzane Cavour, in provincia di Cuneo, ai danni della sua gioielleria, a seguito della quale ha ucciso due rapinatori a colpi di pistola, ferendone un terzo. "Con la mano destra ho aperto la cassa, con la sinistra il cassetto in cui sapevo che c'era la mia arma - ha raccontato il gioielliere - e simultaneamente ci siamo trovati uno puntato contro l'altro. Ho dovuto... poi sono scappati".
L'uomo ha dato la sua versione dei fatti ai carabinieri, ammettendo di essersi ritrovato in una situazione estrema, con una colluttazione e un faccia a faccia con gli uomini armati. "Ho dovuto scegliere tra la mia vita e la loro, ora ho fiducia nella magistratura", ha aggiunto. Roggero è stato iscritto nel registro degli indagati dalla procura di Asti per omicidio colposo ed eccesso di legittima difesa. Si tratta di un atto dovuto per poter consentire alcuni accertamenti irripetibili, come le consulenze autoptica e balistica.
Sono stati attimi di terrore quelli che si sono succeduti nel pomeriggio del 28 aprile scorso, intorno alle 18.30, a Grinzane Cavour nella centrale via Garibaldi, lungo la provinciale che collega Alba e Barolo. Almeno cinque i colpi di pistola esplosi contro i malviventi, che sono morti a pochi metri dall'ingresso del negozio, uno in mezzo alla strada, l'altro all'angolo con una via laterale. Le due vittime sono rimaste per lunghi minuti a terra, in strada, prima dell'arrivo dei carabinieri della compagnia di Alba, ora al lavoro per ricostruire con esattezza quanto accaduto.
Una cosa è certa: la pistola usata dai tre rapinatori era finta, un'arma giocattolo, ma a quanto pare sarebbe stata priva del tappino rosso che la rendesse riconoscibile come tale. Secondo una prima ricostruzione, i tre - armati di un coltello e della pistola poi risultata finta - avrebbero minacciato di morte il gioielliere, la moglie e la figlia, una colpita con un pugno e l'altra immobilizzata con fascette da elettricista, facendosi in tal modo consegnare numerosi gioielli. Al tentativo di appropriarsi anche del denaro in cassa, il titolare ha reagito sparando con la pistola legittimamente detenuta.
La gioielleria di via Garibaldi a Grinzane Cavour aveva già subìto una rapina alcuni anni fa. Era il 22 maggio del 2015 quando due banditi, uno dei quali travestito da donna, si erano introdotti nel negozio, dove avevano legato il titolare con delle fascette di plastica dopo averlo picchiato con violenza. Legate anche la moglie e la figlia, chiuse in bagno, prima di scappare con un ricco bottino di gioielli e di orologi di circa trecentomila euro. A dare l'allarme erano state le due donne, dopo essere riuscite a liberarsi. Per guarire dalle ferite Mario Roggero impiegò diverse settimane. Alcuni mesi dopo, grazie alle immagini delle telecamere di sorveglianza che avevano ripreso l'auto usata per la fuga, due rapinatori erano stati arrestati.