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Giovedì, 25 Aprile 2024
COMPRAVENDITA SENATORI / Napoli

Compravendita senatori, Berlusconi condannato a 3 anni di carcere

Condannato alla stessa pena anche Lavitola. I pm chiedevano per il leader di Forza Italia 5 anni di reclusione e oltre 4 per Lavitola. Il terzo imputato, il senatore Sergio De Gregorio, ha già patteggiato la pena a un anno e otto mesi di reclusione

NAPOLI -  Silvio Berlusconi è stato condannato dal Tribunale di Napoli a 3 anni di carcere per concorso in corruzione nel processo che lo vede imputato per la compravendita di senatori. Condannato alla stessa pena anche Valter Lavitola, ex direttore del quotidiano l'Avanti. 

La reclusione però non sarà applicata perché il reato a novembre passerà in prescrizione.

Durissima la risposta del Cavaliere: "Prendo atto di una assurda sentenza politica al termine di un processo solo politico costruito su un teorema accusatorio risibile. Resto sereno, certo di aver sempre agito nell’interesse del mio Paese e nel pieno rispetto delle regole e delle leggi, così come continuerò a fare". 

Berlusconi parla di "persecuzione giudiziaria" per ledere la sua "immagine di protagonista della politica".

LE RICHIESTE - Per il leader di Forza Italia, i pm avevano chiesto la condanna a cinque anni di reclusione, mentre quattro anni e quattro mesi è la richiesta avanzata nei confronti di Lavitola. Il terzo imputato, l'ex parlamentare Sergio De Gregorio, aveva già patteggiato la pena a un anno e otto mesi di reclusione. Proprio le dichiarazioni dell'allora senatore De Gregorio, che era stato eletto nelle fila di Italia dei Valori, diedero il via alle indagini.

IL PROCESSO - Alla base del processo di Napoli una serie di presunte elargizioni di denaro che Berlusconi avrebbe erogato per far cadere l'allora governo Prodi che, proprio al Senato, poteva contare su una maggioranza risicata convincendo alcuni esponenti del centrosinistra a passare alla controparte. 

L'ACCUSA - Per l'accusa, a De Gregorio sarebbero stati donati tre milioni di euro proprio a questo scopo. Tesi respinta dalla difesa che, invece, ritiene quel denaro un finanziamento politico. La consegna dei soldi sarebbe avvenuta grazie al coinvolgimento di Lavitola che, all'epoca dei fatti - tra il 2006 e il 2008 - era in buoni rapporti sia con Berlusconi che con De Gregorio.

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