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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Intercettazioni choc / Palermo

Concorsi truccati col "patto dell'alternanza" al Policlinico: medici arrestati

Terremoto all'ospedale universitario di Palermo, ma sono coinvolti camici bianchi di altre strutture. In manette un ex primario e la figlia chirurgo. Spuntano verbali manomessi e falsi referti

"Uno lo piazzi tu, uno lo piazzo io". Un'alternanza, che nulla aveva a che vedere col merito, alla base dell'assegnazione dei posti al Policlinico Giaccone di Palermo. Lo hanno scoperto i carabinieri del Nas (nucleo anti sofisticazione) che - in collaborazione con i colleghi di Catania, Napoli e Roma e il supporto del personale del Comando provinciale carabinieri di Palermo - hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare (per padre e figlia: il primo medico in pensione e la seconda chirurgo plastico) e 11 misure di interdizione dai pubblici uffici e presentazione alla polizia giudiziaria. Il provvedimento è stato emesso dal gip di Palermo su richiesta della locale Procura.

Padre e figlia arrestati

Ai domiciliari sono finiti un ex professore universitario e direttore del dipartimento di Chirurgia dell'azienda ospedaliera universitaria, adesso in pensione e la figlia, chirurgo plastico in servizio presso all'ospedale Civico - Di Cristina - Benfratelli del capoluogo. 

Disposta l'interdizione dai pubblici uffici della durata di mesi 12 e sottoposizione all'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria nei confronti di altri 11 indagati, di cui 5 sono in servizio presso il dipartimento di Chirurgia dell'Azienda ospedaliera universitaria Policlinico di Palermo (un ex professore ordinario, un professore ordinario, un professore associato, un ricercatore, un infermiere); un altro è un professore ordinario e direttore del Dipartimento delle Discipline chirurgiche, oncologiche e stomatologiche dell'Università di Palermo; un altro è il figlio dell'ex professore universitario e direttore del dipartimento di Chirurgia dell'Azienda ospedaliera universitaria Policlinico di Palermo, che all'epoca dei fatti prestava servizio presso il Policlinico di Messina e in atto è invece dipendente del Policlinico di Palermo.

Quattro, infine, sono professori ordinari di Chirurgia in servizio presso le Università di Roma (Campus Bio-Medico), Napoli (Vanvitelli) e Messina: hanno ricoperto le funzioni di presidenti e membri di commissioni nell'ambito di diversi concorsi universitari.

La segnalazione e 3 anni di indagini

A fare scattare le indagini è stata la denuncia, a giugno del 2019, di un medico del Policlinico. Agli investigatori l'uomo ha segnalato dei "comportamenti illeciti" messi in atto dal direttore del dipartimento, che avrebbe influenzato un concorso universitario per la nomina di un professore ordinario.

policlinico palermo concorsi truccati 1-2

"Abbiamo fatto un'alternanza"

Numerosi i reati contestati dall'autorità giudiziaria, a vario titolo, agli indagati (ai quali si aggiungono altre 10 persone indagate in stato di libertà): corruzione, peculato, turbata libertà di scelta del contraente, truffa, rivelazione ed utilizzazione di segreti d'ufficio, falso ideologico in documenti informatici, calunnia e abuso d'ufficio. 

 Secondo l'accusa si puntava a "condizionare e alterare il naturale esito della procedura selettiva per la copertura di posti di professore universitario e/o ricercatori favorendo, a prescindere dagli effettivi meriti e nell’ambito di un 'patto dell'alternanza' con un altro indagato, i candidati legati ad uno o all’altro complice, grazie anche alla collusione di altri membri delle commissioni, spesso designati fra soggetti a loro vicini". policlinico palermo concorsi truccati 2-2

Bandi su misura e commissioni "amiche"

Gli strumenti per pilotare i concorsi erano vari. Secondo gli inquirenti gli indagati agivano sia fissando criteri di valutazione dei candidati e dei loro titoli ad hoc, sia "ottenendo con la collaborazione di membri delle commissioni, minute dei punteggi provvisori attribuiti dai commissari ai candidati e raccogliendo informazioni destinate a rimanere segrete, anche allo scopo di far redigere nuove graduatorie provvisorie o inserire, nei verbali di riunione delle commissioni, criteri di selezione più favorevoli ai candidati di loro gradimento". C'era poi un terzo, classico, strumento: la lettera di raccomandazione "di cui veniva raccomandata l’immediata distruzione dopo la lettura, nelle quali venivano segnalati i candidati di gradimento".

I finti interventi, i documenti falsi contro l'ex genero

Per l'accusa il medico arrestato, grazie alla sua posizione e ricorrendo alla collaborazione di altri medici fra cui la figlia, nonostante non fosse stato presente, veniva ufficialmente inserito in equipe chirurgiche  neiregistri informatici del Policlinico "attestando falsamente la sua partecipazione a interventi chirurgici, compiuti in realtà da altri medici". Inoltre, essendo autorizzato a svolgere attività libero professionale in regime di "intramoenia interna", si sarebbe appropriato di somme di denaro comprese tra i 100 e i 200 euro, "che costituivano i  compensi pagati da 68 pazienti per visite eseguite tra luglio 2019 e ottobre 2020, senza riversare all'Azienda Sanitaria la percentuale ad essa spettante". E' accusato poi di non  comunicato all'azienda ospedaliera "lo svolgimento nel periodo di nove mesi della sua attività libero professionale, comprendente, tra le altre, proprio le visite a pagamento effettuate ai pazienti, inducendo così in errore il datore di lavoro sul rispetto del vincolo di esclusività e procurandosi un ingiusto profitto".

Inoltre l'indagato, utilizzando la sua rete di relazioni, "avrebbe usato la sua influenza su alcuni sanitari compiacenti, per far rilasciare ai suoi due figli, entrambi medici, delle false attestazioni di malattia, sia allo scopo di giustificare, mediante l’esibizione della falsa certificazione medica al datore di lavoro pubblico, nella fattispecie strutture ospedaliere, l'assenza dal servizio".

Pubblico e privato si mescolano. Il medico sarebbe riuscito a ottenere "un referto che attestasse delle lesioni subite dalla figlia e da questa allegato successivamente a una querela contro l’ex coniuge, che conduceva all’instaurazione di un procedimento penale a carico di quest’ultimo, anche per il reato di lesioni personali aggravate".

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