rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Senza stipendio e senza sbocchi lavorativi: il paradosso dei "500 giovani per la cultura"

I 500 tirocinanti del programma voluto dall'allora premier Letta da mesi non ricevono più il compenso e rischiano di essere penalizzati dal concorso annunciato dal Ministero, un bando che sembra non dare valore alla loro esperienza

Era il 21 ottobre 2013 quando l'allora premier Enrico Letta andò in tv a Otto e mezzo per annunciare il programma "500 giovani per la cultura", cinquecento laureati under 35 inseriti in un tirocinio di 12 mesi, una "opportunità di lavoro" nello "sviluppo della digitalizzazione e della catalogazione del patrimonio culturale del Paese". Un progetto accolto da subito con molte riserve dagli "addetti ai lavori", che protestarono in piazza al grido di "500 no al Mibact", contro quei 5000 euro lordi all'anno per 35 ore di lavoro settimanale promessi nel bando, considerati un insulto alla dignità e alla professionalità. Sui social network l'hashtag dominante fu #500schiavi.

A maggio 2015 i giovani selezionati nell'ambito del programma hanno iniziato il loro percorso formativo, che li ha portati a lavorare nei mesi successivi presso soprintendenze, biblioteche, archivi di stato e poli museali.

Ma da gennaio 2016, i 500 giovani per la cultura hanno lavorato gratis e nessuno di loro ha visto un solo euro del compenso che gli era stato promesso, cioè i famosi 456 euro al mese.

Il sito Repubblica degli Stagisti ha ricevuto numerose testimonianze da parte dei tirocinanti, alcuni dei quali definiscono il tirocinio "una letterale presa per i fondelli".  Perché oltre al danno economico c'è anche la beffa. Come ricorda infatti Repubblica degli Stagisti, recentemente è uscito un decreto ministeriale per un nuovo concorso pubblico per l'assunzione di 500 funzionari, che annuncia la pubblicazione dei concorsi per le varie figure professionali entro il 30 aprile, cioè prima della fine del percorso intrapreso dai 500 tirocinanti.

I gioielli d'Italia in vendita

"Una bella mazzata perché significherebbe che quel piccolo barlume che oggi mi consente di andare avanti in questo progetto, ossia ottenere punteggio utile per i prossimi concorsi ministeriali, si spegne del tutto. Anche perché quando uscirà nuovamente un concorso per 500 funzionari? Forse tra dieci anni", è il commento di un partecipnte al progetto che ha scritto sconfortata alla Repubblica degli Stagisti. Eppure l'allora ministro Bray affermava che "al termine del percorso formativo e della collaborazione nell’attività che andranno a svolgere, i laureati che abbiano conseguito un giudizio favorevole secondo le modalità definite con decreto ministeriale saranno immessi nei ruoli del ministero con il corrispondente profilo professionale".

Ad oggi però non si capisce quali sbocchi lavorativi avranno questi giovani, quando nel giugno 2016 concludereranno il percorso formativo. I partecipanti al programma lanciato dal governo Letta  potrebbero comunque iscriversi al bando, ma la questione sul piatto - ricorda il sito lanciato da Eleonora Voltolina - è quella della valorizzazione del punteggio corrispondente a questo percorso. "Probabilmente basterebbe presentare al ministero una richiesta per poter integrare i titoli limitatamente al percorso formativo, quando questo percorso sarà completato. Non mi sembra una richiesta irragionevole", suggerisce Salvo Barrano, presidente dell'Associazione nazionale archeologi. 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Senza stipendio e senza sbocchi lavorativi: il paradosso dei "500 giovani per la cultura"

Today è in caricamento