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Martedì, 16 Aprile 2024
Omicidio Yara

Yara, tutte le contraddizioni della signora Bossetti

Marita Comi, la moglie del presunto killer di Yara, continua a sembrare una donna dalle due facce. Silenziosa e chiusa con gli inquirenti, dettagliata ed espansiva con i giornalisti. E qualcosa non torna

ROMA - Riservata, quasi muta, con gli inquirenti. Minuziosa, dettagliata, con i giornalisti. Sembra avere due facce Marita Comi, la moglie di Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore quarantaquattrenne di Mapello in carcere da quasi due mesi per l'omicidio della piccola Yara Gambirasio. Mentre suo marito continua ad aspettare di sapere cosa ne sarà dell'inchiesta, lei continua a raccontare pezzi della sua vita privata. Della vita sua e del presunto killer.  

Eppure - fa notare La Stampa - qualcosa stona. Soprattutto alcune dichiarazioni di Marita contenute nell’intervista rilasciata recentemente al settimanale Gente, nella quale ha raccontato più di quello che finora aveva detto agli inquirenti in due interrogatori. Due cose in particolare colpiscono. 

La prima riguarda la presenza in casa del marito il giorno in cui Yara è scomparsa. Nel primo interrogatorio la donna aveva spiegato di non essere sicura che Bossetti fosse in casa tra le 19 e le 22 del 26 novembre 2010. Ma durante il colloquio "esclusivo" con il settimanale, la donna è sembrata aver ritrovato un’incrollabile certezza: "Quella bambina è morta dopo le 19, forse dopo le 22. Ebbene - aveva detto - mio marito non poteva essere là fuori ad uccidere perché era a casa. Come faccio a ricordarmi? Ogni giorno - questo l'alibi che la donna aveva fornito per il marito - per noi è identico all’altro, di rado restava fuori casa dopo le 19 e ogni volta mi avvertiva". 
 
L’altra stranezza riguarda un punto forse ancor più delicato: i computer di casa Bossetti. Alla domanda del magistrato su chi usava i due computer ritrovati nell’abitazione di Mapello, la moglie di Bossetti, su suggerimento dell’avvocato, si era avvalsa della facoltà di non rispondere. Nell’intervista - fa notare ancora il quotidiano torinese - diventa precisa e rivendica: "L’ho voluto io, pensavo che prima o poi l’avrebbe utilizzato anche lui per fare le fatture della ditta, ma preferisce la penna - aveva raccontato a "Gente" - Ci navigavo io soprattutto e la pagina Facebook l’ho aperta io usando il suo nome. Ripeto, la navigatrice sono io, ma è ovvio che anche lui si interessasse a Yara. Quale bergamasco non ha seguito il caso con attenzione speciale?".

Tutto giusto, tutto credibile. Ma perché due pesi e due misure? Perché la moglie del presunto killer di Yara ha un atteggiamento con i giornalisti e un altro con gli inquirenti? Perché con i magistrati sembra non ricordare nulla e sui giornali appare convinta e sicura? Tutte domande, anche queste, alle quali solo l'inchiesta potrà dare delle risposte. 

Omicidio e misteri: il giallo di Yara Gambirasio

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