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Domenica, 1 Ottobre 2023
La vicenda processuale / Lecce

Coppia massacrata, definitivi ergastolo e isolamento diurno per 3 anni al giovane assassino

Il 23enne di Casarano reo confesso del duplice delitto avvenuto in via Montello a Lecce rinuncia al ricorso in Cassazione (i termini scadono oggi), perché desideroso di vivere il carcere in totale solitudine

LECCE - Oggi sarebbe stato l’ultimo giorno utile per presentare il ricorso in Cassazione contro la condanna all’ergastolo, confermata in appello il 9 febbraio scorso, per l’omicidio della giovane coppia di fidanzati, Eleonora Manta, 30enne di Seclì, impiegata all’Inps di Brindisi, e Daniele De Santis, promettente arbitro 33enne leccese, avvenuto la sera del 21 settembre del 2020, nella loro abitazione di via Montello, a Lecce. 

Ma Antonio Giovanni De Marco, 23 anni, di Casarano, ha scelto di non rivolgersi alla Corte Suprema, soprattutto nel timore che potesse essergli negato l’isolamento diurno per tre anni, riconosciuto nell’ultimo verdetto. La sentenza può dunque dirsi definitiva. 

Insomma, l’intenzione manifestata dal giovane assassino ai suoi legali, Andrea Starace e Giovanni Bellisario, è di voler trascorrere in piena solitudine il suo tempo in carcere, e di potersi dedicare agli studi in Filosofia, intrapresi dopo aver abbandonato quelli in Scienze Infermieristiche.

In entrambi i gradi di giudizio, la difesa provò invano a ottenere una nuova perizia sulla capacità di intendere e di volere dell'imputato, ritenendo, sulla scorta della consulenza di parte, che quella svolta dai periti del tribunale, in primo grado, fosse lacunosa e parziale.

Ma la Corte d’Assise d’Appello, presieduta dal giudice Vincenzo Scardia, rigettò l’istanza, accogliendo a pieno le argomentazioni del procuratore generale Antonio Maruccia e degli avvocati dei familiari delle vittime (Renata Minafra, Mario Fazzini, Luca Piri, Stefano Miglietta e Fiorella D'Ettore): “De Marco agì con lucidità e crudeltà”.

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Le indagini

L’assenza di segni di effrazione sulla serratura della porta d’ingresso dell'abitazione di via Montello, dove la coppia fu massacrata con 79 coltellate, suggerì che l'assassino possedeva le chiavi per accedervi. 

Così dagli scambi di messaggi, tra Daniele e De Marco (memorizzato dal primo come “Ragazzo infermiere”) si riuscì a risalire al fatto che quest’ultimo aveva vissuto come affittuario in quella casa da ottobre 2019 fino al lockdown (febbraio 2020). Il 6 luglio 2020, De Marco contattò nuovamente Daniele per chiedergli disponibilità a riprendere la stanza. Ma il 7 agosto, la vittima lo avvisò che dal 1° settembre avrebbe dovuto trovarsi un’altra sistemazione perché doveva ristrutturare l’appartamento avendo un progetto di convivenza con Eleonora. Alla fine, De Marco consegnò le chiavi verso metà, fine agosto, manifestando l’interesse di voler trovare una casa più vicina all’ospedale.

Preziosa per risalire all’identità del responsabile, fu la foto del profilo whatsapp dell'ex inquilino (cancellata il 27 settembre, il giorno prima del fermo) che risultò molto simile a quella dell’individuo ripreso dagli “occhi elettronici” nei pressi di via Montello. Non solo. La conferma della sua responsabilità si ebbe dalla consulenza grafologica sui foglietti manoscritti trovati nel piazzale antistante l’abitazione persi nella fuga - che riportavano una sorta di un promemoria sulle fasi del delitto – e il suo documento d’identità e di guida.

La successiva attività di pedinamento e di intercettazione, consentì poi di acquisire ulteriori elementi, come le tracce biologiche, lasciate dal sospettato in seguito a un rapporto sessuale avuto con una prostituta.

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Tutti gli accertamenti svolti sugli oggetti rinvenuti sul posto (come la mascherina, il passamontagna, ossia una calzamaglia sulla quale erano stati disegnati occhi e bocca, il fodero del coltello) e confrontati con il dna dell’indagato diedero esito positivo.

A raccontare molto di più sarebbero state le analisi del materiale contenuto nel pc e nello smarthphone dello studente, come la foto di Eleonora e Daniele insieme, dalla quale fu cancellato quest’ultimo, e il file denominato “Vendetta” ritenuto un documento autobiografico.“Vendetta prova un senso di appagamento nell’uccidere glia altri”, si legge.

Poco prima di recarsi in via Montello, inoltre, De Marco scrisse un messaggio a un’amica per anticiparle che non si sarebbero più visti. Il movente, individuato dagli inquirenti, sarebbero stati gelosia, rabbia, frustrazione, invidia, odio. 

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