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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Corinaldo, un anno dopo la strage un padre lotta per dare un futuro ai figli

Paolo Curi è il marito di Eleonora, la donna di 39 anni morta per proteggere la figlia durante la calca mortale all'uscita della discoteca Lanterna Azzurra. "Ho provato a restare nel casolare dove vivevamo, ma non ce l’ho fatta"

Un anno fa l'8 dicembre l'Italia si risvegliava con la notizia della tragedia di Corinaldo, la calca all'uscita della discoteca Lanterna azzurra durante l'attesa di un concerto di Sfera Ebbasta in cui rimangono ferite 200 persone e trovano la morte cinque adolescenti e una giovane madre, Eleonora Girolimini. Oggi è il marito Paolo Curi a ricordarla in una intervista raccolta da Stefano Pagliarini per AnconaToday che in occasione dell'anniversario dedica a Corinaldo uno speciale.

Eleonora ha protetto sua figlia 12enne fino all'ultimo istante prima di rimanere schiacciata da un fiume umano in preda al panico scatenato da sei ragazzini.

"Purtroppo è cambiato tutto - racconta Paolo Curi nel giorno del primo anniversario della 'Strage di Corinaldo'  - Avevamo costruito questo casolare in campagna con tanto sacrificio, dove vivevamo con i nostri 4 figli, dove coltivavamo il nostro orto biologico, ci prendevamo cura del frutteto, c’era un oliveto. Ma di recente ho dovuto affittarlo per andare a vivere in città, a Senigallia, l’ho messo in affitto e con quei soldi mi pago la casa dove vivo da un paio di mesi".

"Ho provato a stare nel casolare, ma non ce l’ho fatta. Sopravviviamo, ma non è più come prima. La vita di oggi non è neppure la metà di quella che era prima". 

Incommensurabile il vuoto lasciato da Eleonora: "Era sempre attiva, amava studiare, leggeva, guardava film in versione originale per tenere in allenamento le diverse lingue che conosceva, non l’ho mai vista una volta ferma, doveva sempre fare qualcosa di costruttivo, sempre qualcosa di didattico. E poi in casa preparava tanti dolci, stava sempre dietro i nostri figli e poi quanto amava il nostro casolare". 

"Ci diceva non ti preoccupare, tutto si risolve, era il suo mantra, diceva che solo la morte non aveva rimedio". Proprio la morte ha incontrato lei quella notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018.

"Per fortuna ho tanto da fare con i bambini, ho poco tempo per crogiolarmi nel dolore. Con loro va bene, parliamo molto. I gemelli per i primi mesi si svegliavano tutte notti chiedendo della mamma, oggi va un po’ meglio, ma ho l’impressione che qualcosa sia cambiato nei loro occhi".

Quello di Paolo, che con forza d’animo, porta avanti una casa, un lavoro e 4 figli che hanno un disperato bisogno di lui, è anche la sofferenza di un’intera comunità, dove tutti, o quasi, hanno un parente, un amico o un conoscente che in qualche modo è rimasto choccato da una notte dove, oltre Eleonora, sono morti 5 ragazzi (Asia Nasoni, 14 anni, di Marotta, Emma Fabini, 14 anni, di Senigallia; Daniele Pongetti, 16 anni, di Senigallia; Benedetta Vitali, 15 anni, di Fano; Mattia Orlandi, 15 anni, di Frontone.

"Oggi voglio solo che venga fatta giustizia, anche perché finché ci sarà un processo, non riuscirò a mettere da parte tutto questo. So che Eleonora da lassù vorrebbe solo vederci felici, vorrebbe che io tenga per me i ricordi felici di noi 2, ma non ci riesco. Vorrei arrivare un giorno, con la mente, ad accettare tutto questo, però purtroppo il dato di fatto è che lei non c’è e non riesco a non pensare al fatto che sento solo la sua mancanza".

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