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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Coronavirus e migranti "untori": perché i barconi oggi sono l'ultimo dei problemi

Appello di varie associazioni al fine di evitare di associare il Covid-19 ai migranti o a qualsiasi altro gruppo nella società. Migranti "untori"? Secondo gli esperti coloro che giungono irregolarmente in Italia sono al momento le persone più controllate

La Rete nazionale per il contrasto ai discorsi e ai fenomeni d'odio denuncia il fenomeno, sempre più diffuso, di disaggregare i dati quotidiani sulla pandemia da Covid-19 indicando la provenienza dei nuovi o degli attuali contagiati. Tutto parte dal rapporto quotidiano che accompagna il bollettino della Regione Calabria: oltre alla disaggregazione per province, dal 12 luglio appare una sesta grafica indicante inizialmente il numero dei migranti contagiati e ultimamente il numero dei contagiati da sbarco, ossia lo stesso gruppo di persone. Tale modo di dare informazioni sul Covid-19, così come l'introduzione, da parte di altre regioni, della categoria "casi d'importazione" e dichiarazioni come quella recente dell'ex ministro dell'Interno Marco Minniti (Pd) sulla "evidente correlazione" tra immigrazione e pandemia rischiano d'innescare lo stigma sociale, intesa come l'associazione negativa tra una specifica malattia e un gruppo di persone che hanno in comune determinate caratteristiche, nei confronti di quanti vengono colpiti dalla malattia, con gravi conseguenze per le persone prese di mira.

Nel caso di una pandemia come quella da Covid-19, lo stigma sociale può comportare, come ha dichiarato l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che "le persone vengono etichettate, stereotipate, discriminate, allontanate e/o sono soggette a perdita di status a causa di un legame percepito con una malattia". Proprio evitare questo pericolo l'Oms, in collaborazione con la Federazione internazionale della Croce rossa e Mezzaluna rossa e l'Unesco, ha elaborato una guida per prevenire e affrontare lo stigma sociale associato a Covid-19, mettendo in guardia, in particolare le istituzioni governative dall'utilizzo di parole che possono avere un forte impatto negativo su gruppi che vengono associati alla malattia ma anche sulla gestione dell'epidemia nelle comunità locali.

La Rete nazionale per il contrasto ai discorsi e ai fenomeni d'odio - che, lo ricordiamo, è formata da realtà prestigiose e molto attive, tre ong che operano a livello internazionale, otto associazioni, un movimento transnazionale, otto università, due centri di ricerca, due osservatori e il Consiglio Nazionale Forense - chiede alla Regione Calabria e a ogni altra istituzione pubblica di evitare di associare il Covid-19 ai migranti o a qualsiasi altro gruppo nella società non solo perché ciò violerebbe la dignità delle persone, ma anche per il grave rischio di esclusione, anche a carattere violento, delle persone immigrate, rifugiate o richiedenti asilo, se venissero percepite come "untori". 

Migranti "untori"? Negli ultimi 31 giorni sono sbarcati 99 migranti positivi al coronavirus: ben 3,3 al giorno. Nello stesso periodo di tempo, i nuovi contagi in Italia sono stati 199 al giorno (dati Twitter/ Matteo Villa, ricercatore Ispi, aggiornati a tre giorni fa). Il resto è propaganda. La maggior parte dei migranti arrivati a giugno-luglio in Italia via mare, anche con sbarchi "fantasma", è stata sottoposta inoltre al tampone per il coronavirus ed è risultata negativa. Vero, sbarcano alcuni migranti positivi, ma quasi tutti sono sottoposti a tampone. E in caso di positività, curati o più spesso semplicemente isolati. Il rischio di "importare" persone infette da SARS-CoV-2 dall’estero non è mai zero, sia che si tratti di canali regolari o irregolari d’ingresso in Italia. Massimo Galli, infettivologo del sacco di Milano, in una recente intervista ha confermato che i migranti irregolari sono al momento "le persone più controllate". Più di chi arriva, ad esempio, con altri mezzi di trasporto sul suolo italiano da paesi occidentali in cui il virus circola ampiamente. Sulla stessa lunghezza d'onda anche l'epidemiologo Pier Luigi Lopalco, secondo cui "l’ultimo problema nel controllo della pandemia di covid-19 sono i barconi di disperati che arrivano sulle coste italiane". Che poi ci siano a livello politico valutazioni diverse su come gestire le politiche migratorie è un altro discorso.

L'attuale aumento degli sbarchi non è in ogni caso paragonabile all'altissimo numero di arrivi sulle coste italiane del periodo 2014-2017. Sono numeri su scale differenti. Infine, le "fughe" degli ultimi giorni dai centri d'accoglienza dal punto di vista sanitario non possono essere considerate un problema: i migranti sbarcati e trasferiti in tali centri sono stati sottoposti a tampone risultando negativi. Già qualche mese fa il Segretario Generale dell’Onu Antonio Guterres aveva detto: "Il sentimento anti-straniero è aumentato online e nelle strade". Guardando il livello "terra terra" del dibattito, a partire dai social fino ad arrivare al parlamento, su un tema complesso come quello dell'immigrazione - su cui sarebbe auspicabile un confronto anche aspro tra posizioni diverse ma partendo dall'analisi dei fatti, e non da necessità di propaganda (di sicuro serve un approccio molto più chiaro, normato e pragmatico nella gestione degli sbarchi in un contesto senza precedenti) - in questi giorni, in Italia, si fa fatica a non essere d'accordo con Guterres. Che l'immigrazione comporti dei problemi è evidente, ma l'assenza di un confronto civile tra tutti i partiti politici sull'argomento non è accettabile. 

Nuovi trasferimenti oggi di migranti dalla tensostruttura di Porto Empedocle (Agrigento) verso centri d'accoglienza in tutta Italia. Ieri sono stati 410 i migranti trasferiti dall'hotspot di Lampedusa grazie anche alla Guardia di Finanza e della Guardia Costiera. I trasferimenti di 250 migranti avverrà dopo i tamponi effettuati per verificare se tra loro ci sono persone positive al Covid 19. Ieri a Lampedusa Sull'isola sono stati effettuati 50 tamponi. 

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