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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Effetto Covid, scarcerati in 8.551: da 5 anni mai così pochi detenuti nei penitenziari

Con lo scoppio della pandemia di coronavirus nelle carceri italiane sono state prese alcune misure che hanno consentito una progressiva riduzione della popolazione carceraria. Per l'associazione Antigone la dimostrazione che è possibile essere più attenti ai diritti

Da febbraio a maggio 2020 sono usciti dalle carceri italiane 8.551 detenuti: è l'effetto coronavirus che ha portato ad un abbassamento del tasso di affollamento degli istituti penitenziari dal 130,4% al 112,2%. "Da 5 anni il numero di persone recluse nei penitenziari italiani non era così basso" spiega l'associazione per i diritti dei detenuti Antigone che calcola in poco più di 52.600 la popolazione carceraria. 

“Lo scoppio della pandemia - ha sottolineato Patrizio Gonnella, presidente di Antigone - ha messo a nudo tutte le problematiche del nostro sistema penitenziario che da anni andiamo sottolineando e denunciando, in primis quello del sovraffollamento". Tra le richieste avanzate dall'associazione misure alternative alla detenzione per i detenuti che devono scontare reati meno gravi. Secondo l'associazione infatti sono quasi 20.000 coloro che hanno pene da scontare inferiori ai tre anni.

Da fine febbraio al 19 marzo le presenze in carcere sono calate di 95 persone in meno al giorno. Questa tendenza accelera con l’entrata in vigore del decreto “Cura Italia”, che prevede le prime misure deflattive: dal 19 marzo al 16 aprile la popolazione detenuta cala ulteriormente di 158 persone al giorno. Dal 16 aprile 2020 in poi il clima cambia. Si pone il tema delle scarcerazioni di persone appartenenti alla criminalità organizzata e le presenze in carcere iniziano a calare di 77,3 presenti al giorno, meno della metà di prima.

Il Garante nazionale riferisce che le detenzioni domiciliari concesse fra il 18 marzo e il 15 maggio erano 3.282, e in 919 casi era stato adottato il braccialetto elettronico. Sono persone condannate per reati non gravi con meno di 18 mesi da scontare. Non solo braccialetti: con lo scoppio della pandemia e la chiusura dei colloqui in presenza sono arrivati nelle carceri oltre 1.600 tra smartphone e tablet e il numero di telefonate concesse settimanalmente è stato aumentato.

“La pandemia - conclude Gonnella - ci ha dimostrato che sistema penale e penitenziario possono essere più miti e attenti ai diritti, senza che questo pregiudichi in alcun modo la sicurezza pubblica"

Da 5 anni, dal periodo post sentenza Torreggiani, il numero di persone recluse nei penitenziari italiani non era così basso. Da allora era stata una costante crescita fino alla quota di 61.230 registrata proprio alla fine del mese di febbraio. Il rischio, denunciato anche in passato da Antigone, era che questo costante aumento avrebbe potuto portare il sistema carcerario nuovamente a quella condizione che costò all’Italia la condanna della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo per trattamenti inumani e degradanti.

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Misure alternative al carcere

Come ricostruisce Antigone nel suo report annuale negli ultimi anni il numero soggetti sottoposti a una misura alternativa al carcere è aumentato in maniera costante. A fine 2008 tra detenzione domiciliare, affidamento in prova ai servizi sociali e semilibertà erano coinvolte 7.530 persone; 10 anni dopo, a fine 2018, erano diventate 28.031: quasi il quadruplo. Il 15 aprile 2020 erano 30.416.

Detenzione domiciliare e affidamento in prova sono le misure che più influenzano l'andamento della popolazione detenuta. Al 15 aprile, il 28,2% dei destinatari della misura di affidamento in prova proveniva dal carcere (5.250 persone). Nel caso della detenzione domiciliare la percentuale saliva al 42,4% (4.590 persone).

Un aspetto che vale la pena sottolineare è quello dei costi. Le misure alternative costano meno di un decimo di quanto costi la detenzione. Se la detenzione domiciliare prevede che si sconti la pena (o una sua parte) presso il proprio domicilio, nel caso dell’affidamento in prova si è sottoposti a un programma fatto di obblighi lavorativi, eventuali attività di volontariato, orari entro cui ci si deve recare al proprio domicilio, trattamenti specifici nel caso in cui si sia tossico o alcool dipendenti e spesso colloqui periodici con gli operatori sociali. C’è poi la semilibertà: chi vi è soggetto esce dal carcere durante il giorno, in genere per svolgere attività lavorative, per poi tornarci alla sera.

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L'andamento della delittuosità nel nostro paese ha subito una netta diminuzione in questa fase emergenziale: dal 1° gennaio al 31 marzo 2020 il totale generale dei delitti ha mostrato un trend in flessione (-29,2% rispetto all’analogo periodo del 2019). Dati che corrispondono a quelli degli altri Paesi dove sono state applicate restrizioni alla libertà di circolazione volte a contrastare il propagarsi del Covid-19.

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