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Martedì, 16 Aprile 2024
'Ndrangheta / Mantova

Il nipote del boss che gestisce i fondi della ricostruzione post terremoto

L'affare riguarda il sisma del 2012 in provincia di Mantova. Lavoravano solo le ditte "amiche" e si andava avanti con generose mazzette. Nove persone sono indagate. Il funzionario intercettato: "Mio nonno era mafioso..."

C'era la cosca della 'ndrangheta Dragone a gestire i fondi per la ricostruzione degli edifici danneggiati dal terremoto del 2012 in provincia di Mantova. È quanto portato alla luce da un'indagine dei carabinieri, che hanno eseguito decine di perquisizioni tra abitazioni private e studi tecnici di professionisti in Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Calabria. Nove persone sono indagate a vario titolo per concussione, abuso d'ufficio, corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio, intestazione fittizia di società con l'aggravante delle finalità mafiose.

Perno dell'indagine il tecnico incaricato delle pratiche per la concessione dei fondi: è il nipote di uno storico boss cutrese e aveva il ruolo di tecnico istruttore nei comuni compresi nel cosiddetto "cratere sismico" della provincia di Mantova (Poggio Rusco, Borgo Mantovano, Magnacavallo, Sermide e Felonica) incaricato di istruttorie, di verifica, di rendicontazione e di autorizzazione ai pagamenti dei contributi a fondo perduto stanziati da Regione Lombardia per gli immobili danneggiati dal terremoto del 2012.

Parlando con gli imprenditori spiegava chiaramente la sua posizione. "Io come ditta non posso lavorare nel Sisma perché mio nonno era mafioso", e ancora "Io da sei anni son il Rup (Responsabile unico procedimento, ndr) di Poggio Rusco, Villa Poma, Magnacavallo e Sermide. Io sono chi realizza la pratica, chi realizza le ditte e chi fa l'ordinanza di concessione. Se ne prendi sessanta, settanta, grazie a un mio agire sei contento o no?". Ad ascoltarlo però c'erano anche gli investigatori che con le intercettazioni hanno ricostruito il quadro.

Gli imprenditori, così come i beneficiari dei finanziamenti, si sarebbero rapportati con il tecnico secondo uno schema collaudato: pagavano (in genere il 3% del contributo) per garantirsi la trattazione della propria pratica violando l'ordine cronologico e con aumenti dell'importo del contributo pubblico a fondo perduto (in un caso a 950.000 euro anziché 595.000 come originariamente stabilito). La concussione prevedeva che il contributo pubblico fosse elargito ai richiedenti solo a condizione che affidassero i lavori di ricostruzione a delle società facenti capo al tecnico istruttore e al padre di questi. Le società, che di fatto sarebbero state gestite dal padre del pubblico ufficiale, erano intestate a prestanomi per evitare il diniego di iscrizione nella white list.

L'operazione Sisma per gli inquirenti ha dimostrato "la rinnovata influenza" della cosca Dragone, nell'area mantovana-reggiana rispetto a quanto scoperto con la precedente indagine "Pesci", sempre dei carabinieri mantovani e della Dda di Brescia che aveva rilevato gli interessi della cosca Grande Aracri. Sono in tutto 9 gli indagati raggiunti dall'ordinanza di custodia cautelare (uno ancora ricercato), di cui 4 in carcere e 5 agli arresti domiciliari, fra cui architetti e ingegneri, imprenditori e personale di banche.

(Nel video in basso le dichiarazioni del comandante provinciale dei carabinieri di Mantova, colonnello Vincenzo Di Stefano)

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