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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Cosentino condannato, Saviano: "Ora bisogna capire chi ha preso il suo posto"

Nove anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Per l'ex sottosegretario del Pdl, a lungo coordinatore campano di Forza Italia, anche l'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Secondo l'accusa è stato il referente politico-istituzionale del clan dei Casalesi. Il commento dello scrittore: "Questa condanna è la prova che chi raccontava dei pericoli legati al ciclo dei rifiuti e agli appalti non mentiva"

L'ex sottosegretario all'Economia ed ex coordinatore campano di Forza Italia, Nicola Cosentino, è stato condannato a nove anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa a conclusione del processo Eco4, iniziato il 10 marzo 2011 e spalmato in 141 udienze. Le motivizioni saranno rese note tra 90 giorni. 

Il verdetto è stato deciso dai giudici del collegio C della prima sezione penale del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presieduta da Giampalo Guglielmo. All'ex parlamentare sono state anche comminate le pene accessorie di interdizione perpetua dai pubblici uffici, l'interdizione legale durante la pena e il pagamento delle spese processuali. Il pm della Dda di Napoli Alessandro Milita aveva chiesto 16 anni di condanna.

I giudici hanno escluso l'ipotesi del riciclaggio, concernente il presunto cambio da parte di Cosentino degli assegni bancari consegnatigli da emissari del clan; l'ipotesi era ricompresa in quella principale di concorso esterno. I magistrati hanno poi ritenuto la sussistenza della colpevolezza dell'ex sottosegretario fino all'8 dicembre 2005, mentre per il pm Alessandro Milita le condotte incriminate sarebbero andate avanti dal 1980 fin quasi ai giorni nostri. Le motivazioni saranno depositate entro il termine di novanta giorni. Al termine dell'udienza, mentre il pm Alessandro Milita ha spiegato che "questo è tra i processi più importanti per la Dda", l'avvocato di Cosentino, Agostino De Caro, ha invece affermato polemicamente che "questo è tra i processi in cui si è giudicato un fenomeno; i fatti penalmente rilevanti non sono emersi".

Secondo l’accusa, è stato sin dal 1980 e fino al 2014 il referente politico-istituzionale del clan dei Casalesi, dai quali avrebbe ricevuto sostegno elettorale e capacità di intimidazione, e ai quali avrebbe offerto la possibilità di partecipare ai proventi degli appalti del ciclo dei rifiuti e delle assunzioni. Il Fatto quotidiano spiega nel dettaglio:

L’impianto accusatorio si è concentrato intorno alle vicende della nascita dell’Eco 4 con a capo i fratelli Sergio e Michele Orsi (quest’ultimo ucciso nel 2008 dall’ala stragista del clan di Giuseppe Setola), imprenditori vicini al clan dei Casalesi, nonché società operativa del Consorzio Ce4 con a capo Giuseppe Valente, diventato poi nel corso del dibattimento uno dei principali testi della Procura. L’Eco 4 fu “società a partecipazione mafiosa”, sostiene il pm Milita, Questo il contesto in cui la Procura ha collocato gli sversamenti illeciti nel casertano e fuori regione, e la mancata realizzazione dell’inceneritore di Santa Maria la Fossa. Cosentino avrebbe fatto finta di appoggiare i comitati che si battevano contro l’impianto, per favorire invece un altro progetto. Cosentino avrebbe avuto un controllo assoluto delle assunzioni e degli incarichi all’interno della Eco4.

IL COMMENTO DI SAVIANO - "Questa sentenza dimostra che anni di lavoro, inchieste, anche giornalistiche, di racconto sul potere cosentiniano non erano una fantasia, c'erano elementi importanti, anche se ovviamente è solo una sentenza di primo grado, significa che comunque c'era, c'era un elemento importante, cioè il racconto di come Nicola Cosentino raccogliesse non tanto semplicemente i voti in quel territorio, ma fosse l'elemento più importante riguardo l'imprenditoria, cioè la possibilità di gestire: innanzitutto i soldi pubblici, perché Cosentino aveva come sottosegretario all'Economia la delega sui soldi europei per il Mezzogiorno anche, quindi non è semplicemente una questione campana". Lo ha detto lo scrittore Roberto Saviano, commentando al GR3 la condanna dell'ex sottosegretario all'Economia, Nicola Cosentino. Secondo Saviano "non bisogna credere che si finisce qui, anzi. Nicola Cosentino con il suo silenzio paga una responsabilità di tutti. Una responsabilità del suo partito che in questo momento sicuramente è distribuita altrove. Quindi il ruolo di Nicola Cosentino, il ruolo di quella borghesia imprenditrice italiana da sempre alleata alle organizzazioni criminali".

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