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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Napoli

L'inseguimento in scooter, i calci del fratello e la caduta: così è morta Maria Paola Gaglione

La ricostruzione nell'ordinanza di convalida dell'arresto di Michele Antonio Gaglione, fratello della vittima e accusato di omicidio preterintenzionale aggravato

"Fermati, ti devo uccidere". Acerra, provincia di Napoli, notte dell'11 settembre scorso. Due scooter affiancati in una folle corsa, provenienti da Caivano. Su un Sh 300 viaggiano Ciro Migliore (alla guida) e la fidanzata ventenne Maria Paola Gaglione. Stanno scappando. Sull'altro, una moto Honda Adv, ad inseguirli c'è il fratello di lei, Michele Antonio Gaglione, trentenne. "Fermati, ti devo uccidere", urla quest'ultimo minacciando Ciro Migliore, "fiancheggiando senza soluzioni di continuità il mezzo, li braccava, obbligandoli a mantenere una velocità sostenuta, ripetutamente speronandoli, tentando di tagliar loro la strada e colpendo il veicolo sul lato sinistro con ripetuti calci, con il fine di procurare la caduta del mezzo e le conseguenti lesioni dei due giovani".

Così è morta Maria Paola Gaglione

Gaglione - scrivono i giudici - cerca di tagliare la strada al mezzo che lo precede. Non solo, perché quando riesce ad affiancarlo scalcia contro la scocca dello scooter guidato da Ciro, incurante che sul sellino del passeggero ci fosse anche sua sorella. Lei gli urla di smetterla. Inutilmente. Tanto che in concomitanza di una manovra di svolta verso destra in via degli Etruschi ad Acerra, Michele Antonio Gaglione "assestava un ulteriore calcio sul lato sinistro del motoveicolo, condotta per effetto della quale Ciro Migliore perdeva il controllo del mezzo; quindi, provocava la rovinosa caduta dei due giovani causando il decesso della sorella Maria Paola Gaglione; nonché, dopo la caduta, inseguiva Migliore assestandogli calci e pugni".

Eccola la ricostruzione contenuta nell'ordinanza di convalida dell'arresto per Michele Antonio Gaglione, attualmente detenuto con l'accusa di omicidio preterintenzionale aggravato dai futili motivi in quanto non condivideva la relazione della sorella con Ciro Migliore, 22enne transessuale. Gaglione resta in carcere: la sorella Maria Paola è morta per colpa sua, secondo quanto stabilito dal gip al termine dell’udienza preliminare.

È morta cadendo dallo scooter e battendo la testa su una colonnina di cemento, mentre Ciro Migliore, il suo fidanzato, è rimasto ferito anche dai pugni e dai calci sferrati da Gaglione mentre tentava di rialzarsi. Per il giudice per le indagini preliminari Fortuna Basile del tribunale di Nola non importa se lo scooter Sh 300 su cui viaggiavano Ciro Migliore e Maria Paola Gaglione sia caduto per l'ultimo calcio sferrato dal trentenne o nel tentativo di fuggire: a causare quell'incidente è stato l'inseguimento e i tentativi continui di Michele Antonio Gaglione di fermare, anche con la violenza, i due fidanzati in fuga.

La ragazza ventenne, secondo la ricostruzione del gip, è morta perché lui, che non sopportava la storia tra la sorella e Ciro, il fidanzato trans, li ha inseguiti in moto per sedici minuti da Caivano fino ad Acerra, mentre i due ragazzi scappavano. "È indubbio, come peraltro ammesso dall'indagato, che lo stesso teneva una condotta di guida pericolosa - si legge nell’ordinanza -. È altrettanto indubbio che una tale condotta si rivelava pericolosa e idonea alla perdita di controllo dello scooter" da parte di Ciro Migliore. "Sulla parte sinistra dello scooter sul quale viaggiava anche Maria Paola - aggiunge il gip - sono state trovate impronte compatibili con la suola delle scarpe indossate dal Gaglione".

"Ciro era sbagliato per lei ma non siamo omofobi"

Franco e Pina Gaglione, i genitori di Maria Paola e Michele Antonio, credono nell'innocenza del figlio attualmente detenuto. "Non abbiamo mai creduto all’ipotesi dell’aggressione perché conosciamo Michele e il suo amore per Paola", hanno scritto in una nota ufficiale, negando di essersi opposti alla relazione tra la loro figlia e Ciro Migliore per questioni di carattere sessuale: "Desideriamo esprimere il nostro più forte dissenso per le frasi omofobe attribuite a noi e al nostro figlio. Nella nostra famiglia, umile e cristiana, non c'è spazio per l'odio verso il prossimo e a maggior ragione non c'è spazio per l'odio o la discriminazione per motivi sessuali", asseriscono i genitori di Paola.

E poi spiegano: "Eravamo preoccupati per Paola, ma non per le sue scelte sentimentali o sessuali. Sentivamo il pericolo di una frequentazione con una persona, ad avviso di noi genitori, poco affidabile. La nostra critica era alla persona, mai all'orientamento sessuale. Il tempo dirà se le nostre erano preoccupazioni fondate. Adesso chiediamo solo di rispettare le nostre lacrime, il nostro dolore e il nostro silenzio".

Il messaggio di Ciro alla fidanzata morta: "Il mio cuore è con te, ti amerò oltre le nuvole" 

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