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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Ai campi rom si può dire no e spendere meno denaro pubblico

Autorecupero a Padova e autocostruzione a Messina: modelli alternativi ai campi rom per i quali Roma ha speso 24 milioni di euro solo nel 2013. L'Associazione 21 Luglio e il dossier "Campi nomadi Spa" spiegano come diversi siano gli esperimenti in Italia

Esistono alternative ai campi rom che farebbero anche risparmiare denaro pubblico.  E' quanto emerge dal rapporto Campi Nomadi Spa, presentato dall'associazione 21 Luglio, da tempo schierata in difesa dei diritti rom e per la chiusura dei villaggi attrezzati.

A Roma si è speso troppo e male. Mentre ci sono altre città nel nostro Paese che sono esempi virtuosi: a Messina e a Padova sono stati sperimentati due progetti di inserimento abitativo, diversi anche in costi dalla gestione emergenziale fatta dalla Capitale. Il Campidoglio ha speso nel solo anno 2013 ben 24 milioni di euro. "Un fiume di denaro pubblico - si legge sul rapporto - che per le comunità rom non si traduce in alcun beneficio in termini di inclusione sociale".

A MESSINA CI SI COSTRUISCE LE CASE – Ma poi c'è anche chi gestisce il tutto in maniera virtuosa. E' il caso del progetto "Casa e/è Lavoro" di Messina, che ha puntato sull'inserimento abitativo con il recupero di stabili in disuso non lontani dal centro. Sono state le 14 famiglie rom residenti nel campo attrezzato di Villaggio Fatima, dopo apposito corso di formazione,  che hanno ristrutturato gli alloggi che poi sono andati ad abitare: “Il costo dell'opera (145 mila euro) è risultato 10 volte inferiore rispetto a quello sostenuto annualmente dal comune per la gestione del campo attrezzato". Costo complessivo del progetto  145.683 euro.

L'AUTOCOSTRUZIONE A PADOVA – A Padova invece l'idea alla base del "Villaggio Speranza" è stata quella di realizzare nuove unità abitative in muratura, formando professionalmente 12 famiglie sint, residenti in un campo per contribuire in prima persona alla costruzione delle case che abitano dal febbraio 2010. Il terreno e le abitazioni sono rimaste di proprietà del Comune e sono date in affitto, pagato con canone calcolato in base al reddito. Costo complessivo del progetto 642.215 euro.

LE 'CATTIVE' PRATICHE E LE ALTERNATIVE - Salta all'occhio la differenza di spese con il campo attrezzato La Barbuta, vicino all'aeroporto di Ciampino (in provincia di Roma), costato in totale 9.444.448 euro.

Il rapporto di 21luglio vuole però essere anche un punto di partenza per modificare la "Campo Nomadi S.p.a." romana. Cosa bisogna fare allora per la Capitale? Il tutto è già codificato dalla Legge Regionale n.55 del 1998 che regolamenta l'autorecupero del patrimonio immobiliare, e parte da un ipotetico edificio dismesso di proprietà del Comune, una residenza sanitaria a Tor Marancia.

L'intervento ipotizzato sulla carta prevede di realizzare all'interno dello scheletro abbandonato alloggi privati con spazi in comune, che verranno gestiti e organizzati dalla cooperativa stessa come un vero e proprio insediamento in co housing. Si prende poi una cooperativa campione di 22 famiglie tra cui 2 rom, una di rifugiati, una di immigrati e altre italiane in disagio abitativo, con reddito stimato a persona di mille e 200 euro al mese.
Costo stimato per il Comune di Roma: 700 euro al mq per un totale di 1.661.100 euro . Una cooperativa invece affronterebbe i costi per la sistemazione degli alloggi interni. Anche in questo caso il costo medio stimato è di 700 euro al mq per un totale di 1.205.040 euro.

IL RITORNO ECONOMICO - Gli oneri anticipati dai soci inquilini della cooperativa per realizzare i lavori, ottenuti tramite mutuo bancario ventennale con il Comune garante, verrebbero scomputati dai canoni da versare per un periodo proporzionale all'investimento realizzato. Dopo di che le singole famiglie verserebbo al Comune un canone, calcolato sulla base dell'equo canone e del reddito. La famiglia tipo considerata nello studio, con appunto 1200 euro di stipendio mensile, dovrà sostenere un pagamneto di 550 euro, che sottratta la quota mutuo, diventano 287,50.

Tre i vantaggi per la 21 Luglio da un progetto simile: “Si risponde all'emergenza abitativa con minimi investimenti, si risparmia risorse perché il Comune non investe in fase di realizzazione sul costo dei lavori, si includono le famiglie e si riqualifica l'area”.

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