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Venerdì, 19 Aprile 2024

Aumenta il consumo di cibi scaduti nell'Italia della crisi: "Tendenza molto preoccupante"

E`quanto emerge da un sondaggio on line condotto dal sito www.coldiretti.it

Nell'ultimo anno sei italiani su dieci (59%) hanno mangiato almeno una volta cibi scaduti. E`quanto emerge da un sondaggio on line condotto dal sito www.coldiretti.it sugli effetti della crisi sui consumi delle famiglie. In particolare - sottolinea la Coldiretti - ben il 34% dei rispondenti ha portato in tavola alimenti fino ad una settimana dopo la data di scadenza, ma ben il 15% fino ad un mese e l`8% anche oltre, mentre il 2% degli italiani non guarda mai la data di scadenza.

"Si tratta di una tendenza preoccupante che - sostiene la Coldiretti - conferma gli effetti negativi della crisi sulla qualità dell`alimentazione degli italiani che hanno dovuto tagliare la spesa, ridurre gli acquisti di alimenti indispensabili per la dieta e rivolgersi a prodotti low cost che non sempre offrono le stesse garanzie qualitative".

Gli acquisti di frutta e verdura nel 2013 sono scesi al minimo da inizio secolo con le famiglie che - prosegue la Coldiretti - hanno messo nel carrello appena 320 chili di ortofrutta nel corso del 2013, oltre 100 chili in meno rispetto al 2000 mentre il 16,8 per cento degli italiani non possono permettersi un pasto proteico adeguato ogni due giorni secondo l`Istat. Ad aumentare sono solo le vendite di prodotti alimentari low cost nei discount che sono gli unici a dare segnare un aumento nel corso del 2013 (+1,7 per cento) mentre le gli acquisti alimentari degli italiani scendono complessivamente del 3,9 per cento.

La Coldiretti così prova a tracciare un vademecum sulle scadenze dei cibi per aiutare i consumatori a orientarsi. La data di scadenza vera e propria, ricorda Coldiretti, è la data entro cui il prodotto deve essere consumato ed anche il termine oltre il quale un alimento non può più essere posto in commercio, pena rischi importanti per la salute.

Altra cosa è il cibo con la dicitura "Da consumarsi preferibilmente entro" che indica la data fino alla quale il prodotto alimentare conserva le sue proprietà specifiche in adeguate condizioni di conservazione, cioè "indica soltanto la finestra temporale entro la quale si conservano le caratteristiche organolettiche e gustative, o tutt'al più, nutrizionali, di un alimento, senza con questo comportare rischi per la salute in caso di superamento seppur limitato della stessa.

Attualmente, spiega la Coldiretti, solo pochi alimenti hanno una scadenza prestabilita dalla legge come il latte fresco (7 giorni) e le uova (28 giorni). Per tutti gli altri prodotti la durata viene stabilita autonomamente dagli stessi produttori, in base ad una serie di fattori che vanno dal trattamento tecnologico alla qualità delle materie prime, dal tipo di lavorazione e di conservazione per finire con l`imballaggio. Per questo, non è difficile, durante un controllo commerciale, vedere due prodotti simili, ma di marchio differente con data di scadenza diversa. E` infatti compito di ogni singola azienda effettuare prove di laboratorio sui propri prodotti, per misurare la crescita microbica e valutare dopo quanti giorni i valori organolettici e nutrizionali cominciano a modificarsi in modo sostanziale.

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