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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Crisi senza fine: "Ogni due ore falliscono tre aziende"

Nei primi cinque mesi dell'anno, più di cinquemila fallimenti: colpa dei consumi che scendono e di crediti non saldati dai debitori, fra cui lo Stato. Chiusure e domande di concordato in aumento ovunque: è allarme vero

Numeri sempre più impietosi. Dati che suonano come un campanello d'allarme per gli imprenditori e spaventano il Governo: in Italia si registrano trentacinque fallimenti al giorno. Se si vuole rendere la situazione ancora più nera, basta pensare che ogni due ore nel Bel Paese "muoiono" tre aziende: 5334 nei primi cinque mesi dell'anno, 244 in più rispetto agli stessi mesi dello scorso anno. 

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L'allarme, l'ennnesimo, questa volta arriva da Unioncamere che, nel suo ultimo rapporto sulla crisi italiana, anticipato da La Stampa, è impietosa. Oltre ai fallimenti, infatti, crescono anche le domande di concordato, addirittura triplicate rispetto al 2012: da 539 a 904 casi, +68%. A volte è il tentativo estremo di rinviare il fallimento definitivo,  altri è il modo per "liberarsi" dei creditori. 

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I motivi di una situazione tanto drammatica? Le imprese, spiega Unioncamere, muoiono perché i consumi continuano a scendere, perchè i costi sono troppo alti e perchè non riescono ad esportare. Ma anche perché i clienti, spesso altre aziende, altrettanto spesso lo Stato, non pagano.

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Insomma, si fallisce non solo per i debiti ma anche per soldi che dovrebbero essere a bilancio con il segno più e che invece non risultano. Una situazione che non deve essere sfuggita allo Stato che in settimana ha cominciato a liberare venti miliardi di "arretrati". 

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I settori più colpiti sono le attività manifatturiere, 1131 fallimenti, le costruzioni, 1.138, e il commercio, sia al dettaglio che all’ingrosso, 1.203. Nel settore edile, che segue il trend generale, è boom anche di domande di concordato che fanno segnare un +227,3% per il comparto immaboliare e un +141,7% per quello delle costruzioni. 

Cadono, infine, gli ultimi baluardi Emilia, Toscana e Veneto: segno inequivocabile di una crisi che non lascia scampo. 

Intanto, in mattinata migliaia di caschetti gialli da lavoro sono stati disposti intorno alla statua di Cattelan al centro di Piazza Affari e davanti alla Borsa, come un vortice, quello delle vessazioni nel mondo del lavoro edilizio. 
 

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