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Martedì, 23 Aprile 2024
Crisi economica

"Tra tasse e balzelli impossibile andare in ferie": crolla il turismo

Fortunato Giovannoni, presidente della Federazione italiana associazioni imprese viaggio e turismo, spiega a Today.it lo scenario delle "vacanze 2013". Un italiano su due non andrà in vacanza. Colpa della crisi ma, soprattutto, di come la politica (non) la sta affrontando

Parlare di ferie significa raccontare un pezzo d’Italia, con i suoi costumi e le abitudini che cambiano e che inseguono il mondo. Racconta della riviera romagnola, quella toscana, le mondanità di Capri, la casa in affitto o le tre settimane in pensione; di costumi interi e poi della malizia dei primi due pezzi, oppure degli slip e poi dei boxer e ancora degli slip; di ‘Sapore di sale’ e di famiglie che hanno scelto sempre la solita spiaggia. Prima. Oggi, di aerei, treni, città d’arte, macchine o motorini a noleggio, campeggi, week-end. Quasi bucoliche fino alla fine degli anni ottanta, poi dinamiche, frenetiche, sempre più simili ad una storia a 140 caratteri. C’è questo, il riassunto di un cambiamento fisiologico, i giorni della vacanza che aderiscono alle dinamiche del presente, senza tuttavia tralasciare quanto l’economia, macro e micro, lavori nella carne dell’uomo. L’uomo silenziosamente si forgia anche dentro il sistema economico che vive. Così nell’età dell’oro, così in tempi di crisi, quando fare il turista comincia ad essere una faccenda complicata, un capitolo di spesa spesso amputato.

“Le stime di inizio estate ci dicono che quasi il 50% degli italiani non andrà in vacanza”. A dirlo è Fortunato Giovannoni, presidente di Fiavet, la Federazione italiana associazioni imprese viaggio e turismo (che rappresenta, direttamente o indirettamente, quasi 5mila agenzie di viaggio per 80-100mila addetti annui). Un virgolettato che arriva in un momento delicatissimo per gli agenti di viaggi e tour operator. Tanto da proclamare lo stato di agitazione. E questo la dice lunga sullo stato dell’arte di un Paese che per anni, bene o male (spesso male, investendo il minimo indispensabile, senza progettazione), ha fatto del turismo una forma d’introiti fondamentale.

La cosa tuttavia, da qualche anno a questa parte, si è andata sempre più complicando e la stretta della crisi ha tolto ossigeno al settore. “Rispetto al 2012 – continua Giovannoni –, che è già stato un anno nero, stiamo parlando di un calo, tra prenotazioni mancate e flussi turistici, di un 20-30%. Ma la cosa da evidenziare è la cifra affari che oltrepassa queste percentuali: è ancora più in calo, visto che si spende di meno”. In pratica ci si muove di meno con un borsello più leggero. “Un calo traducibile in qualche miliardo di euro e qui stiamo di parecchi posti di lavoro, di agenzie che chiudono. Il nostro settore è incollato alla situazione globale che stiamo vivendo. I dati della camera di commercio sono inequivocabili: ogni giorno chiudono decine di attività commerciali. Noi, a ruota, siamo dentro questo trend negativo: la moria di agenzie di viaggi, costrette a chiudere, è impressionante. Si tratta di un vero e proprio periodo nero”.

Oltretutto, secondo il presidente Fiavet, il calo è totale e diventa complicato disegnare una cartina della crisi del settore: “Si stanno salvando solo le città d’arte come Roma, Venezia, Firenze, che ancora reggono perché gli stranieri continuano a venire in Italia, anche se in numero minore. Ma in questo caso il calo e nell’ordine del 3-4%, quindi fisiologico vista la crisi. Il vero problema è che gli italiani non fanno più vacanza, non fanno più turismo”.

Economia in continua regressione, posti di lavoro che saltano, e così si va ad inceppare quel meccanismo che incollava le ferie con il diritto al riposo. “Per questo – continua Giovannoni – noi abbiamo dichiarato  lo stato di agitazione. Vediamo che le decisioni che prendono i politici, dal Parlamento in giù, passando dalle Regioni e dai Comuni, stanno affossando il settore”. Perché? “La questione sta in un’altra geografia, quella delle regole. Il turista, ovunque vada, deve avere la certezza della spesa. E invece in Italia ci sono una serie di balzelli, come la tassa di soggiorno, che creano confusione e tolgono al viaggiatore la certezza della spesa”.

Quindi, voi, nella lista della spesa da presentare al governo, chiedete una nuova normativa che ridefinisca il settore? “Certo, per noi intermediari è fondamentali fornire un tetto spesa sicuro al turista. La tassa di soggiorno, così frazionata territorialmente parlando, è il caso più lampante. Ma la lista dei punti deboli è lunghissima. Il problema è che in Italia non abbiamo ancora capito, proprio ora, in un momento di stagnazione economica, che il turismo va messo a sistema. Al ministro Bray chiediamo con forza una linea comune che razionalizzi il turismo italiano. Regole certe che oltretutto mettano al riparo noi e i nostri clienti da un abusivismo che, grazie a questo marasma normativo, è sempre più imperante. La qualità del turismo passa anche dalla qualità delle regole”.

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