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Mercoledì, 24 Aprile 2024
La famiglia si oppone / Moldavia

Morta dopo la fecondazione assistita, la beffa dell'autopsia: "Uccisa dal Covid"

I parenti non ci stanno e chiedono verità e giustizia: "Conclusioni distorte e aberranti"

La sua famiglia chiede verità e giustizia. È stata aperta un'inchiesta sulla morte di Cristina Toncu, trentenne cake designer di origine moldava residente a Chivasso, in provincia di Torino, deceduta lo scorso 2 settembre in un ospedale di Chisinau (capitale della Moldavia), nel corso di un prelievo per la fecondazione assistita. Durante l'intervento per il prelievo degli ovociti, il 26 agosto scorso, la trentenne è andata in arresto cardiaco, è entrata in coma e non si è più svegliata. Ora il colpo di scena: Cristina Toncu avrebbe perso la vita a causa del coronavirus. Lo sostiene il medico legale che ha eseguito l'autopsia sul corpo per conto della procura locale, che ha aperto un'inchiesta sull'accaduto.

Il responso è stato consegnato ben tredici settimane dopo l'accaduto. A questa conclusione, però, si oppongono i familiari della donna, tramite l'avvocato Sorina Arnaut. Hanno immediatamente disposto una contro-perizia. "Le conclusioni di questo rapporto a nostro avviso sono distorte e aberranti - ha dichiarato il legale in una conferenza stampa tenuta in Moldavia -. Chiedo che i membri della commissione siano imparziali e professionali nel giudicare questo caso".

Il 26 agosto scorso la donna era stata sottoposta a tampone, risultato negativo. "Siamo sicuri che la morte di Cristina non sia avvenuta a causa del contagio da Covid - ha spiegato Stefan Arnaut, marito della donna -. Pensiamo che Cristina sia stata vittima di negligenza".

Cristina è morta dopo un intervento di fecondazione assistita

Sul caso indagano le autorità della capitale della Moldavia. La donna, insieme al marito Stefan, si era rivolta ad una clinica moldava per tentare la fecondazione assistita. I due si erano conosciuti in Moldavia, poi lei aveva seguito lui in Italia. Sposati da quattro anni, volevano avere un bambino. Del suo caso si è interessato anche il ministero della sanità moldavo. È stato il marito Stefan Sirbulet a rendere nota la vicenda. "Per circa quattro anni abbiamo tentato di avere un figlio - ha raccontato il marito Stefan -. Poi, confrontandoci con alcuni amici, abbiamo deciso di rivolgerci a una notissima clinica privata della capitale, specializzata nella fecondazione in vitro".

"Mi hanno chiamato tre ore dopo l'inizio dell'operazione e mi hanno detto che il cuore di Cristina si era fermato. Cristina stava bene - ha aggiunto Stefan -, lo dicono tutte le analisi". Il marito della donna chiede giustizia e annuncia una denuncia in procura contro i medici e la struttura. La famiglia si è affidata a dei legali per seguire le indagini.
 

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