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Mercoledì, 22 Marzo 2023
La testimonianza

Marmolada, il ricordo della sopravvissuta: "Tommaso mi ha fatto da scudo, sono viva grazie a lui"

Alessandra De Camilli, 51 anni, architetto di Schio, sopravvissuta, ricorda quegli attimi di terrore

Mancavano circa venti minuti prima i due arrivassero al rifugio per pranzare ma la loro vita è stata travolta dalla valanga della Marmolada. Alessandra De Camilli, 51 anni, architetto di Schio, in provincia di Vicenza, è sopravvissuta e si trova in ospedale ma il suo fidanzato Tommaso Carollo, manager di Zanè di 48 anni, non ce l’ha fatta. E oggi la sopravvissuta pubblica un post sulla pagina Facebook in cui lascia al social network un ricordo toccante sul suo compagno: “Ora che affiora qualche ricordo e qualche particolare in più, posso ragionevolmente pensare che, se sono viva è forse grazie a te. Tutti devono sapere che persona onesta, seria, corretta ed altruista fossi. Con te mi sentivo sempre al sicuro”.

Dall’ospedale di Trento l’architetto continua a mandare messaggi d’amore al suo Tommaso che non c’è più e ha raccontato come, in un mix fra ricordi e immaginario, pensa che se è viva oggi, lo deve anche al suo fidanzato, che le avrebbe fatto da scudo dopo averla gettata a terra. Un gesto d’istinto, di protezione per la sua compagna, nel tentativo disperato di proteggerla dal muro di decine di metri di roccia, neve e detriti che stava piombando su di loro.

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In una intervista De Camilli ha raccontato come il suo “ultimo ricordo che ho è lui che mi ha detto “via” e questo braccio, visto che non c’erano rocce per ripararci, era un punto scoperto, ho quasi l’idea che mi abbia buttato per terra e mi abbia fatto da scudo lui”. Poi il boato, un rumore sordo, “poi abbiamo visto, è stata una cosa di un attimo, pietre, pezzi di ghiaccio, di neve che rotolavano giù. Quando mi hanno risvegliata c’erano i soccorritori, a un metro e mezzo da me c’era il caschetto di Tommaso ma c’era solo il caschetto, lui non c’era più".

La donna ricorda la posizione in cui erano. Uno accanto all’arto. Sarà stato mezzo metro di distanza. Poi l’appuntamento con un destino atroce. “Avevamo tanti progetti, andava tutto bene, lui era tanto felice. Non è stata colpa di una nostra disattenzione, ma di un destino brutto. Amava tantissimo la natura in generale, ma soprattutto la montagna. Un giorno mi ha detto che se pensava al Paradiso pensava di essere in cima alla Marmolada; quindi nel male penso, forse, è stato il posto dove comunque avrebbe voluto essere”.

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