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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Scienza

La pillola per curare l'epatite C costa mille euro al giorno

Secondo gli ultimissimi studi, la pillola in questione può portare a percentuali molto alte di guarigioni e quindi a un risparmio sulle cure

Costa mille dollari e va presa una sola volta al giorno per tre mesi. E' la rivoluzionaria pillola per curare l’epatite C che utilizza la molecola "sofosbuvir". Una nuova speranza per i malati.

La cura è stata approvata definitivamente venerdì sera dalla "Food and Drug Administration" (Fda): ha un costo notevole, circa 84 mila dollari per terapia, ma può portare a percentuali molto alte di guarigioni e quindi rappresentare in definitiva un risparmio rispetto alle cure attuali, protratte nel tempo.

"E' una notizia storica, una rivoluzione nella terapia di questa malattia che causa nel nostro Paese 10.000 morti l’anno", ha commentato Antonio Gasbarrini, professore di gastroenterologia all’Università Cattolica di Roma. Il farmaco è infatti «il primo antivirale con azione diretta che unisce una grande efficacia a bassi effetti collaterali - spiega lo studioso - e che potrà essere utilizzato anche nei malati più gravi per diminuire la progressione della malattia».

L’epatite C è una malattia infettiva del fegato causata dal virus Hcv e trasmessa principalmente per contatto diretto con sangue infetto. Può risolversi in poche settimane oppure portare alla cirrosi e al cancro al fegato e colpisce ogni anno 3-4 milioni di persone in tutto il mondo. Al momento ci sono circa 150 milioni di malati cronici. In Italia sono circa un milione le persone infettate dall’Hcv, ma appena l’1,5% si cura. Per l’epatite C le iniezioni di interferone, che ha problemi di tollerabilità e resistenza al trattamento, e le pillole di ribavirina rappresentano la terapia di riferimento. La sofosbuvir può essere invece utilizzata da sola per combattere almeno un sottotipo di virus, il genotipo 2. L’approvazione definitiva negli Usa del farmaco a base di sofosbuvir era molto attesa (in Europa dovrebbe essere approvata a inizio 2014) e segue quella avvenuta a fine novembre di un’altra pillola, a base della molecola simeprevir, utilizzabile (con l’interferone e la ribavirina) contro il genotipo 1 dell’epatite C che rappresenta il 50% di tutte le infezioni.

Gli scenari che si aprono, secondo gli esperti, con queste nuove molecole sono davvero rivoluzionari: «da tassi di guarigione dall’infezione con il virus dell’epatite C oggi abbastanza modesti (del 45%) si arriverà a tassi di efficacia dell’80-95%«, con trattamenti di breve durata e pochi effetti collaterali, secondo quanto spiegato da Massimo Colombo dell’università di Milano. L’obiettivo sarà eradicare non solo il virus ma diminuire la progressione della malattia e dunque la mortalità. A fronte di questo si dovrà preventivare un enorme esborso di denaro per la sanità pubblica. Ma secondo i primi scenari tracciati dagli economisti sanitari del Ceis di Tor Vergata, i risparmi potrebbero andare da un minimo di 11 milioni di euro dal 2015 ad un massimo di 44 milioni di euro nei successivi 15 anni. 

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