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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Spagna

Curriculum anonimi per combattere le discriminazioni contro donne e immigrati

In Spagna il governo ha siglato un protocollo con quasi 80 aziende che hanno accettato di prendere in considerazione cv senza foto e dati personali, per un processo di selezione trasparente e non discriminatorio.

Un curriculum anonimo per combattere le discriminazioni contro immigrati, donne e over 50. Era una proposta, oggi è diventata realtà: anche la Spagna infatti dice sì a un curriculum anonimo. Il ministero spagnolo della Sanità, Servizi Sociali e Parità ha firmato un protocollo con 78 aziende che hanno aderito al progetto, accettando di prendere in considerazione curriculum senza foto e dati personali. 

Il protocollo è stato firmato dal segretario di Stato per i servizi sociali e la parità, Mario Garcés, insieme con il direttore dell'Istituto per le donne, Lucía del Carmen Cerón, con i rappresentanti di imprese quali la banca Santander, la multinazionale delle nuove tecnologie Gamesa e il colosso delle forniture di servizi professionali per le imprese KMPG, ma anche istituzioni pubbliche come il comune di Alcorcón e l'Università Politecnica di Valencia. Dalla firma del documento le aziende hanno tre mesi di tempo per sviluppare un modulo base di curriculum anonimo, che verrà poi approvato dalle imprese disposte ad accettarlo.

"Garantire effettiva parità"

Il protocollo rappresenta il primo passo per l'attuazione di questa iniziativa, sette mesi dopo l'annuncio del ministro della Sanità Dolors Montserrat che aveva garantito il suo impegno personale in questa direzione nel corso di un'audizione alla commissione Parità del Congresso dei Deputati, la camera bassa del parlamento spagnolo.

Il ministro Montserrat, da sempre in prima linea nelle battaglie sui diritti e contro ogni discriminazione di genere, in quell'occasione aveva annunciato la sua intenzione di "lavorare con le aziende che si occupano di selezione del personale per sviluppare un codice di condotta che definisca delle buone pratiche nel processo di selezione, come i curriculum anonimi", per favorire una maggiore integrazione delle donne nel mercato del lavoro e combattere le discriminazioni nei confronti dei soggetti più svantaggiati.

Il curriculum anonimo elimina la maggior parte dei riferimenti personali come nome, sesso, età, fotografie. Via anche le informazioni sulle università frequentate. Gli unici dati rilevanti ai fini dell'assunzione dovrebbero essere quindi il profilo, la formazione e le competenze del candidato. L'obiettivo è "rimuovere ogni tipo di filtro e garantire la parità effettiva nei processi di assunzione", ha dichiarato Mario Garcés. "Vogliamo abbattere pregiudizi e barriere e garantire che il processo di selezione sarà trasparente e non discriminatorio", ha concluso il segretario. 

Curriculum al buio in Europa

La Spagna non è la sola in Europa ad aver intrapreso un percorso di questo tipo. Regno Unito, Francia, Germania, Olanda e Svezia hanno da tempo avviato una serie di progetti pilota. Ma i risultati sono controversi. Secondo alcuni studi dell'Istituto tedesco di studi sul lavoro, il "name-blind recruitment" sembrebbe aver davvero aumentato la possibilità per i candidati appartenenti a minoranze etniche di venire contattati per un colloquio, mentre non ci sono dati per affermare se le probabilità di ricevere un'offerta di lavoro diminuiscono una volta sostenuto l'incontro, come spiegò il Financial Times in un lungo articolo in forma di "domande e risposte" sul tema.

In Francia, l'introduzione del cv anonimo invece avrebbe penalizzato gli immigrati e gli appartenenti alle classi sociali più basse, come ha rivelato un'inchiesta del Centre de recherche en économie et statistiques (Crest), secondo cui i candidati potenzialmente più svantaggiati hanno una possibilità su 10 di essere chiamati per un colloquio dopo aver inviato un curriculum tradizionale, mentre con quello anonimo le opportunità sarebbero una su 22. 

E in Italia?

 Di "name-blind recruitment" nel nostro Paese se ne parla ancora molto poco ma qualcosa si sta muovendo, inaspettatamente proprio dal settore dell'amministrazione pubblica. Nel 2016, pur non essendoci alcun obbligo di legge in tal senso, la Commissione Affari generali del Comune di Bologna ha approvato all'unaminità (con l'astensione di una consigliera del Pd) la proposta di richiedere curriculum anonimi per la valutazione di candidati nella formazione del Comitato dei garanti, che in base allo Statuto di Palazzo D'Accursio ha il compito di giudicare l'ammissibilità o meno dei referendum consultivi. Ad avanzare l'idea era stata una giovane consigliera italo-canadese di 25 anni, Emily Clancy, eletta per Coalizione Civiva, una lista di sinistra alternativa al Partito democratico, che ha fatto studi sull'anti-discriminazione tra l'Università di Bologna e il King's College di Londra. 

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