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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Carcere

"Mio padre è invalido al 100%, riportate mio fratello nel carcere della sua città"

L'appello della sorella di Davide Rosci, condannato in primo grado per devastazione e saccheggio per i fatti del 15 ottobre 2011: "Voglio solo che mio padre possa vedere suo figlio"

Ludovica Rosci ha appena avuto una bambina di due mesi. Nei nove mesi di gravidanza ha però gestito una difficile situazione: Lucio, padre di Ludovica, è un invalido al 100%, affetto dal morbo di Alzaimer e da quello di Parkinson. Ha bisogno di assistenza continua e praticamente non si può spostare.

Inoltre Ludovica ha un fratello detenuto. Si chiama Davide e da qualche tempo è in carcere, condannato a sei anni per devastazione e saccheggio in seguito ai disordini avvenuti durante la manifestazione del 15 ottobre 2011 a Roma. Anche se in realtà adesso potrebbe stare ai domiciliari. "Mio fratello era ai domiciliari fino al 18 febbraio del 2012. Poi è stato portato in carcere per evasione". La mattina del 26 gennaio 2012 Davide si trovava a casa sua con sua madre, dove stava scontando i domiciliari. Ludovica invece era in ospedale per assistere il padre Lucio che all'epoca era ricoverato. La madre di Davide e Ludovica si sente male, ha un attacco di panico e ha bisogno di essere trasportata in ospedale. "Davide mi ha chiamato ma io non potevo in quel momento andarla a prendere, dovevo rimanere in ospedale con mio padre" ci dice Ludovica.

Così Davide decide di 'evadere' e di portare la madre in ospedale. Arriva e incontra Ludovica: "Gli ho detto che non avrebbe dovuto ma lui mi ha spiegato la situazione e mi ha detto che andava a fare una ricarica del telefono per spiegare quello che era successo alla polizia". Proprio dove stava facendo la ricarica incontra due agenti in borghese, a cui spiega cosa è successo. Loro gli dicono di non preoccuparsi.

Davide però ha infranto i domiciliari. Dopo un mese gli viene detto che dovrà scontare la sua pena in carcere. Da allora è iniziata l'epopea sua e della sua famiglia: "Mio fratello è stato trasferito in sette penitenziari in 11 mesi pur avendo il processo a Teramo. Torna spesso nel carcere della nostra città ma non può rimanere. Così mio padre, che è praticamente impossibilitato a muoversi, non lo può vedere". 

Quello che Ludovica e la sua famiglia hanno chiesto è di avere Davide nel carcere di Teramo, la sua città, in modo che Lucio, il padre, possa andarlo a visitare: "Sono stata in maternità e fino a poco tempo fa ero io che andavo a fargli visita. Adesso lui è al carcere di Viterbo ma ogni volta spendiamo 100 euro per andarlo a trovare quando in realtà se fosse qui non ci sarebbero problemi e non si dovrebbero spendere soldi pubblici per portarlo a Teramo quando deve presenziare ai processi. Inoltre così mio padre potrebbe vederlo senza troppi problemi".

Per questo gli amici e la famiglia di Davide si sono mossi: "Abbiamo scritto al Dap inviando la cartella clinica di mio padre. Abbiamo incontrato più volte il prefetto di Teramo Walter Crudi, che ci aveva promesso che si sarebbe impegnato. Anche il consiglio regionale dell’Abruzzo ha chiesto al Governo lo spostamento nel carcere di Teramo. Nessuna risposta - continua Ludovica - l'unica a rispondere è stata la Cancellieri, che ci ha detto che avrebbe risolto la situazione. Ma ancora nulla è cambiato". C'è anche un comitato 'Amici e famiglia di Davide Rosci' con cui hanno organizzato eventi e manifestazioni. 

Adesso la famiglia aspetta il secondo appello del processo che vede implicato Davide per devastazione e saccheggio: "Speriamo che con il secondo grado ci sia una riduzione della pena o che comunque qualcosa si muova. Ma ovviamente non abbiamo nessuna certezza e per adesso mio padre non può vedere Davide. Spesso penso che mio fratello sia perseguitato dallo Stato. Cosa ci vorrebbe a trasferirlo al carcere di Teramo? Perché continuare a spostarlo di carcere in carcere?".

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