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Martedì, 23 Aprile 2024
Terra dei fuochi

Terra dei fuochi: "Il governo esulta, ma qui si continua a morire di cancro"

Un decreto fragile e superficiale: l'intervento del governo per risolvere l'emergenza "Terra dei Fuochi" lascia parecchi dubbi. "Non hanno coscienza della tragedia in atto o fingono di non averne"

ROMA - "Non era mai accaduto che le istituzioni nazionali, il governo, lo Stato nel suo complesso, affrontassero l'emergenza della Terra dei fuochi con un intervento coordinato fra i ministeri e la Regione Campania". Forse, non è accaduto neanche questa volta. Con buona pace del presidente del Consiglio, Enrico Letta, e della sua gioia per il decreto "salva Terra dei fuochi". 

Lo stesso decreto che appare troppo "fragile" e superficiale per potere quanto meno provare a risolvere quella che è un'emergenza senza precedenti. Nessuna voce in capitolo per i comitati: i cittadini che vivono e, soprattutto, muoiono nella Terra dei fuochi. Nessuna idea di come le bonifiche, quanto mai necessarie, verranno effettuate. Neanche un accenno alla salute nonostante le province di Napoli e Caserta siano il "pezzo" di Italia dove si muore di più per cancro e tumore. 

Così, il "giorno dopo" la gioia di Letta e soci è presto diventato il giorno della rabbia e della delusione per chi vive sapendo che morirà per colpa del "male". Quel male che ormai i cittadini non hanno più la forza neanche di chiamare col proprio nome. 

"E' un decreto completamente sbagliato - attacca Giuseppe Manzo, tra i promotori della campagna Stop Biocidio e autore di "Chi comanda Napoli" -  il problema non sono i roghi. I roghi sono solo l'ultima parte di un sistema e di un meccanismo complesso". Quindi, "questo decreto nasce da un vizio di forma gigantesco". 

La base dell'intervento governativo si poggia su due interventi: "Un'eventuale militarizzazione delle zone interessate e la trasformazione della combustione di rifiuti in un reato penale". Può bastare? "Assolutamente no - si sfoga il giornalista napoletano - sono due provvedimenti che non servono a nulla". 

Tanti, troppi, i punti poco chiari del decreto. "Ad esempio le bonifiche: chi decide? Come decide? - si interroga Manzo - Dopo un disastro di venti anni saranno finalmente ascoltati i comitati?". E, nell'indecisione totale, il rischio che "la malavita si butti sui soldi che saranno messi a disposizione è alto". 

Finite le mancanze del "decreto Letta"? No, anzi. Poco chiaro è anche come verranno aiutati i proprietari dei "campi no food"? I loro prodotti saranno dichiarati fuorilegge e, logica conseguenza, non avranno più lavoro. "Chi aiuterà queste persone? - fa notare Giuseppe Manzo - E' stato previsto un aiuto economico?". 

Gli indizi per "bocciare" il decreto ci sarebbero già tutti. Eppure, il "piatto forte" è il "capitolo" salute. Un "capitolo" che il governo ha abbastanza trascurato. O meglio: dimenticato. Un'assenza che nella "terra dei condannati a morte" grida vendetta. "Abbiamo un servizio sanitario che cade a pezzi - spiega Giuseppe Manzo - i nostri malati spendono altri soldi per andarsi a curare all'estero e in un decreto che dovrebbe risolvere l'emergenza non c'è traccia di un discorso sulla salute. Perchè?"

"Costerebbe davvero così tanto - si interroga - prendere mille ragazzini e capire Comune per Comune che aspettativa di vita hanno questi giovani? Provare a scoprire se hanno una predisposizione per malattia mortali? Sarebbe così impossibile prevenire anziché curare?". 

"In questo decreto - ribadisce Manzo - mancano pezzi di città, i comitati, manca prevenzione e mancano miglioramenti necessari al sistema sanitario". Ecco perché venerdì prossimo quello che fu il "fiumeinpiena" del 16 novembre scorso"assedierà" la Prefettura per mostrare tutta la propria rabbia per un decreto vuoto che non risolve nulla. 

Quel "fiume" scorre ancora: scorre sotto gli occhi di un governo che crede di risolvere un'emergenza rendendo illegale i roghi di rifiuti. Sotto gli occhi di un governo "che non ha consapevolezza della tragedia in atto o finge di non averne". A ognuno la possibilità di scelta. 

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