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Venerdì, 29 Marzo 2024
Qualcuno conosce la verità, ma tace

Denise Pipitone: perché il caso è stato riaperto e cosa non torna nelle indagini

L'ispezione dei carabinieri nella casa di Mazara del Vallo in cui abitò Anna Corona, ex moglie di Piero Pulizzi, papà biologico della piccola. La nuova inchiesta della procura di Marsala sui presunti errori o depistaggi. E le parole del pm che indagò sul caso: "Senza nuovi elementi a cosa si approda? L'unica pista era la bimba del video a Milano"

C'è una nuova pista sulla scomparsa di Denise Pipitone? E cosa non torna nelle indagini svolte finora? Se lo chiedono, oltre ai familiari della bambina scomparsa il primo settembre 2004 quando aveva solo quattro anni a Mazara del Vallo in provincia di Trapani, anche gli inquirenti della procura di Marsala che nei giorni scorsi hanno riaperto il caso, riesaminando la vecchia inchiesta e tornando ad indagare. A diciassette anni di distanza dalla scomparsa, i magistrati vogliono capire se ci sono stati depistaggi o errori avvenuti nei primi giorni dell'inchiesta, come sostenuto a più riprese da Piera Maggio, mamma di Denise. Dettagli che potrebbero avere un peso in questa vicenda drammatica e ancora oggi oscura, in cui qualcuno conosce la verità, ma tace.

L'ispezione nella casa dove abitava Anna Corona a Mazara del Vallo

In realtà la pista seguita dagli inquirenti è sempre quella familiare. Oggi i carabinieri del reparto della Scientifica di Trapani hanno eseguito un'ispezione in un appartamento a Mazara del Vallo che in passato era stato abitato da Anna Corona, l'ex moglie di Piero Pulizzi, il padre naturale di Denise Pipitone (la bambina porta il cognome del primo marito di Piera Maggio, ma è nata da una relazione extraconiugale tra quest'ultima e Pulizzi). Anna Corona è la mamma di Jessica Pulizzi, la sorellastra di Denise finita sotto processo per il presunto sequestro della bambina ma che poi è stata assolta in tutti i gradi di giudizio, con sentenza definitiva della Cassazione nel 2017. Il sopralluogo è stato disposto proprio dalla procura di Marsala che nei giorni scorsi ha riaperto l'indagine. L'appartamento di via Pirandello ispezionato dai militari è disabitato da circa un anno. In quella casa, dove Anna Corona non vive più da tempo avendone ceduto la proprietà, i carabinieri erano già stati tante volte nel 2004.

Perché oggi sono tornati lì e cosa nasconderebbe quella casa? Gli inquirenti cercano di capire se in quell'abitazione siano stati eseguiti dei lavori edili. L'ispezione sarebbe scaturita da una segnalazione arrivata nei giorni scorsi in procura: secondo una fonte (non anonima), i lavori sarebbero stati eseguiti dopo la scomparsa della bambina. I carabinieri hanno anche controllato una botola che si trova in uno dei due garage dell'abitazione e dalla quale si accede a un pozzo: in 17 anni non sarebbe mai stata ispezionata. Nel momento in cui scriviamo, tuttavia, fonti investigative smentiscono che siano in atto ricerche del corpo della bambina. "I proprietari della casa sono in Svizzera, io ho solo portato le chiavi della palazzina ai carabinieri che me le hanno chieste", ha spiegato la custode dello stabile, aggiungendo anche che di recente non sarebbero stati fatti interventi di ristrutturazione ma "solo piccoli lavori". Gli accertamenti hanno dato esito negativo: i carabinieri e i vigili del fuoco che hanno ispezionato il pozzo non hanno trovato nessuna traccia riconducibile alla scomparsa di Denise.

Le parole di Maria Angioni, titolare delle prime indagini su Denise

Le indagini vanno avanti. Lunedì 3 maggio il procuratore capo di Marsala Vincenzo Pantaleo e i sostituti Roberto Piscitello e Giuliana Rana hanno ascoltato come persona informata dei fatti l'ex pm Maria Angioni (ora giudice a Sassari) che all'epoca della scomparsa della bambina si occupò della vicenda. Nei giorni scorsi Angioni era intervenuta in alcune trasmissioni tv parlando di scarsa collaborazione di alcuni testimoni e denunciando: "Abbiamo avuto grossi problemi. Abbiamo capito che dopo tre giorni tutte le persone sottoposte a intercettazioni già sapevano di essere sotto controllo. A un certo punto, quando ho avuto la direzione delle indagini, ho fatto finta di smettere di intercettare e poi ho ripreso daccapo con forze di polizia diverse, nel disperato tentativo di salvare il salvabile".

Ieri sera Maria Angioni è stata ospite di "Chi l'ha visto?" su RaiTre, proprio per parlare delle indagini "partite con il piede sbagliato". Proprio in collegamento con Federica Sciarelli, Piera Maggio pochi giorni fa aveva detto la sua in un lungo sfogo: "In questa storia ci sono incompetenze da parte degli inquirenti, anomalie, ma anche tantissimi depistaggi che non hanno permesso di ritrovare mia figlia. Lo dico con forza da anni. Finalmente dopo 17 anni sta venendo fuori lo schifo che c'è dietro a questa vicenda. Io ricordo ancora il sorriso beffardo di uno dei giudici. Erano giudici civilisti che per la prima volta erano in un caso penale così grosso. Ci sono state tante cose che non andavano".

L'ex pm che indagò sul caso: "Perché una nuova inchiesta è inutile"

Della nuova inchiesta sul caso di Denise ha parlato anche l'ex procuratore di Marsala Alberto Di Pisa, commentando così la notizia della riapertura delle indagini: "La nuova inchiesta può avere un senso se c'è un fatto rilevante, cioè se qualcuno dice una cosa che all'epoca non fu detta, ma se la situazione resta immutata a cosa serve una nuova indagine della procura? Per accertare eventuali negligenze della polizia o della procura? A cosa approda?". Secondo Di Pisa, "la riapertura delle indagini non può approdare a nulla finché non ci sono elementi nuovi, non conosciuti all'epoca e che quindi consentirebbero di ripartire con le indagini, ma se la situazione resterà statica, allora non si arriverà a nulla".

Sui depistaggi ipotizzati oggi dagli inquirenti, l'ex procuratore di Marsala ha precisato: "Ammesso che si accerti che sia stato fatto un depistaggio, con dolo, qui sembra invece si tratti di casi di negligenza, forse della polizia, dopo 17 anni è tutto prescritto. Non c'è il reato di depistaggio ma di abuso d'ufficio o calunnia, che si prescrive dopo sei anni". Di Pisa ha spiegato come a suo avviso "l'indagine che andava fatta era quella di Milano, sul quel video girato da un metronotte in cui si vedeva una bimba. Era sicuramente Denise, al 99%, ci metto la mano sul fuoco".

Il video con la bambina somigliante a Denise Pipitone

Il riferimento è ai fatti avvenuti il 18 ottobre 2004, poco più di un mese dopo la scomparsa di Denise, quando la guardia giurata Felice Grieco vide una bambina "somigliante a Denise Pipitone in compagnia di un gruppo di rom", girò un breve video e chiamò la polizia. "Purtroppo sono 17 anni che vivo con il rimorso di non aver agito d'impulso, anche se sarei andato nell'errore. Quel giorno non me la sentii - ha raccontato la guardia giurata -. In questi giorni sul web sono stato attaccato da molte persone per questa cosa. Tutti dicono che avrei dovuto prenderla e portarla via, che io essendo una guardia giurata avrei potuto farlo. Si sbagliano di grosso. Non potevo fare niente".

Felice Grieco ha ricostruito così cosa accadde quel giorno: "Quella mattina verso le 12 il direttore della banca mi invitò ad allontanare un ragazzino che disturbava. Appena girato l'angolo mi trovai davanti un'altra bambina che colpì subito la mia attenzione, assomigliava molto a Denise Pipitone". Era il 18 ottobre 2004: Denise era scomparsa da Mazara del Vallo poco più di un mese prima, il primo settembre. "Per me era proprio lei. Chiamai prima mia moglie, subito dopo la polizia - ha ricordato Grieco - chiesi di poter intervenire con una scusa, ma mi fu detto di aspettare il loro intervento. Feci anche il famoso video, mi dissi che almeno così avevano una faccia da riconoscere, da controllare. Per trattenere il gruppo di rom chiesi alla bimba se volesse mangiare qualcosa, mi rispose: una pizza. La polizia arrivò molto tardi, quella mattina ci fu un omicidio al Niguarda. Il gruppo con la bambina si allontanò. La bambina parlava perfettamente italiano". Tempo dopo, proprio sul luogo della segnalazione, Grieco incontrò la madre di Denise, Piera Maggio: "Si arrabbiò molto con me. La capisco".

L'indagine su quel video si arenò, ma l'episodio è tornato sotto i riflettori pochi giorni fa per un confronto fotografico tra due donne: quella che il 14 gennaio 2005, pochi mesi dopo la sparizione, fece una telefonata a Piero Pulizzi dal campo rom di Marsala, e la donna immortalata a Milano accanto a una bambina molto simile a Denise. "La somiglianza è notevole": così l'avvocato Giacomo Frazzitta - legale dei genitori di Denise Pipitone - ha commentato il confronto tra le donne nelle due foto. "È abbastanza sconvolgente, è la prima volta che la vedo", ha spiegato Frazzitta che però ha voluto anche considerare la differenza di età tra le donne immortalate nelle due foto scattate a pochi mesi di distanza e ha aggiunto: "In teoria una potrebbe essere la figlia dell'altra".

Il caso di Denise Pipitone era tornato sotto i riflettori nelle scorse settimane, soprattutto dopo la vicenda di Olesya Rostova, la ragazza russa andata in tv in cerca dei genitori. Anche qui un buco nell'acqua. Tra polemiche e colpi di scena, alla fine il gruppo sanguigno della giovane era risultato diverso da quello di Denise Pipitone. "Ci abbiamo sperato senza mai perdere quella sana lucidità che dall'inizio della segnalazione abbiamo avuto, l'esser cauti. Sono stati giorni difficili, pieni di tensione. Adesso continueremo nella nostra battaglia come abbiamo sempre fatto", aveva detto Piera Maggio dopo la conferma dai test genetici.

Denise Pipitone fu vista l'ultima volta la mattina del primo settembre 2004, mentre giocava in strada nei pressi di casa sua a Mazara del Vallo, all'angolo tra le vie Castagnola e La Bruna. Ad accorgersi che la bambina era scomparsa fu la nonna, che diede l'allarme. Seguirono giorni di ricerche febbrili, con decine di segnalazioni, ma della bambina non fu trovata traccia. L'estate scorsa la procura di Marsala ha diffuso la ricostruzione fotografica dell'aspetto che avrebbe oggi (foto in fondo all'articolo), elaborata dal team dei carabinieri del Reparto investigazioni scientifiche su input dei pubblici ministeri. Un identikit effettuato attraverso "l'age progression", una stima di invecchiamento che permette di ricostruire come Denise potrebbe essere oggi.

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