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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Italia

Coronavirus, il giorno delle denunce: "In 4 giorni abbiamo perso mamma e papà"

I pm di Bergamo sentiranno, come persone informate sui fatti, il premier Conte e i ministri della Salute Speranza e dell'Interno Lamorgese. Entra nel vivo l'inchiesta sulla mancata istituzione della zona rossa nei comuni di Nembro e Alzano Lombardo.

I fratelli Federici, Diego e Pietro, nel giro di quattro giorni, hanno perso mamma e papà, stroncati dal coronavirus. "Non ha funzionato niente - raccontano ora - vogliamo giustizia e fare in modo che certe cose non accadano più". La loro è soltanto una delle storie drammatiche messe nero su bianco nelle decine di denunce che familiari e parenti delle vittime hanno portato oggi in procura a Bergamo: è il cosiddetto "Denuncia Day", l'iniziativa dall'alto valore simbolico promossa dal Comitato "Noi denunceremo - verità e giustizia per le vittime del Covid-19" che su Facebook ha già collezionato oltre 56 mila iscrizioni.

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La famiglia Federici, foto da Facebook

"Vogliamo la verità su quello che è accaduto in Lombardia per poter identificare i responsabili e avere giustizia", ha spiegato Luca Fusco, presidente e fondatore del Comitato. Le prime 50 denunce sono state depositate oggi ma "abbiamo ancora 150 denunce da elaborare che saranno presentate al più presto", ha chiarito. Tutte gli esposti sono contro ignoti: "Non puntiamo il dito contro nessuno, raccontiamo ciò che è successo. Poi sarà la procura, con tranquillità e serenità, a individuare ipotesi di reato".

Denunce coronavirus: presentati i primi 50 esposti

Per Fusco la responsabilità sono soprattutto politiche: "La prima è quella di non aver chiuso la Val Seriana quando doveva essere chiusa, cioè il 23 febbraio, lasciando trascorrere 15 criminali giorni fino all'8 marzo, cioè quando la Regione Lombardia è diventata zona arancione. Per 15 giorni noi bergamaschi abbiamo viaggiato, lavorato, bevuto il caffè e fatto gli aperitivi. A quel punto il virus ha circolato senza problemi".

"Se ci fosse stata la chiusura tempestiva della zona rossa nella provincia di Bergamo, forse non avremmo dovuto chiudere tutta la Lombardia. E probabilmente avremmo evitato il lockdown italiano".

È stata l'avvocato Consuelo Locati, legale del Comitato, a consegnare ai magistrati una chiavetta Usb con le prime 50 denunce. Poi, però, ciascuno dei familiari delle vittime è entrato in procura formalizzando la propria denuncia alla polizia giudiziaria. Per raccogliere tutti gli esposti, è stato necessario allestire l'ex aula della Corte d'Assise.

"Un bel gesto", secondo il legale che si aspetta un'inchiesta lunga e complessa: "I tempi sono sicuramente quelli dettati dalla giustizia e da tutte queste indagini che sono veramente complicate e vanno approfondite. Ci aspettiamo e confidiamo che portino a ravvisare qualche responsabilità e al rinvio a giudizio di determinate persone".

Coronavirus, l'inchiesta per epidemia colposa

La procura di Bergamo ha già da tempo avviato un'indagine per epidemia colposa. Tre, in particolare, i fronti dell'inchiesta coordinata dal procuratore facente funzione Maria Cristina Rota:

  • le morti nelle Rsa della zona;
  • la gestione del pronto soccorso di Alzano Lombardo (chiuso il 23 febbraio scorso dopo la scoperta dei primi casi di Covid ma riaperto nel giro di poche);
  • la mancata istituzione di una zona rossa nell'area della Bassa Val Seriana e in particolate nei comuni di Alzano Lombardo e Nembro nella fase iniziale della pandemia.

Tra gli altri, i magistrati orobici hanno ascoltato nelle scorse come persone informate dei fatti il presidente della Regione, Attilio Fontana, e l'assessore Giulio Gallera. I pm di Bergamo sentiranno, come persone informate sui fatti, il premier Giuseppe Conte e i ministri della Salute Roberto Speranza e dell'Interno Luciana Lamorgese

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"L'istituzione di una zona rossa nella Bergamasca? Da quel che ci risulta è una decisione governativa", dichiarò il procuratore Rota dopo l'audizione del governatore davanti ai pm. Ma per l'avvocato Locati, il significato di quelle parole è stato mal interpretato. Perchè "l'intento della Procura di Bergamo, in questa fase, non è sicuramente scagionare qualcuno o qualche ente ma indagare a 360 gradi senza alcun remora e alcun filtro politico".

Oltre che ottenere verità e giustizia, obiettivo del Comitato è quello di "tenere alta l'attenzione" su un tragedia che nella Bergamasca ha falcidiato intere generazioni. Da qui la richiesta di essere ricevuti dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della visita istituzionale che il capo dello Stato effettuerà nel capoluogo orobico il 28 giugno. Richiesta a cui, almeno per il momento, il Quirinale non ha risposto

Coronavirus, conseguenze politiche in Regione Lombardia

Dopo la sostituzione del direttore generale della Sanità lombarda Luigi Cajazzo, da più parti in Regione circolano voci di una sostituzione imminente anche dell'assessore al Welfare Giulio Gallera. Diverse fonti da Palazzo Lombardia affermano che "la decisione è nell'aria", e da più parti si ipotizza che sia "una questione di giorni". Secondo alcune ricostruzioni inizialmente si pensava che Fontana avrebbe dato il benservito a Gallera nel mese di luglio, ma questo cronoprogramma avrebbe subito nelle ultime ore un'accelerazione.

A livello politico la sensazione è che, dopo la bufera dell'emergenza coronavirus, nella maggioranza in Regione Lombardia sia cominciato lo scontro tra la Lega del presidente Fontana e Forza Italia, che esprime l'assessore Gallera. Mercoledì scorso, in commissione Sanità, la maggioranza di centrodestra aveva deciso di sospendere il voto sul Piano sociosanitario integrato 2019 - 2023, approvato dalla giunta a novembre, perchè occorreva "procedere ad una riflessione complessiva".

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