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Venerdì, 19 Aprile 2024
CRONACA

L'Italia dissestata: l'82% dei comuni in pericolo

Maltempo e dissesto idrogeologico: secondo un rapporto del Corpo forestale dello Stato, quasi sei milioni di abitanti vivono in zone di potenziale pericolo. In Italia a causa delle frane e delle alluvioni, secondo la Coldiretti, sono morte oltre 4 mila persone dal 1960 ad oggi

ROMA - Ieri la bomba d'acqua in provincia di Treviso - costata la vita a quattro persone - e pochi giorni fa gli allagamenti a Senigallia, nell'anconetano. Sono solo gli ultimi due casi di tragedie causate dalla natura, ma in cui l’uomo ha fatto la sua parte.

A causa delle frane e delle alluvioni, secondo la Coldiretti, in Italia sono morte oltre quattromila persone dal 1960 ad oggi. Fra il 1960 e il 2012, tutte le venti regioni italiane hanno subito eventi fatali. Si tratta di 541 inondazioni in 388 comuni, che hanno causato 1.760 vittime (762 deceduti, 67 dispersi, 931 feriti), e 812 frane in 536 Comuni con 5.368 morti (3.413 deceduti compresi i 1.917 dell'evento del Vajont del 1963, 14 dispersi, 1.941 feriti).

Degrado, negligenze, allarmi inascoltati e a volte sottostima dei pericoli idrogeologici negli ultimi anni hanno stretto molti paesi e città italiani nella morsa del maltempo. Secondo un rapporto del Corpo forestale dello Stato, ben l’82% del totale dei comuni italiani (oltre 6.600) si trova in zone a elevato rischio idrogeologico, quasi il 10% della superficie dell’Italia. Quasi sei milioni di abitanti, in sostanza, vivono in zone di potenziale pericolo. Per la Forestale negli ultimi dieci anni il numero di comuni a rischio è aumentato esponenzialmente, soprattutto al Sud, e tra le cause che condizionano il pericolo meteo-idrogeologico e idraulico spicca l’azione dell’uomo: degrado del suolo, cementificazione, abusivismo, deforestazione, incendi. Ma la prima causa in assoluto è "la mancanza di una seria manutenzione ordinaria che è sempre più affidata ad interventi 'urgenti', spesso emergenziali, e non ad una organica politica di prevenzione".

Maltempo, alluvione a Refrontolo: 4 morti

REGIONI A RISCHIO - Nella classifica delle regioni a maggior rischio idrogeologico troviamo in cima Calabria, Molise, Basilicata, l’Umbria, la Valle d’Aosta e la provincia di Trento, zone nelle quali sarebbe il 100% di comuni a essere esposto a pericolo. Poi Marche e Liguria al 99%; Lazio, Toscana al 98%; Abruzzo (96%), Emilia-Romagna (95%), Campania e Friuli Venezia Giulia al 92%, Piemonte (87%), Sardegna (81%), Puglia (78%), Sicilia (71%), Lombardia (60%), provincia di Bolzano (59%), Veneto (56%). Nel 2013, la popolazione che viveva nelle aree di rischio era più numerosa nel nord est (1.629.473 cittadini), seguito dal sud (1.623.947), dal nord ovest (1.276.961), dal centro (1.081.596) e dalle isole (90.794). Secondo Legambiente, dal 1994 al 2014 gli eventi naturali (nei quali sono inseriti anche i terremoti) hanno causato al Paese danni da 242,5 miliardi di euro, pari a circa 3,5 miliardi l’anno. Ma non è finita qui: secondo un rapporto Ance-Cresme una scuola italiana su dieci è a rischio per eventi legati al clima, per un totale di 6.400 edifici scolastici sui più di 64 mila nel Paese. Stesso discorso per le strutture sanitarie, con 550 costruzioni in pericolo di frane e allagamenti. Ma non siamo sicuri neanche nei luoghi di lavoro: sono 46 mila le industrie che si trovano in territori a rischio idrogeologico e se contiamo anche gli uffici, i negozi e le altre attività saliamo a 460mila.

FRANE E ALLUVIONI - Anche secondo i dati raccolti in #dissestoitalia, la prima grande inchiesta multimediale sul dissesto idrogeologico, frane e alluvioni in Italia continuano ad aumentare: da poco più di 100 eventi l'anno tra il 2002 e il 2006 siamo gradualmente arrivati ai 351 del 2013 e ai 110 solo nei primi venti giorni del 2014 (data dell'ultima rilevazione). Negli ultimi dodici anni hanno perso la vita 328 persone. 

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