"L'Italia ha bisogno di verità, giustizia e diritti"
Si aprono i lavori di Contromafie, gli stati generali di tutti coloro che si impegnano contro le associazioni a delinquere. Il presidente di Libera, Don Ciotti: "La crisi ci ha logorato ma adesso ci vuole un mercato più trasparente e nuovi investimenti nell'educazione"
Iniziano i lavori di Contromafie, gli stati generali di tutti coloro che si impegnano nella lotta contro i boss. Tutto parte dall'auditorium della Conciliazione a Roma, dove per alcuni giorni realtà e personaggi del mondo dell'antimafia rifletteranno sul senso dell'antimafia e su come continuarsi ad impegnare in questo campo nell'era di internet, globalizzazione e crisi. Ad aprire i lavori Roberto Saviano, che nel suo discorso ha proposto di legalizzare le droghe per cercare di combattere il mercato nero. Subito dopo è arrivato Don Luigi Ciotti, presidente del Gruppo Abele e di Libera, che hanno indetto gli stati generali.
TANTI GIOVANI - Tra il pubblico tanti giovani, provenienti da tutte le parti d'Italia e che in questi giorni rifletteranno sul senso dell'antimafia oggi. A loro Ciotti si rivolge mentre parla dal palco:
Dobbiamo combattere la corruzione del potere che è l'incubatrice del potere mafioso. Ma soprattutto abbiamo bisogno di una nuova coscienza sociale. Perché non si sconfiggono le mafie senza il lavoro e senza misure economiche che recuperino la funzione sociale dell'economia.
Un appello che Don Ciotti rivolge anche alle banche e alle società finanziarie:
Adesso anche le banche devono cambiare perché se no il nostro prossimo appello sarà per non andare a depositare i soldi nelle loro casse. La crisi ci ha logorato ma adesso ci vuole un mercato più trasparente e nuovi investimenti nell'educazione. Senza cultura non c'è speranza: questa crisi è economica ma negli effetti è culturale.
I suoi occhi puntano le prime file davanti al palco, dove siedono i rappresentanti delle istituzioni, tra cui il presidente del Senato Pietro Grasso e il guardasigilli Andrea Orlando:
Ci sono tanti poteri legali che muovono illegalmente e questo significa che l'Italia non è libera. Ma c'è un documento, la carta più antimafia che c'è a cui possiamo affidarci: la nostra costituzione che richiama tutti al bene comune
Dopo tutto le mafie "non sono un mondo a parte ma parte del nostro mondo" motivo per è necessario continuare a combatterle, con i mezzi della società civile e quelli della politica. Ecco perché Ciotti chiede anche di rintrodurre il falso in bilancio e di non tagliare le risorse alla magistratura e alla polizia di Stato. Applausi scroscianti dalla platea che ascolta attenta il Don, ma a fine discorso è lui il primo a richiamare l'ordine: "Basta adesso, cominciamo!".