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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Convivenze difficili

La donna morsa per difendere il suo cane: dobbiamo avere paura dei lupi?

Succede in Toscana, ma stanno diventando un problema soprattutto in Piemonte. Sono migliaia in tutta Italia, numeri in aumento e convivenza difficile. Come stanno davvero le cose

Una donna di 50 anni è stata morsa da un lupo in una zona isolata di Porcari (Lucca) nel tentativo di difendere il suo cane. A raccontare tutto è il sindaco Leonardo Fornaciari su Facebook. "Stava portando il suo cane in giro sul crinale al confine tra Porcari e Montecarlo, quando è sbucato un lupo che ha cercato di attaccare il cane - ha scritto il primo cittadino -. La donna per proteggerlo ha subito un morso sulla mano e sull'avambraccio".

"La donna mi dice che il lupo era da solo - ha aggiunto il primo cittadino - ma in passato ha visto anche gruppi di tre o quattro esemplari nella solita zona". La vittima dell'aggressione ha ricevuto qualche punto di sutura e la terapia antitetanica e antirabbica. Le sue condizioni non desterebbero preoccupazione. "Senza creare allarmismi esagerati cerchiamo di prestare la massima attenzione e occhi aperti soprattutto quando portiamo in giro i nostri cani in zone molto isolate", ha avvisato il sindaco.

I lupi stanno diventando un problema

I lupi stanno diventando un problema soprattutto in Piemonte. Sono mammiferi che si abituano alla presenza dell'uomo, trovano da mangiare e si avvicinano ai centri abitati senza problemi rompendo la barriera di timore. Soprattutto durante i mesi di lockdown negli anni scorsi ci furono segnalazioni di lupi addirittura a spasso in pieno giorno tra le vie di alcune città.

Ora, ad esempio, "circondano" la frazione di Assiere, nei boschi di Meana di Susa (Torino), a 800 metri di quota. La residente Ester Moroni se n'è trovato davanti quando è scesa dalla macchina, davanti a casa. "Era a una decina di metri di distanza, ma non è scappato, sono addirittura riuscita a fotografarlo con il telefonino - ha detto alla Stampa -  Qui, ai margini del bosco - dice - una volta si vedevano cervi, lepri e volpi. Ora sono rimasti solo due caprioli, ma non so quanto tempo potranno durare. Due settimane fa, un branco di quattro lupi ha azzannato e sbranato un cinghiale in un cortile privato. Qualche giorno prima mio figlio era a spasso con i suoi cani ed è stato accerchiato da due lupi che si sono accovacciati e lo guardavano, allora ha iniziato ad urlare fino a quando non se ne sono andati, ma dopo diversi minuti. Era terrorizzato".

Annoso è il problema della convivenza tra l’uomo e il più temuto predatore dei boschi e delle colline. Il lupo è super protetto e, da anni, innesca feroci discussioni tra allevatori e cacciatori da una parte e ambientalisti dall’altra. Secondo un recente monitoraggio nazionale di Ispra ce ne sono circa 3.300 in Italia, di cui 900 sulle Alpi e ben 600 su quelle piemontesi. Di fatto ci sono più lupi in Piemonte che in tutta la Svezia.  Gli attacchi dei lupi agli allevamenti sono una questione seria, si tratta di una dinamica reale e sottovalutata, sia in termini di numeri che di danno economico. Quello che viene poi risarcito è solo una frazione del danno reale. Dipende dalle singole Regioni, ci sono quelle più virtuose e quelle che non fanno assolutamente niente.

Spetta alla politica decidere sulla gestione dei territori, soprattutto quelli montani dove la presenza del predatore può condizionare davvero degli equilibri.

Bisogna avere paura dei lupi?

Dei problemi di convivenza tra uomo e lupo avevamo parlato in passato con un esperto. Che il fenomeno della presenza di lupi sia in crescita in Emilia-Romagna, ad esempio, è noto da tempo, e un protocollo con istituzioni e forze dell’ordine che faccia chiarezza non sembra procrastinabile. Duccio Berzi si occupa dai primi anni '90 di lupi nell'ambito di attività di attività di monitoraggio e di prevenzione del conflitto per molte amministrazioni ed istituti di ricerca. "Nel contesto dell'appennino emiliano - diceva Berzi a Today.it qualche tempo fa (qui l'intervista completa) - siamo in una situazione di presenza diffusa, i lupi sono segnalati fino al Po. Gli attacchi sugli animali sono documentati da anni, soprattutto sugli ovini ma negli ultimi anni si sono concentrati anche sui bovini. Si avvicinano alle stalle per una serie di motivi, primo tra tutti che ci sono delle pratiche di smaltimento di animali (carcasse, placente) che tendono ad attirare gli animali. Questa - continua - purtroppo è una pratica abbastanza diffusa che condiziona il comportamento dei lupi, che diventano più confidenti e si spingono vicino alle stalle e agli abitati".

"Tanto a livello locale quanto a livello nazionale siamo in ritardo - ci dice Berzi - “Ci siamo concentrati sulla conservazione del lupo quando i lupi in Italia erano già tanti, e ci dovevamo già preoccupare della convivenza con l’uomo. Nello specifico, hanno lavorato sugli ibridi quando forse il problema era già sfuggito di mano". L'ibridazione è un tema spinoso, oltre che un fenomeno molto frequente con il quale i lupi si accoppiano con cani inselvatichiti e perdono così gran parte delle loro caratteristiche genetiche e della loro indole. In alcune aree, come la Toscana, abbiamo un tasso di ibridazione addirittura del 30 per cento. "Sia a livello nazionale sia regionale si è operato sempre con grande ritardo"; e sul fenomeno dei lupi che si avvicinano (ci sono stati casi da Otranto al Trentino) " non c'è nessun protocollo operativo. Si sta a osservare quello che succede senza possibilità di intervenire, né nel senso di eliminazione dell'animale, né con sistemi di dissuasione".

Il lupo è una specie protetta dalla normativa comunitaria. La popolazione dei lupi italiani ha raggiunto quasi ogni angolo della Penisola. I danni economici per gli allevatori possono essere ingenti, i timori nella popolazione quando vengono avvistati (di fatto quasi sempre immotivati per la sicurezza personale, ma comprensibili) sono inevitabili. Allarmi no, più attenzione sì. "Il lupo avanti al gridare fugge", recita il proverbio. Tuttavia, per affrontare seriamente il problema, gridare non basterà.

Il piano Lupo è fermo

Si attende il cosiddetto Piano Lupo, il cui iter è fermo da (troppo) tempo. Il ministero dell'Ambiente aveva elaborato nel 2019 un nuovo "Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia" che non prevede le uccisioni, quegli "abbattimenti controllati" che erano previsti nel precedente piano del 2017 e che avevano provocato accese polemiche e proteste di cittadini e ambientalisti sino al congelamento del provvedimento nella Conferenza-Stato-Regioni. Il piano rafforzava l'impegno pubblico a sostenere a livello nazionale il monitoraggio di questo animale attraverso il supporto tecnico di Ispra per avere dati sempre più affidabili, un rafforzamento delle indicazioni per ministeri e Regioni per la definizione di documenti, l'inserimento fra i temi oggetto di informazione e comunicazione dell'impatto dei cani vaganti e degli ibridi lupo-cane sulla conservazione della specie. Ma è tutto bloccato, in sospeso. Lo strumento normativo vero e articolato, che serve, a livello nazionale non c'è, ci raccontava Berzi, "e così siamo fermi da anni. Il Ministero si è trovato di fronte a un'opinione pubblica polarizzata, da una parte gli animalisti e dall'altra coloro che spingono per gli abbattimenti, e per non sbagliare alla fine non ha fatto niente". 

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