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Martedì, 23 Aprile 2024
Il caso

Ebola in Spagna, i medici temono il contagio: "Tute troppo corte"

Il medico del pronto soccorso dell’ospedale di Alcorcon che ha assistito Teresa Romero (l'infermiera che ha contratto il virus) ha denunciato "gravi carenze nel protocollo di sicurezza" e di mezzi per far fronte all’emergenza. Dagli Usa: peggiore epidemia dopo l'Aids

ROMA - E' la peggiore epidemia dopo l'Aids. Così Thomas Frieden, capo dei Centers for Disease Control and Prevention, uno dei massimi organismi sanitari degli Stati Uniti, definisce l'epidemia di Ebola.

"Sarà una guerra lunga", ha detto Frieden nel corso di una tavola rotonda a Washington organizzata dalla Banca Mondiale: "Nei trent'anni che lavoro nel settore della sanità pubblica, l'unica cosa paragonabile è stata l'Aids all'inizio degli anni Ottanta". Secondo il presidente della Banca Mondiale, Jim Yong Kim, Ebola ha "un impatto potenzialmente catastrofico e serve una risposta globale alla crisi", aumentando il numero degli operatori sanitari qualificati nei Paesi colpiti.

I MEDICI PROTESTANO - E mentre negli Stati Uniti si intensificano i controlli negli aeroporti, a Madrid sono peggiorate le condizioni di salute di Maria Teresa Romero, l’infermiera di 44 anni prima contagiata da Ebola in Europa. Ed è ancora polemica in Spagna sulle insufficienti misure di sicurezza. "Non sono preparato per curare la malata di Ebola - ha detto un medico, chiamato insieme ad altri colleghi ad assistere la donna, ricoverata all’ospedale Carlo III-La Paz di Madrid - Nessuno mi ha insegnato ad indossare la tuta protettiva. E lo stesso accade a molti miei colleghi. Non potrebbero occuparsene persone con una formazione specifica?".

TUTE CORTE E SCARSE MISURE DI SICUREZZA - La denuncia di Santiago Yus, medico specialista in terapie intensive con oltre trent'anni di esperienza alle spalle al Carlo III, si aggiunge a quella di una quindicina di suoi colleghi che si sono riuniti con la direzione dell’ospedale per lamentare la scarsa preparazione specifica ricevuta: qualche incontro di dieci minuti su come trattare un malato di Ebola, alcune foto alla parete nei reparti che spiegano come mettere e togliersi la tuta protettiva e un corso due mesi fa. "Sono venuti un medico e un’infermiera. Si sono infilati la tuta e se la sono tolta. Molto amichevoli e disponibili. Ma la formazione è stata ed è assolutamente insufficiente". Anche Juan Manuel Parra Ramirez, il medico del pronto soccorso dell’ospedale di Alcorcon che ha assistito Teresa Romero, ha denunciato "gravi carenze nel protocollo di sicurezza" e di mezzi per far fronte all’emergenza. Ramirez, che è rimasto in contatto con l’infermiera per 16 ore, critica inoltre la mancanza di informazione e il ritardo con il quale l’ammalata è stata trasferita in isolamento all’ospedale Carlo III. Il medico ha saputo dalla stampa, e non dall’ospedale, che il risultato dei test effettuati sull’infermiera erano positivi all’Ebola. E, davanti al peggioramento delle sue condizioni, pur avendo richiesto il trasferimento a mezzogiorno di lunedì, questo non è avvenuto prima della mezzanotte. Per cui il medico ha dovuto indossare "in almeno dodici occasioni la tuta di sicurezza", le cui maniche - spiega - "mi sono andate corte dal primo momento". 

E IN ITALIA? - Oggi in Senato, intanto, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha fatto il punto sull'epidemia. Lorenzin ha parlato di ulteriori misure di sicurezza da prendere in particolare sui voli aerei. "Vogliamo rafforzare le procedure per individuare eventuali soggetti a rischio di Ebola già prima dell’imbarco aereo dall’Africa. Dal dicembre 2013 all’8 ottobre sono riportati dall’Oms 8.011 casi probabili, confermati e sospetti, e 3.877 decessi, con un tasso di letalità del 46% nei Paesi dell’Africa occidentale". Il ministro ha quindi riferito di un medico italiano di Emergency ricoverato all’istituto Spallanzani di Roma, dopo il suo rientro dalla Sierra Leone. "Si tratta di una misura di precauzione", ha spiegato Lorenzin, dato che il paziente "è al momento del tutto asintomatico". Il periodo di osservazione terminerà il 16 ottobre. Il medico era stato a un rinfresco con alcuni colleghi, tra i quali un ugandese poi risultato infetto e trasferito in Germania. Tuttavia tra i due non vi è stato alcun contatto fisico.

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