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Giovedì, 28 Marzo 2024
La conferenza stampa

"Eitan sequestrato dalla zia": l'affidamento del piccolo sopravvissuto del Mottarone diventa un caso

Da Israele arrivano accuse nei confronti di chi ora si sta prendendo cura del piccolo e gli zii materni avviano le pratiche per l'adozione

Eitan, il bambino di 5 anni sopravvissuto alla strage del Mottarone, è al centro di una battaglia legale che si sta consumando fra la zia paterna, che vive in Italia e a cui il piccolo è affidato, e gli zii materni, che vivono in Israele e rivendicano il diritto a crescerlo. “È trattenuto in ostaggio dalla zia alla quale é stato affidato tre mesi fa”. Questa la dura accusa lanciata da Gali Peri, sorella della mamma di Eitan, e da suo marito, in una conferenza stampa tenutasi oggi proprio in Israele. "La vicenda in cui è coinvolto Eitan è abbastanza triste" commenta il presidente della Comunità ebraica di Milano, Milo Hasbani. "Non so che logica ci possa essere a portare il bambino in Israele, in un ambiente un po' diverso. Loro lo giustificano con il fatto che sono i parenti materni e che quindi lo vogliono far crescere lì", prosegue.

Eitan conteso da due famiglie

Il punto è che entrambe le famiglie rivendicano il diritto a crescere il piccolo che, stando ai medici dai cui era stato in cura, era stato salvato dall’abbraccio del padre, in un ultimo infinito gesto d’amore. Adesso, mentre va avanti l’inchiesta sulla tragedia, nella quale il 23 maggio scorso hanno perso la vita 14 persone, emerge uno scontro giudiziario parallelo al procedimento penale e che nulla ha a che vedere con i motivi che portarono la cabina a scivolare all’indietro a folle velocità per poi schiantarsi contro uno dei piloni della struttura funicolare. Nella conferenza stampa è intervenuto Ronen Dlayahu, legale di Gali, la sorella della defunta madre di Eitan, e del marito Ron Perri, che vorrebbero adottare il piccolo orfano e riportarlo nel suo Paese di origine. Già, lo vogliono adottare. La loro non è solo una intenzione perché si sono già mossi in tal senso.

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Ad oggi però il piccolo è stato temporaneamente affidato alla zia Aya Biran, sorella del papà defunto, ma anche su questa decisione del tribunale di Pavia gli zii materni sollevano delle ombre e parlano esplicitamente di “scorrette” modalità. "Eitan è stato sottratto da una famiglia che non lo conosceva, che in precedenza non era stata a lui vicina in alcun modo - prosegue Gali Peri - E' stato affidato a lei mentre noi, dopo la tragedia, osservavamo la tradizionale settimana ebraica di lutto profondo. Lo abbiamo appreso solo a posteriori. Tutto ciò è avvenuto in forma scorretta".

La famiglia che vive in Israele ha anche ripercorso i momenti in cui erano arrivati in Italia per vedere il loro nipotino dopo il drammatico fatto. Hanno raccontato di essere stati costretti a rivolgersi ad un tribunale per vederlo e "che ha disposto due visite la settimana, di due ore e mezzo. Ma quando il tempo scade, secondo Gali, Eitan si dispera, chiede perché lo lasciamo così presto, domanda se ha fatto qualcosa di male. La nostra sensazione è che il bambino sta per essere staccato da noi".Gali Peri ha poi ribadito che alla sorella, Tal, premeva molto che Eitan ricevesse una educazione ebraica ed israeliana, cosa che secondo loro non avviene dalla zia paterna. "Vogliamo dedicarci ed Eitan - ha concluso - e dargli tutto il calore e l'affetto di cui ha bisogno, fino a quando avrà 18 anni e anche oltre''. Intanto gli zii materni hanno avanzato formale richiesta di adozione. Parte così quella che potrebbe essere una battaglia legale, di cui non si sa neppure il terreno di scontro, che potrà essere in Italia, ma non è escluso che possa essere anche in Israele.  

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