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Mercoledì, 24 Aprile 2024
La tragedia / Messina

Il malore e la corsa in ospedale, Elisabeth muore a 24 anni: sospetta meningite

La ragazza è deceduta neppure 24 ore dopo essersi sentita male. Era siciliana d'origine ma si era trasferita in Piemonte per gli studi universitari

Il malore improvviso, la corsa in ospedale, le condizioni che precipitano in poco tempo. Una studentessa universitaria di 24 anni è morta a Torino, probabilmente a causa di una meningite fulminante. Lo riporta MessinaToday.

Elisabeth Sophie Stima, questo il nome della giovane, era originaria di Santa Teresa Riva (Messina). Da quanto si apprende, la ragazza è morta neppure 24 ore dopo essersi sentita male. 

"La notizia della scomparsa della giovane Elisabeth Stima ha lasciato sgomenta l’intera comunità - dice il sindaco Danilo Lo Giudice -. Siamo vicini alla famiglia, conosciuta e apprezzata nella comunità per la grande umiltà e discrezione, in questo momento di sconforto in cui purtroppo nessuno di noi può fare nulla per alleviare un dolore immenso.  A nome mio e di tutta la comunità non possiamo che esprimere il nostro cordoglio per la prematura scomparsa di questa giovane vita. In attesa del rientro della salma, sarà proclamato il lutto cittadino nella giornata delle esequie".

sindaco santa teresa riva


Cosa è la meningite

La meningite è un'infiammazione delle membrane che avvolgono il cervello e il midollo spinale (le meningi). Generalmente riconosce una causa infettiva, tuttavia esistono anche forme non infettive (farmaci, neoplasia). La meningite infettiva può essere causata da virus, batteri e funghi o miceti.

Quella virale, detta anche meningite asettica, è la forma più comune, di solito non ha conseguenze gravi e si risolve nell'arco di 7-10 giorni. La forma batterica, invece, è più rara ma estremamente più grave e può avere anche conseguenze letali.

La malattia si trasmette da persona a persona per via respiratoria, attraverso le goccioline di saliva e le secrezioni nasali, che possono essere disperse con la tosse, con gli starnuti o mentre si parla. Tuttavia, l'essere esposti a uno di questi patogeni non comporta necessariamente lo sviluppo della malattia. Per molti agenti patogeni (come meningococco, pneumococco ed emofilo), infatti, è frequente lo stato di portatore, cioè di individuo sano, nel cui faringe risiedono questi batteri, senza alcuna sintomatologia e senza un aumentato rischio di sviluppare la malattia.

I sintomi della meningite

I primi sintomi della meningite possono essere aspecifici: sonnolenza, cefalea, inappetenza. In genere, però, dopo 2-3 giorni i sintomi peggiorano e compaiono nausea e vomito, febbre, pallore, fotosensibilità; segni tipici sono la rigidità della nuca e quella all'estensione della gamba.

Nei neonati alcuni di questi sintomi non sono molto evidenti, mentre possono essere presenti pianto continuo, irritabilità e sonnolenza, al di sopra della norma, e scarso appetito. A volte si nota l'ingrossamento della testa, soprattutto nei punti non ancora saldati completamente (le fontanelle), che può essere palpato facilmente.

La meningite e la sepsi meningococca si possono anche presentare con forme fulminanti, con il peggioramento delle condizioni in poche ore, e la comparsa di petecchie (piccole macchie rossastre o violacee dovute a micro-emorragie dei vasi). Il trattamento deve essere tempestivo. La meningite batterica viene trattata con antibiotici; la cura è più efficace se il ceppo responsabile dell'infezione viene caratterizzato e identificato. Nel caso di meningiti virali, la terapia antibiotica non è appropriata, ma la malattia è meno grave e i sintomi si risolvono di solito nel corso di una settimana, senza necessità di alcuna terapia specifica, ma solo di supporto.

L’identificazione dell’agente che causa la malattia è importante, sia per orientare la terapia antibiotica del paziente sia per definire la necessità della profilassi dei contatti.

Occorre identificare i conviventi e le persone che hanno avuto contatti stretti con l’ammalato nei 10 giorni precedenti la data della diagnosi, da sottoporre a chemioprofilassi o a sorveglianza sanitaria. Dieci giorni è il tempo massimo previsto per la sorveglianza sanitaria, tenuto conto del massimo periodo di incubazione della malattia. Qualora al momento dell’identificazione fossero già trascorsi 10 giorni dall’ultimo contatto, le persone esposte non sono più considerate a rischio.

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