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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Emanuela Orlandi, si cerca nel cimitero teutonico: l'11 luglio verranno aperte due tombe

Dopo le segnalazioni giunte alla famiglia il Vaticano ha acconsentito alla riapertura di due tombe. L'avvocato Laura Sgrò: "La prudenza è d'obbligo ma è una verifica che va fatta"

"Cercate dove indica l'angelo": poche parole scritte in un messaggio arrivato l'estate scorsa all'avvocato della famiglia Orlandi, Laura Sgrò, come indizio per ritrovare i resti di Emanuela. La lettera, di cui si è avuta notizia lo scorso marzo, ha fatto scattare le indagini difensive che hanno portato a una tomba del cimitero teutonico, all'interno delle Mura vaticane, che la famiglia Orlandi ha subito chiesto di riaprire. Richiesta che a pochi mesi di distanza il Vaticano ha accolto. 

Caso Orlandi, dopo la richiesta della famiglia si cerca nel cimitero teutonico

Con un decreto del 27 giugno 2019, l’Ufficio del Promotore di Giustizia del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano ha infatti disposto l'apertura di due tombe proprio nel cimitero teutonico. 

"La decisione si inserisce nell’ambito di uno dei fascicoli aperti a seguito di una denuncia della famiglia di Emanuela Orlandi che, come noto, nei mesi scorsi ha, tra l’altro, segnalato il possibile occultamento del suo cadavere nel piccolo Cimitero ubicato all’interno del territorio dello Stato Vaticano", spiega il portavoce del Vaticano Alessandro Giosotti.

Le operazioni - si legge nella nota del Vaticano - si svolgeranno il prossimo 11 luglio, alla presenza dei legali delle parti (oltre che dei familiari di Emanuela Orlandi e dei parenti delle persone seppellite nelle tombe interessate), con l’ausilio tecnico del prof. Giovanni Arcudi, del Comandante della Gendarmeria Vaticana, Domenico Giani, e di personale della Gendarmeria.

La decisione di aprire le due tombe nel cimitero teutonico all'interno del Vaticano, spiega ancora Gisotti, "giunge dopo una fase di indagini nel corso della quale l'Ufficio del Promotore - con l'ausilio del Corpo della Gendarmeria - ha svolto approfondimenti tesi a ricostruire le principali tappe giudiziarie di questo lungo doloroso e complesso caso".

"Indagini svolte con scrupolo dagli inquirenti italiani"

"Va ricordato che per ragioni di carattere giuridico l'autorità inquirente vaticana non ha giurisdizione per svolgere indagini sulla scomparsa, avvenuta in Italia, di Emanuela Orlandi; indagini che peraltro sono state condotte dagli inquirenti italiani - sin dalle prime fasi - con scrupolo e rigore professionale".

"Pertanto - precisa - l'iniziativa vaticana riguarda soltanto l'accertamento della eventuale sepoltura del corpo di Emanuela Orlandi nel territorio dello Stato vaticano". "In ogni caso, le complesse operazioni peritali fissate per il prossimo 11 luglio sono solo la prima fase di una serie di accertamenti già programmati che, dopo l'apertura delle tombe e la repertazione e catalogazione dei resti, porteranno alle perizie per stabilire la datazione dei reperti e per il confronto del Dna".

La mamma di Emanula: "E' un primo atto di verità"

"Sono passati troppi anni nel silenzio", dice Maria Orlandi, la mamma di Emanuela, interpellata dall'Adnkronos. Questo è "un primo atto di verità - sottolinea - La verità: solo Dio sa cosa è successo ma penso che dopo tutto questo tempo non la possiamo più trovare da nessuna parte". Quindi Maria Orlandi si lascia andare ad uno sfogo che deriva da un dolore lungo 36 anni: "Maledetto chi sa la storia e non la dice!".

L'avvocato della famiglia: "Una verifica che va fatta"

"Siamo molto contenti. E' una verifica che va fatta viste le segnalazioni che ci sono giunte su questa tomba", afferma all'Adnkronos l'avvocato Laura Sgrò, legale della famiglia Orlandi, aggiungendo: "Ringrazio il Segretario di Stato Parolin per un atto coraggioso". "Credo sia il momento di levare tanti coni d'ombra che hanno caratterizzato questa vicenda", ha poi aggiunto l'avvocato che sottolinea: "La prudenza è d'obbligo, bisogna fare con animo sereno le dovute verifiche". "Non si può lasciare nulla nel silenzio - conclude - non si può lasciare nulla di intentato: c'è una famiglia che aspetta un congiunto da 36 anni".
 

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