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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Potenza

Scandali e inchieste, per l'Eni la Basilicata è "immacolata"

Mentre la procura di Potenza continua il suo lavoro indagando sulla qualità dell'ambiente tra la Val d'Agri, il Pertusillo e tutt'intorno il grande centro oli di Viggiano, la multinazionale prova a rassicurare la cittadinanza. Ma i lucani non si fidano

Sono giorni decisivi intorno all'indagine della procura di Potenza sugli impianti d'estrazione in Val d'Agri e quello di 'Tempa Rossa': e proprio in queste ore l'Eni ha presentato uno studio indipendente che smentirebbe, nei fatti, le ipotesi accusatorie della procura.

Nella conferenza stampa tenutasi nel capoluogo lucano l'Eni ha fatto presente come "la qualità dell'ambiente, le corrette procedure di reiniezione e lo stato di salute dei dipendenti danno conferma che tutte le operazioni di Eni presso il Centro Olio Val d'Agri sono sempre state svolte nel pieno rispetto della legge". Ma non è tutto: secondo la compagnia petrolifera anche "i dati di monitoraggio ambientale e delle perizie ribadiscono che lo stato di qualità dell'ambiente è ottimo secondo gli standard normativi vigenti". 

Eni ha svolto queste "indagini indipendenti" grazie al lavoro di "esperti internazionali": gli studi sono stati avviati nel 2014 e come sottolineato dai dirigenti, sono stati fatti da un "un gruppo di consulenti di altissimo profilo scientifico per un quadro oggettivo sullo stato di qualità ambientale e sanitario dell'area intorno al centro oli". Tutto questo, però, "non in risposta all'indagine della procura, ma nell'interesse delle persone che vivono in quelle zone”. 

Se da un lato Eni cerca di rassicurare il territorio portando in dono analisi indipendenti che mostrano un ambiente quasi immacolato, l'avvocato Grosso non dimentica di lanciare qualche stoccata ai giudici potentini puntando il dito sull'affidabilità dei consulenti tecnici della procura che hanno effettuato le analisi. 

PETROLIO IN BASILICATA - IL NUOVO PROGETTO DELL'ENI

Una presa di posizione netta di Eni che prova a smontare totalmente le ipotesi di accusa con uno studio che sarebbe iniziato tempo fa (dal 2014) e che solo una coincidenza ha portato alla luce proprio a due giorni dalla decisione sul sequestro e quindi il blocco delle estrazioni. Non una ricerca recente, quindi, che però si sofferma proprio sugli argomenti attuali, quelle acque di 'reiniezione' che separate dal petrolio sarebbero state trattate come rifiuti normali e non speciali: "Le acque analizzate sono risultate tutte nella norma" fa sapere Eni, che nella ricerca ha parlato anche di tumori e impatto ambientale. 

Il territorio tra la Val d'Agri, il Pertusillo e tutt'intorno il grande centro oli sarebbe quindi in condizioni ambientali ottimali, senza traccia di idrocarburi nei terreni se non per un livello normale, pari a zone anche più distanti da Viggiano. In conclusione Eni ha sottolineato come lo studio si sia soffermato anche sulle cartelle cliniche dei propri lavoratori, non trovando alcun legame tra i sei casi di tumore e le estrazioni petrolifere. 

"Un quadro limpido e rassicurante" che verrà ripresentato in tribunale per chiedere lo sblocco e la riapertura dei lavori d'estrazione; per la Basilicata - secondo Eni - le preoccupazioni possono essere accantonate, quindi, in favore di una visione della multinazionale come azienda sempre attenta al territorio e pronta a presentare una nuova immagine di se che, per una buona parte dei lucani, resta un'illusione troppo influenzata da scandali e bugie che da anni periodicamente si riversano sulla piccola Regione del sud. 

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