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Giovedì, 25 Aprile 2024
La condanna / Napoli

Bimbo ucciso di botte dal patrigno, ergastolo anche per la madre: "Passiva davanti alle violenze"

La Corte d'Assise di Appello di Napoli ha confermato la pena massima per Toni Essobti Badre e aggravato quella per Valentina Casa, la mamma del piccolo Giuseppe, deceduto nel gennaio del 2019 a Cardito a causa delle percosse ricevute: "Non è intervenuta per difendere i figli"

Come Toni Essobti Badre, anche Valentina Casa è stata condannata all'ergastolo. La mamma del piccolo Giuseppe Dorice, il bambino di 7 anni massacrato di botte e ucciso a Cardito il 27 gennaio del 2019 dal patrigno, è toccata la stessa condanna ricevuta in primo grado soltanto dall'uomo. Si tratta della sentenza emessa oggi, venerdì 21 ottobre, dalla seconda sezione della Corte di Assise di Appello di Napoli, che ha confermato l'ergastolo per omicidio disposto in primo grado per Tony Essobti Badre, patrigno del bambino, e ha condannato all'ergastolo anche la madre Valentina Casa, che in primo grado era stata invece condannata a 6 anni di reclusione per maltrattamenti.

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(Valentina Casa)

La sera del 27 gennaio 2019, nell'abitazione di Cardito nella quale vivevano la donna e il compagno furono picchiati i due figli di lei, Giuseppe, trovato morto per le percosse subite, e la sorellina, che se la cavò con un ricovero in ospedale e che oggi vive con un'altra famiglia insieme alla terza figlia della donna.

Nella circostanza dell'omicidio del figlio, secondo i giudici della corte d'assise d'appello di Napoli, la donna non ha impedito le violenze né su Giuseppe né sulla sorellina, attardandosi anche a lanciare l'allarme e ad allertare i soccorsi. Il sostituto procuratore nell'arringa finale del 10 giugno rimarcò così il comportamento della madre della vittima: "Valentina avrebbe potuto e assolutamente dovuto, giuridicamente dovuto, evitare quelle conseguenze lesive, fare di tutto per interrompere l'attività criminale e invece ha assistito passivamente a questa terribile, oscena, mattanza dei suoi figli. Avrebbe potuto urlare, poteva frapporsi, assumere lei quella violenza che si scatenava sui suoi figli, avrebbe potuto chiamare la polizia, i vicini, i familiari, urlare, anche soltanto per distogliere quell'essere che fatico a definire umano per interrompere la violenza su due bambini indifesi. Invece ha preferito la vita e l'esistenza dei suoi bimbi al rapporto con Essobti perché il figlio erano d'intralcio. Ed è assurdo che una mamma possa essere indifferente alla sofferenza dei suoi figli".

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