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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Milano

"L'esplosione in piazzale Libia a Milano non è stato un incidente"

Il tubo del gas è stato staccato di netto volontariamente da una mano umana. Così come volontaria dev’essere stata la saturazione della cucina, non avvertita da inquilini o vicini

L'esplosione in una palazzina di piazzale Libia a Milano che risale al 12 settembre scorso non è stata causata da un incidente. Quella che fino a ieri era soltanto un'ipotesi investigativa diventa una possibilità concreta e reale al termine del sopralluogo degli investigatori nell'appartamento saltato in aria che "ha fatto sollevare i piani del palazzo", secondo i testimoni, e poteva provocare una strage. 

"L'esplosione in piazzale Libia a Milano non è stato un incidente"

Repubblica Milano racconta che la dimora al piano terra era abitata dal 29enne Adam Serdiuchenko, chef e barman nei locali del Quadrilatero della Moda, che oggi si trova nel reparto Rianimazione del Niguarda, dove lotta tra la vita e la morte dalla mattina del 12 settembre. Il tubo del gas, spiega il quotidiano, è stato staccato di netto volontariamente da una mano umana. Così come volontaria dev’essere stata la saturazione della cucina, non avvertita da inquilini o vicini, del metano che alle 7 e un quarto  ha terremotato gli infissi dei piani superiori e l’esistenza dei condomini evacuati.

Il sopralluogo ordinato dal pubblico ministero Mauro Clerici, ed eseguito dalla squadra Scientifica della Polizia locale insieme con i Vigili del fuoco, i tecnici di Unireti e i consulenti nominati dalla Procura, non lascia spazio a dubbi. Ed apre due ipotesi: un tentativo di suicidio da parte di Serdiuchenko, che non si è trasformato in strage grazie all’ampio sfogo avuto dalla deflagrazione negli ampissimi spazi di piazzale Libia; o un folle gesto di ripicca o vendetta, architettato da qualcuno che avrebbe trascorso la serata con il 29enne, provando a cancellare le tracce di un suo passaggio con il più devastante dei metodi. C’è un parallelo recente, l’omicidio di “Manuela” Alves Rabacchi da parte del cliente Cristian Losso, lo scorso luglio in via Plana, ma è un’ipotesi che gli investigatori, al momento, ritengono residuale.

L'inquilino dell'appartamento era arrivato in Italia, a Lodi, nel 2009, orfano di entrambi i genitori e “adottato” e aiutato da una coppia di inglesi. Agli amici, negli anni, Adam avrebbe raccontato di aver subito abusi da piccolo, traumi che sarebbero tornati a galla anche di recente. Da tre anni si era trasferito a Milano e da meno di due era andato ad abitare in piazzale Libia. Prima, per tre volte tra l’estate 2017 e l’inverno 2019, le pattuglie di polizia e carabinieri avevano interrotto le liti tra lui e l’ex compagno. Altre volte il ragazzo si era presentato al pronto soccorso del Niguarda con lividi e graffi, senza però denunciare cosa li avessero prodotti. Al momento non c'è nessuna prova che sia lui il responsabile dell'accaduto

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